L’allarme di Coldiretti: in Calabria -60% di extravergine. Invasione di olio straniero e allarme frodi

Blitz degli agricoltori al porto di Civitavecchia per denunciare la concorrenza sleale e l'arrivo in Italia. «L'olio tunisino venduto sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano». Intanto in Calabria produzione di olio extravergine crollata del -60%

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COSENZA – L’arrivo di 65 milioni di litri di olio extra Ue nel 2024 alimenta il rischio di frodi e inganni ai danni dei cittadini e fa crollare i prezzi del vero extravergine italiano. A denunciarlo è la Coldiretti con il blitz degli agricoltori, saliti a duemila con l’arrivo di produttori da altre regioni, per presidiare il porto di Civitavecchia in occasione dell’arrivo di una nave carica di prodotto estero. Una decina di barche con le bandiere gialle sono salpate dallo scalo romano per intercettare i natanti mentre gli olivicoltori guidati dal vicepresidente nazionale della Coldiretti Davide Granieri si sono radunati sulla banchina con cartelli e slogan per chiedere misure immediate.

Un grido di allarme contro la concorrenza sleale, considerata l’alta qualità del prodotto Made in Italy e il fatto che quello straniero finisce spesso per essere venduto come tricolore, sfruttando il prezzo più basso. L’olio tunisino, ad esempio – denuncia Coldiretti –, viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione. A favorire le importazioni dalla Tunisia è anche l’accordo stipulato dalla Ue che prevede l’importazione annuale, nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre, di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, nella cui categoria merceologica sono compresi olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva e olio lampante, senza applicazione di dazi doganali.

L’obiettivo di chi acquista olio straniero è realizzare margini sempre più alti di profitto tramite speculazioni che mettono all’angolo i produttori nazionali e inondano i mercati di prodotto di bassa qualità. Un fenomeno che spinge ulteriormente il pericolo di frodi ai danni dei consumatori, contro i quali si sono peraltro intensificati i controlli delle forze dell’ordine, del Masaf e dell’Icqrf “.

I rischi anche in Calabria seconda regione produttrice di olio

«Il rischio concreto che si sta già verificando in Calabria, seconda regione produttrice di olio la cui produzione quest’anno si è ridotta per varie circostanze di circa il 60% – commenta Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – è che l’immissione di olio extravergine d’oliva a basso costo, spesso di dubbia provenienza e qualità, possa danneggiare gravemente il nostro patrimonio agroalimentare di biodiversità fatto da oltre 100 varietà di olive coltivate dal “Pollino allo Stretto” per un totale di 25 milioni di piante, che insistono sul 24% della Superficie Agricola Utilizzata, e circa 70mila aziende comprese quelle per autoconsumo (dati Istat) oltre 160mila ettari di cui 13mila dichiarati Igp. Una vera e propria ricchezza dalla quale si produce olio extravergine (3 Dop e 1 Igp) oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori. Le preoccupazioni – aggiunge -sono fondate, soprattutto quando si pensa alla qualità e alla sicurezza alimentare. Non possiamo permettere che la concorrenza sleale danneggi il mercato dell’olio d’oliva e le nostre produzioni di alta qualità“.

Coldiretti_Civitavecchia3

A questo proposito, Coldiretti solleva un punto cruciale relativo al Regolamento UE 2020/761, che disciplina l’importazione preferenziale di olio d’oliva dalla Tunisia. «È fondamentale garantire che l’olio importato rispetti gli stessi elevati standard di qualità e sicurezza che caratterizzano l’olio extravergine d’oliva made in Italy. L’assenza di un controllo rigoroso sulla qualità e sulla provenienza dell’olio importato potrebbe compromettere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio la reputazione dell’olio italiano, considerato uno dei migliori al mondo». In risposta a questa situazione, Coldiretti e Unaprol chiedono la creazione di un Registro Telematico Unico europeo, simile al sistema italiano Sian. «Questo strumento – conclude l’organizzazione -, garantirebbe maggiore trasparenza e tracciabilità, permettendo di tutelare i consumatori e valorizzare il prodotto autentico».

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