Omicidio Maria Chindamo, in aula le intercettazioni «non la troveranno mai»
Frasi che hanno portato gli investigatori ad indagare sul terreno della vittima. Un parente della donna intercettato infatti avrebbe affermato: «c'entra il terreno». Lo ha raccontato in aula il capitano dei carabinieri Alessandro Bui
VIBO VALENTIA – Udienza ieri mattina in Corte d’Assise del processo per la morte di Maria Chindamo, l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello, vittima di lupara bianca, scomparsa dal 6 maggio 2016, il cui corpo non è stato mai ritrovato in quanto, secondo quanto dichiarato da alcuni collaboratori di giustizia, sarebbe stato dato in pasto ai maiali e i resti distrutti con la fresa di un trattore.
A testimoniare ieri, è stato chiamato Alessandro Bui a capo del nucleo investigativo del comando provinciale di Vibo Valentia che ha parlato di un’intercettazione di un parente della donna, avvenuta pochi giorni dopo la sua scomparsa con un interlocutore non identificato: “Potrebbe esserci interessato il terreno”. E’ una delle frasi captate che secondo il capitano Bui dimostrerebbe l’attenzione su terreno davanti al quale la donna è stata rapita e che Maria Chindamo gestiva dopo la scomparsa del marito.
Dall’altra parte l’interlocutore risponde “Non ti muovere non vorrei che poi ti prendi un colpo di pistola”. Un altro momento del colloqui ritenuto rilevante dal punto di vista delle indagini è la frase, pronunciata ancora dal parente dell’imprenditrice che avrebbe affermato “il problema è che quelli se la sono portata in macchina” e poi la risposta dell’interlocutore: “Non la troveranno mai”.
Per l’omicidio la scomparsa della donna, lo ricordiamo è imputato Salvatore Ascone, di 58 anni, accusato di avere collaborato alla pianificazione, organizzazione ed esecuzione dell’omicidio in concorso con l’ex suocero della donna, Vincenzo Punturiero, deceduto, il quale avrebbe commissionato il delitto dopo il suicidio del figlio scaturito, secondo lui, dalla separazione con Maria Chindamo. Una “punizione per la sua libertà“, l’aveva definita il procuratore Gratteri.