Naufragio di Cutro: rinviata l’udienza preliminare per i militari. Gli scafisti chiedono di essere parte civile
Riguardo alla posizione degli scafisti secondo il legale "dovevano essere soccorsi anche loro". I due sono stati già condannati a 16 anni e ad 11 anni di reclusione
CROTONE – E’ stata rinviata l’udienza prelimintare, davanti al Gup di Crotone Elisa Marchetto, a carico dei quattro finanzieri e dei due militari della Guardia Costiera per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per il naufragio del barcone a Steccato di Cutro, la notte del 26 febbraio del 2023, in cui morirono 94 migranti, 35 dei quali minori. Nel naufragio, inoltre, ci furono almeno una decina di dispersi.
Gli imputati sono Giuseppe Grillo, 56 anni, capo turno della sala operativa del Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia; Alberto Lippolis (50), comandante del Roan; Antonino Lopresti (51), ufficiale in comando tattico; Nicolino Vardaro (52), comandante del Gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido (40), ufficiale di ispezione dell’Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma, e Nicola Nania (51), che era in servizio al V Mrsc di Reggio Calabria la notte del naufragio.
Ai sei militari per i quali é stato chiesto il rinvio a giudizio vengono contestati i reati di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo in relazione ad una serie di presunte omissioni legate, in particolare, alla mancata attivazione del Piano Sar, il Piano per la ricerca ed il salvataggio in mare, a causa presumibilmente di uno scambio di informazioni poco trasparente tra Guardia di finanza e Guardia costiera.
Il rinvio per il legittimo impedimento di due difensori
L’udienza è stata rinviata al 12 maggio. Il Gup ha preso atto del legittimo impedimento di due avvocati, Sergio Rotundo e Giuseppe Di Renzo, disponendo il rinvio. Prima di aggiornare l’udienza c’è stata la presentazione della richiesta di costituzione di parte civile da parte di una settantina di familiari delle vittime. Hanno chiesto di costituirsi parte civile, inoltre, un gruppo di parlamentari capeggiati da Ilaria Cucchi, alcune Ong ed il Codacons. Dopo quella fissata per il 12 maggio, sono state fissate altre udienze il 26 maggio ed il 9 giugno, giorno in cui ci dovrebbe essere la conclusione con la decisione del Gup.
Anche i due scafisti chiedono di essere parte civile, difensore: “dovevano essere soccorsi anche loro”
Ci sono anche due scafisti tra quanti hanno chiesto di costituirsi parte civile contro i militari della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Hasab Hussain e Khalid Arslan, entrambi pachistani, sono stati condannati il 10 dicembre scorso dal Tribunale di Crotone, rispettivamente, a 16 anni e ad 11 anni di reclusione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in quanto avrebbero collaborato con i comandanti dell’imbarcazione affondata. Per i due é stata disposta, invece, l’assoluzione dal reato di naufragio colposo.
Per l’avvocato Salvatore Perri “sono persone offese come tutte le altre. Erano anche loro sulla barca nel mare in tempesta – ha aggiunto il penalista – e chi è chiamato a fare i soccorsi deve intervenire per salvare tutti. Inoltre sono stato assolti del reato di naufragio colposo perché, secondo quanto è emerso dal processo, non hanno mai avuto il potere di governare la barca”.
Le ong “i ritardi nei soccorsi sono calcolata negligenza”
Le ong impegnate nel soccorso in mare Emergency, Louise Michel, Mediterranea Saving Humans, Sea-Watch, Sos Humanity e Sos Mediterranee sono pronte a costituirsi parte civile nel processo penale sul naufragio di Cutro. “I ritardi nel lanciare operazioni di soccorso tempestive – secondo le organizzazioni – non sono un incidente, ma una calcolata negligenza. Le autorità italiane hanno sistematicamente ignorato il loro dovere di soccorso e la loro impunità deve finire. Non si deve più permettere che i responsabili, politici compresi, fuggano alla giustizia mentre le persone continuano ad annegare in mare”.
“E’ stato – hanno aggiunto – ampiamente documentato come i ritardi nell’avvio di operazioni di soccorso abbiano portato a tante evitabili stragi. Pertanto, il giudizio non può fermarsi ai funzionari di grado inferiore e ogni decisione, anche quelle delle autorità superiori, deve essere presa in considerazione risalendo la catena di comando”. Le ong “intendono sostenere le famiglie delle vittime, fornire assistenza legale e garantire loro che sia fatta giustizia. Chiedono di porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle persone in movimento e di ripristinare efficaci operazioni di soccorso. L’impegno a sostenere il diritto marittimo internazionale e i diritti umani deve essere alla base di tutte le decisioni politiche”.