Ex tirocinanti ministeriali: «contratto scade il 28 febbraio, nella legge di bilancio non é previsto un euro»
I dipendenti 'dimenticati' della Cultura fanno appello a tutti i politici e i parlamentari sensibili alla causa, per richiedere un intervento risolutivo
COSENZA – Si definiscono “i dipendenti dimenticati del Ministero della Cultura LOST” e il richiamo all’acclamata serie TV dei primi anni 2000 che narra le vicende di un piccolo gruppo di disperati su un’isola deserta, dimenticati dal mondo intero, non è casuale. “Li chiamano ormai “ex-tirocinanti ministeriali“, appellativo piuttosto svilente, ma nella realtà sono ormai, da oltre un anno, funzionari di area III F1, assistenti amministrativi e tecnici, assistenti e operatori alla fruizione accoglienza e vigilanza, operatori tecnici, a tutti gli effetti attuali dipendenti del Ministero della Cultura, ma anche della Giustizia e dell’Istruzione”.
“Assunti in 1200 a seguito di concorso pubblico svolto nel 2022, per posti a tempo determinato per 18 mesi, e a regime parziale di 18 ore settimanali, nelle sedi periferiche dei tre Ministeri all’interno delle regioni dell’Obiettivo Europeo “Convergenza” Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, i dipendenti del Ministero della Cultura, in particolare, sono ad oggi circa 350, di cui 280 solo in Calabria”.
“Dalla politica hanno continuamente ricevuto rassicurazioni nel corso di questo ultimo anno, ma ad oggi hanno un’unica certezza: il loro contratto scadrà il 28 febbraio 2025 e nella legge di bilancio in corso di approvazione non é previsto un solo euro per il loro rinnovo o la loro stabilizzazione. In questi mesi hanno ripetutamente fatto sentire la loro voce attraverso le sigle sindacali di appartenenza e chiesto ai vertici del Ministero della Cultura di ascoltare il loro grido di allarme. Hanno prima scritto al Ministro Sangiuliano quando era in carica e poi al Ministro Giuli, ma il Ministero ha fatto sapere che ad oggi non dispone di copertura economica per il loro rinnovo/stabilizzazione, pur mostrandosi sensibile alla causa dei propri dipendenti. Si sono rivolti alla politica locale, che li ha sempre rassicurati in merito, ma che non ha prodotto finora i risultati sperati poiché quei fondi necessari ad oggi non sono previsti in nessun atto normativo”.
“I cosiddetti ex tirocinanti, così chiamati perché molti di loro prima del concorso hanno svolto talora anni di tirocini nella sede in cui sono stati poi assunti a tempo determinato e part-time, sono ad oggi dipendenti completamente inseriti nelle attività degli uffici in cui operano e lo dimostra il fatto che rivestono anche incarichi di responsabilità: si pensi ad esempio ai funzionari con incarichi di RUP, funzionari responsabili del territorio nell’ambito della tutela dei beni culturali, assistenti, tecnici ed operatori destinatari di assegnazioni di servizio funzionali allo svolgimento della corretta azione amministrativa, di tutela e valorizzazione cui gli uffici periferici del Ministero della Cultura sono chiamati”.
“I dipendenti del MiC a tempo determinato prestano peraltro servizio, da ormai 14 mesi, in regioni d’Italia in cui lo stesso Ministero ha avuto da sempre difficoltà a collocare personale, trend confermato anche dalle molteplici rinunce registratesi con i recenti concorsi proprio in alcune di queste regioni, da sempre “meno attrattive” di altre. Per questo motivo i lavoratori attualmente impegnati in queste regioni sono molto spesso costretti a forzate ore di straordinario non retribuito che vanno ben al di là delle 18 ore settimanali previste, data l’enorme mole di doveri cui il Ministero è sottoposto anche all’esito di tutti i progetti PNRR attivi sul territorio e alla forte carenza d’organico, peraltro ben stigmatizzata nel recente Piano Integrato di Attività e Organizzazione 2024-2026, che solo in parte si sta colmando grazie alle nuove assunzioni avvenute da quest’estate in poi a seguito di ulteriori concorsi o scorrimento di graduatorie”.
“Il Ministero, quindi, da un lato assume nuovo personale e, dall’altro, sembra dimenticare quello che già lavora al suo interno che nel corso degli ultimi 14 mesi ha già acquisito skill and expertise nell’ambito delle mansioni svolte. Da qui il paragone fin troppo condivisibile di questi lavoratori con il gruppo di dispersi della serie televisiva LOST: loro dimenticati su un’isola deserta e piena di insidie, questi lavoratori dimenticati dallo stesso sistema per cui oggi prestano servizio con tutta la loro professionalità, disponibilità e dedizione, a cui chiedono a gran voce di non essere abbandonati, ma di essere sostenuti con il giusto riconoscimento per quanto fatto finora, consentendo loro di continuare ad operare nelle file del Ministero della Cultura mediante l’avvio di un giusto processo di stabilizzazione. I dipendenti dimenticati della Cultura fanno quindi appello a tutti i politici e i parlamentari sensibili alla causa, per richiedere un intervento risolutivo che possa consentire la loro salvaguardia con un emendamento alla Legge di Bilancio o con apposito strumento normativo. Per questa ragione si sono già svolte nei giorni scorsi e sono programma nei prossimi giorni diverse iniziative e manifestazioni di piazza per garantire la sopravvivenza dei lavoratori precari del Ministero”.