Malasanità, sovraffollamento, disagio e suicidi: ecco cosa succede nelle carceri calabresi – Mappa

L’associazione Antigone ha visitato nell’ultimo anno quasi tutte le strutture calabresi dove il sovraffollamento in alcuni casi supera la media nazionale del 133%. A Cosenza e Rossano situazioni contrarie al senso di dignità. A Catanzaro il numero più alto di tentati suicidi in Italia

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COSENZA –  Malasanità, disagio e morti dietro le sbarre. Le carceri italiane non avevano mai registrato dati così alti. In un anno 246 decessi, 90 dei quali per suicidio (5 in Calabria). A Catanzaro la casa circondariale di Siano è prima in Italia per numero di tentativi di togliersi la vita tra i detenuti, secondo l’Osservatorio penitenziario del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. Il 2025 non si è aperto con segnali migliori negli istituti di pena calabresi. Nella casa circondariale di Paola, tra il 7 e 8 gennaio, due persone si sono tolte la vita. Un detenuto tunisino 40enne nella notte e al mattino un impiegato amministrativo 48enne residente a Lauria, ma alloggiato nel penitenziario. Per entrambi il decesso sarebbe riconducibile a impiccagione. Il primo nella cella d’isolamento, il secondo nella palestra comune.

La situazione nelle carceri calabresi

In Calabria sono attive 10 case circondariali, 2 case di reclusione (Rossano e Laureana di Borrello), 2 REMS – Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Santa Sofia d’Epiro e Girifalco) e 1 Istituto Penale per i Minorenni – Ipm di Catanzaro. L’associazione Antigone ha visitato nell’ultimo anno quasi tutte le carceri calabresi dove il sovraffollamento in alcuni casi supera la media nazionale del 133%. «Il quadro tracciato è allarmante per la carenza di assistenza sanitaria.» afferma la referente di Antigone Calabria Perla Arianna Allegri. «C’è enorme carenza di medici, rifiutano di lavorare in carcere – spiega Allegri – e chi si trova in prima linea fatica perché deve rispondere dell’assenza degli altri».

Carcere di Paola

La casa circondariale di Paola

Il duplice suicidio detenuto/impiegato del mese scorso nella casa circondariale di Paola segue alla morte del 21enne di Sala Consilina Giuseppe Spolzino avvenuta a giugno 2024. Sono 178 i detenuti presenti a Paola a fronte di una capienza regolamentare di 181 posti, 38 sono stranieri. «In generale a Paola c’è sempre un cattivo clima detentivo che si percepisce durante le visite. L’istituto nel 2024 – afferma Allegri – versava in uno stato di abbandono. Solo gli spazi esterni erano molto curati, puliti e ordinati, con piante, alberi e aiuole. All’interno invece ci sono intonaci scrostati, gravissime infiltrazioni d’acqua, pareti da ritinteggiare e lesioni murarie».

«Ci riferivano che la cura del verde era un’attività molto gradita dalla popolazione ristretta e che gli spazi per l’attività in comune, quindi palestra, biblioteche, aule, sala teatro, erano attrezzati, ben mantenuti e vivibili. Risultavano invece particolarmente tenute male le sezioni che rispecchiavano lo stato generale delle celle che ospitano solo due persone. C’erano 66 persone che lavoravano, 3 che facevano formazione professionale e 74 che studiavano». «In questi giorni – racconta l’avvocato Olesya Dzedzinska – stanno per trasferire un mio assistito dal carcere di Paola ad una clinica per malati terminali di Catanzaro. È un ragazzo ucraino che da sei mesi lamentava problemi respiratori, non riesce più a deglutire e dopo tanta insistenza abbiamo ottenuto una biopsia e che ha rivelato la presenza di un tumore ormai in stato avanzato».

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La casa circondariale di Catanzaro

Un 32enne il 12 dicembre 2024 è stato trovato privo di vita in una cella della casa circondariale di Catanzaro. Era stato arrestato per essere evaso dai domiciliari ai quali era ristretto con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Sul caso la Procura di Catanzaro ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, a seguito di una denuncia presentata dai parenti del detenuto. Un mese prima, il 15 novembre 2024, tra le stesse celle è morto il 28enne siciliano Domenico Lauria invalido al 75%. Un decesso attribuito ufficialmente ad “abuso di sostanze stupefacenti e arresto cardiaco”. La famiglia del giovane detenuto però ha denunciato la presenza sul corpo del ragazzo di tagli, ematomi e ferite, alcune con punti di sutura. Per una malattia curata nell’istituto di pena di Siano un 57enne è morto a gennaio del 2024.

«La casa circondariale di Catanzaro – spiega Allegri – si è trovata diverse volte in grossa difficoltà. È l’unica articolazione per la salute mentale attiva in Calabria e su una popolazione totale di circa 3.000 detenuti è un problema. Si trova in affanno perché è la sola che può contenere soggetti con problematiche psichiatriche. Lavora con 2 psichiatri, 5 psicologi, ma in parte non è usata perché mancano gli operatori. Certo la sezione dedicata non presenta particolari criticità, c’è un’assistenza medica garantita dalle 8:00 alle 20:00, ma forse non basta e si ipotizza il trasferimento fuori regione di detenuti con patologie psichiatriche gravi. Abbiamo però registrato alcuni segnali di miglioramento. È stata approvata la ristrutturazione delle facciate per il triennio a venire, quindi 2025-2027, e sono stati acquistati dei nuovi materassi per le sezioni di alta sicurezza».

«Non è sovraffollato: ospita 628 persone a fronte di una capienza regolamentare di 682 posti. Ci sono 216 persone che lavorano per l’amministrazione penitenziaria, 297 che studiano e 120 con diagnosi psichiatriche gravi. Circa 1/3 dei ristretti fa uso di benzodiazepina, sedativi e ipnotici». Un 40enne ucraino lo scorso anno dopo aver lamentato per mesi uno stato di grave malessere è stato portato in Pronto Soccorso dove lo hanno dimesso con una diagnosi di cefalea. È morto in carcere a distanza di giorni. Ad occuparsi oggi del caso è l’avvocato Giancarlo Liberati il quale chiarisce che è stato riconosciuto il decesso per colpa medica ed è in corso un procedimento civile per risarcimento del danno per malasanità carceraria alla mamma in quanto «si tratta di persone affidate allo Stato che deve sorvegliare sulle problematiche connesse anche alla loro salute fisica e mentale».

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La casa circondariale di Cosenza

Una situazione al limite è stata denunciata da Antigone dopo la visita alla casa circondariale di Cosenza. «Qui e a Rossano – dichiara Allegri – ho trovato delle situazioni contrarie al senso di dignità. Ho visto un 35enne russo in una cella di isolamento svestito, con indosso solo delle mutande e una coperta, steso sul pavimento senza letto, senza brandina, senza cuscino, senza riscaldamenti. La direzione del carcere è molto preoccupata. Ha già segnalato la situazione al magistrato, al DAP e al provveditorato regionale di amministrazione penitenziaria chiedendo il trasferimento fuori regione in quanto nell’articolazione di salute mentale di Catanzaro non c’è posto per accoglierlo».

«È da 2 anni che il mio assistito è in questo limbo, – racconta l’avvocato Olesya Dzedzinska – non è cambiato nulla. L’ho visto pochi giorni fa. Si trova in un evidente completo stato di infermità mentale. Arrestato con altri migranti a Roccella Jonica con l’accusa di essere un presunto scafista era stato tradotto nel carcere di Locri. La mamma mi ha contattata informando che le medicine russe che aveva bisogno di assumere per una patologia di cui soffre da bambino non gliele avevano fatte portare nel penitenziario perché provenienti da un altro Paese. Quando è terminato l’effetto il ragazzo ha perso la cognizione dello spazio e del tempo. Ha tentato di evadere salendo sul tetto, ha provato a suicidarsi, ha cambiato 4 carceri fino ad arrivare a Cosenza più di un anno fa. Se non cambia nulla dovrebbe tornare in libertà il 15 ottobre 2025. Ho comunque presentato istanza di liberazione anticipata. Di queste situazioni ce ne sono tantissime».

«Nella casa circondariale di Cosenza – chiarisce Allegri – non abbiamo registrato un particolare sovraffollamento. Sono presenti 253 persone a fronte di una capienza regolamentare di 220 posti e gli stranieri sono in totale 40. C’è un problema con le finestre dove hanno posizionato un pannello di plexiglass, oltre alle griglie all’esterno delle sbarre. Queste schermature impediscono il ricircolo dell’aria rendendola irrespirabile a facendo raggiungere d’estate i 43 gradi di temperatura all’interno. I ventilatori che hanno acquistato per superare il caldo non bastano. C’è uno psichiatra per 25 ore a settimana e sono attivi diversi corsi scolastici e universitari, con 110 studenti, che funzionano bene. In più ci sono altre attività molto partecipate come la gestione delle serre dell’istituto e laboratori di scrittura».

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La casa di reclusione di Rossano

A Rossano dopo il suicidio di un 34enne egiziano avvenuto il 25 gennaio 2024 l’associazione Antigone nel corso della sua visita ha denunciato la presenza di un uomo in stato di forte disagio. Del caso si è occupata anche la direzione segnalando la situazione al magistrato e chiedendo trasferimento fuori regione perché a Catanzaro nell’articolazione di salute mentale non c’è posto. «È un africano di circa 40 anni in uno stato di evidente fragilità psichica – racconta la referente di Antigone Calabria – che al momento della nostra visita giaceva in una cella di isolamento con una branda senza materasso, in attesa che un’articolazione di salute mentale possa accoglierlo. Il problema della casa di reclusione di Rossano è che non sono presenti particolari attività educative, formative, lavorative, per i detenuti che sono 306 su una capienza regolamentare di 263 posti. Sono molte le persone trasferite da altri istituti che lamentano di non poter più studiare. Le celle sono in buone condizioni, dotate di bagno separato e docce, ma nell’alta sicurezza ospitano fino a 6 detenuti ciascuna e lo spazio vitale diventa davvero minimo».

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La casa circondariale di Locri

Nella casa circondariale di Locri sono presenti 125 persone a fronte di una capienza regolamentare di 85 posti. Ha quindi un sovraffollamento pari al 142%. «Il 27 dicembre è stata fatta la visita a Locri e pare che molte persone siano impegnate in diverse attività. Anche qui però – ammette Allegri – c’è grossa carenza di medici specialisti con conseguenti lunghe attese. Un altro problema importante è che la metà dei detenuti (57) è straniera, ma manca un mediatore linguistico culturale. Ci sono 52 persone che lavorano per l’amministrazione penitenziaria, 6 per datori di lavoro esterni, 25 coinvolte nei corsi di formazione professionale e 30 studiano. Almeno su quello che è il trattamento penitenziario Locri ha delle buone pratiche. C’è anche un detenuto iscritto alla facoltà di Matematica dell’Università di Calabria. I ristretti frequentano corsi di chitarra, pallavolo, calcetto, un laboratorio cristiano e un laboratorio di libri sensoriali dove realizzano libri per non vedenti. In più c’è la redazione di un giornalino. Locri non è mai stato un istituto particolarmente complesso».

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La casa circondariale di Reggio Calabria – Panzera e Arghillà

A Reggio Calabria l’associazione Antigone ha visitato entrambi i plessi: Panzera e Arghillà. «Il carcere di Arghillà – afferma Allegri – è quello che ha numeri alti: 351 persone a fronte di una capienza regolamentare di 294 posti. In questo penitenziario c’è una percezione diffusa di malessere generale dovuta al sovraffollamento e ai problemi relativi all’assistenza sanitaria che vengono lamentati. Ero entrata col medico, però molti ristretti denunciavano di aver chiesto di essere visitati senza ricevere risposte. All’istituto Panzera invece la situazione è un po’ diversa: ci sono 204 persone presenti (34 donne) a fronte di una capienza regolamentare di 180 posti. Nella sezione femminile c’è un corso di ricostruzione unghie, uno di inglese e un laboratorio di sartoria. La criticità maggiore riguarda le condizioni strutturali dell’istituto che è molto vecchio. Il reparto dedicato ai semiliberi è pessimo, senza riscaldamenti, in condizioni un po’ complicate. Per gli uomini vi è assenza di attività di formazione ad eccezione di un cineforum religioso».

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La casa di reclusione di Laureana di Borrello

La casa di reclusione “Luigi Daga” di Laureana di Borrello ospita oggi 43 detenuti (24 sono stranieri) a fronte di una capienza regolamentare di 37 posti. Ha un approccio sperimentale al reinserimento sociale. «È piccolo e sovraffollato, però funziona. Non desta preoccupazioni, – dice la referente di Antigone Calabria – ha moltissime attività e non presenta particolari criticità. Le condizioni della struttura sono tutte buone, le aree ben curate. Hanno dato la possibilità di fare colloqui dalle 9:00 alle 16:00 in uno spazio verde con panche, tavoli, una zona riparata da una tettoia, in più da poco è data la possibilità di trascorrere la giornata con i familiari anche all’interno di una casetta di legno dotata di bagno e area giochi».

«C’è un capannone dedicato alla lavorazione della ceramica dove producono diversi manufatti, un altro adibito a falegnameria e il terzo contiene le serre con le coltivazioni di peperoncini, altri prodotti della terra dai quali si realizzano i barattoli con le conserve. Quando siamo andati noi i detenuti erano 54 e lavoravano tutti. Il carcere di Laureana di Borrello è l’unico istituto calabrese dove possiamo pensare di parlare di rieducazione, in quanto ne vengono date le possibilità». I ritardi nell’assistenza sanitaria però si fanno sentire anche in questa struttura dove pochi anni fa a un ragazzo ucraino, che da tempo lamentava forti dolori e veniva trattato con antidolorifici, hanno diagnosticato un cancro allo stomaco solo una settimana prima della sua morte.

carcere vibo

La casa circondariale di Vibo Valentia

Il 37enne Karim Abderrahim si è impiccato nella cella che condivideva con un altro detenuto il 7 aprile 2024 nel carcere di Vibo Valentia. La casa circondariale ospita 383 persone (56 stranieri) su una capienza di 406. «Ha beneficiato di diverse ristrutturazioni, – racconta Allegri – pur essendo stato ritinteggiato però presenta ancora evidenti infiltrazioni d’acqua. Le attività trattamentali sono varie, 6 educatori e 1 mediatrice linguistica sono stati contrattualizzati, ma mancano 72 agenti rispetto alla pianta organica. Anche a Vibo è stata registrata, come negli altri istituti, la mancata assistenza medica riguardo diverse sofferenze e patologie. C’erano 3 detenuti con disabilità motoria, 8 con diagnosi psichiatrica grave e 200 che fanno uso regolare di sedativi e ipnotici, mentre in 150 assumono stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi. Si tratta di un numero importante che fa riflettere se confrontato con l’elevato volume degli isolamenti disciplinari (142 nel 2024). Sono 68 gli ospiti che lavorano, 2 per datori di lavoro esterni, 10 frequentano corsi di formazione professionale e 159 studiano».

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La casa circondariale di Palmi

Nella casa circondariale di Palmi sono presenti 171 detenuti (13 stranieri) a fronte di una capienza regolamentare di 141 posti. «È un penitenziario che al momento della visita di Antigone – dichiara la referente per la Calabria – aveva un po’ di problemi. La sezione di media sicurezza era inaccettabile, con docce comuni, spazi detentivi piccoli, angusti e in cattivo stato. La struttura è vecchia, distrutta. L’edificio è stato oggetto di interventi di ristrutturazione nelle sezioni di alta sicurezza, che ora finalmente hanno le docce all’interno delle celle. Permangono invece condizioni critiche nelle aree esterne dell’istituto e nella sezione di media sicurezza: muri scrostati, muffa, pavimenti rotti, celle buie. Non erano garantiti i 3 metri quadri per persona e i bagni ristrutturati dispongono di uno sfiatatoio che affaccia direttamente sulle celle anziché sull’esterno, provocando miasmi e muffa sul soffitto. Le finestre sono coperte da reti molto fitte che limitano la visione delle aree circostanti. È un istituto dove si contano diversi provvedimenti di isolamento disciplinare che di fatto danno la fotografia di quello che può essere il clima detentivo».

La casa circondariale di Castrovillari

Nella casa circondariale di Castrovillari attualmente sono presenti 175 persone (44 stranieri e 27 donne) a fronte di una capienza regolamentare di 122 posti. «È sovraffollato nella sezione maschile, – secondo la referente di Antigone Calabria – ma non in quella femminile. Le condizioni delle celle sono accettabili, sia sul piano strutturale sia per quanto riguarda illuminazione e pulizia. Sono però assenti le docce in cella e si notano alcune crepe nelle pareti«.

«Ci sono 44 persone (tra le quali 6 donne) che lavorano, 5 per datori di lavoro esterni, in 114 persone studiano ed è in corso un progetto di pet therapy. La sezione femminile ha qualche crepa, ma è arredata con maggiore cura. Il caldo all’interno d’estate è asfissiante al punto da costringere le detenute a schermare con tessuti le finestre per ripararsi dal sole. Si percepisce una maggiore rassegnazione riguardo la condizione detentiva da parte delle detenute, meno disponibili ad aprirsi e a dialogare con le osservatrici rispetto alla popolazione maschile, che invece è stata più reattiva nel rivendicare bisogni e comunicare carenze, soprattutto dal punto di vista sanitario. Ci sono 10 persone con diagnosi psichiatriche gravi, 30 che fanno uso di sedativi e ipnotici e 10 assumono stabilizzanti dell’umore e antipsicotici».

 

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