Ponte Stretto, respinta class action di 104 cittadini: condannati a pagare oltre 200mila euro

Il loro ricorso è stato rigettato perché non c'è ancora un progetto definitivo. Dovranno pagare le spese di giudizio in favore di Stretto di Messina per circa 240mila euro (più di 2300 a testa)

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ROMA – “Inammissibile”. Lo è, secondo il Tribunale di Roma, la class action di centoquattro cittadini contro la società Stretto di Messina (alla quale si erano aggiunti strada facendo 139 privati – originariamente 140 – a favore dell’opera). La loro richiesta era quella di accertare “la responsabilità della società e il danno ingiusto causato per la violazione del dovere di diligenza, correttezza e buona fede proseguendo nell’attività per la realizzazione del ponte sullo Stretto, nonostante l’opera non abbia alcun reale interesse strategico e non è fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici”. Il loro ricorso è stato rigettato perché non c’è ancora un progetto definitivo. Dovranno pagare le spese di giudizio in favore di Stretto di Messina per circa 240mila euro (più di 2300 a testa) oltre oneri di legge. Quanto ai pro Ponte, il loro intervento è stato dichiarato inammissibile. Quella dei 104 – si legge nella sentenza – è ritenuta un’iniziativa giudiziale “prematura” perché “non solo in assenza di alcun effettivo danno ambientale che si sia iniziato a produrre in conseguenza di una condotta illecita, ma addirittura senza che il pregiudizio all’ambiente sia stato prospettato come imminente”.

Class action Ponte sullo Stretto: si ragiona su un ulteriore ricorso

Interpellata dall’ANSA, l’avvocata Aurora Notarianni – parte del collegio di difesa insieme a Giuseppe Vitarelli, Maria Grazia Fedele e Antonino De Luca – ha spiegato che i legali stanno ora “esaminando la motivazione della sentenza ed i profili che emergono di illogicità ed incongruenza anche sulla condanna alle spese in considerazione della natura del procedimento e della qualità delle parti”. E si ragiona su un ulteriore ricorso. “Mancando ancora un progetto definitivo, non ci sarebbe ‘materia del contendere’ – ha commentato Elio Conti Nibali, membro del comitato ‘Invece del Ponte’ -. Come dire, i ricorrenti sono stati intempestivi. Ben altra cosa della propaganda pontista che sta raccontando che il tribunale avrebbe stroncato i no ponte”.

Matteo Salvini: “Oggi è una sconfitta per i signori del No”

Ma per il vicepremier Matteo Salvini quella di oggi è una “sconfitta per i signori del No”. “Avanti per più sviluppo, lavoro e futuro in Sicilia, Calabria e resto d’Italia con il Ponte sullo Stretto”, ha aggiunto. Quanto all’ad della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha definito la sentenza “un importante risultato”. “Sin dall’inizio eravamo fiduciosi sull’esito avendo rilevato i motivi dell’inammissibilità e con la consapevolezza che l’obiettivo dei ricorrenti fosse unicamente quello di rallentare le procedure in corso e le prossime scadenze del progetto – ha aggiunto – Valutazione che ha trovato riscontro nella sentenza che ha rilevato motivazioni ‘del tutto evanescenti ed ipotetiche in assenza di alcun effettivo danno ambientale’, mancando perfino le prove di residenza dei ricorrenti nei luoghi di costruzione del ponte”.

Wwf: “Condanna priva di alcuna giustificazione e pericolosa”

“Il Tribunale di Roma – Sezione specializzata in materia delle Imprese ha condannato 104 cittadini di Messina a pagare 238.143 euro alla Stretto di Messina SpA per compensi professionali solo per aver presentato un’azione giudiziaria sul Ponte sullo Stretto di Messina. Le sentenze vanno sempre rispettate, ma il WWF Italia, pur non essendo direttamente coinvolto nell’azione portata avanti dai cittadini, non può che giudicare questa condanna priva di alcuna giustificazione e pericolosa”. Lo si legge in una nota dell’associazione.

“Ovviamente – prosegue -, si potrà presentare un reclamo finalizzato alla revisione di questa decisione, ma si tratta di una pagina nera per il diritto italiano perché vengono colpiti semplici cittadini che hanno scelto di esercitare il proprio diritto di accesso alla giustizia. Mentre nel resto del mondo, sulla base di convenzioni internazionali a cui anche l’Italia aderisce, si incoraggia l’attivazione dei cittadini, singoli o organizzati in associazioni, in Italia si intende reprimere questo diritto?”. “Con l’inasprimento selettivo delle pene per chi protesta in difesa dei beni ambientali e con il Ddl Sicurezza in discussione, si sta già vivendo un tentativo di limitare gli ambiti del diritto di manifestare, non vorremmo che ora si voglia restringere anche l’accesso alla giustizia attraverso condanne al pagamento di somme totalmente ingiustificate, oltretutto a soggetti che già sono costati centinaia di milioni di euro di tasse degli italiani”, conclude il Wwf.

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