Procreazione Medicalmente Assistita: tra LEA, attese e carenza di specialisti
Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono trattamenti sempre più richiesti in Italia, in risposta alla crescente difficoltà di molte coppie di concepire naturalmente
COSENZA – Sebbene il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) abbia previsto l’inclusione di questi trattamenti nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), la situazione attuale solleva numerose perplessità, sia per la lunghezza delle liste d’attesa che per la carente disponibilità di risorse e specialisti nel settore. La gestione di questi trattamenti, infatti, solleva interrogativi non solo sul numero di fondi pubblici stanziati, ma anche sulle problematiche legate alla formazione degli specialisti,in particolare degli embriologi, che giocano un ruolo cruciale nel successo della fecondazione assistita. A fare un quadro della situazione è il dott. Davide Uva, embriologo clinico e seminologo e biologo nutrizionista.
Il Sistema dei LEA e la Fecondazione Assistita
“I LEA, che definiscono le prestazioni sanitarie garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, sono stati aggiornati per includere, tra le prestazioni obbligatorie, anche i trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA). In teoria, le coppie che necessitano di trattamenti di fecondazione in vitro (FIV) o inseminazione artificiale dovrebbero poter accedere gratuitamente a questi servizi, ma nella pratica la situazione è tutt’altro che semplice”.
“Nonostante la copertura dei LEA – spiega il dott. Uva – i fondi destinati alla PMA non sono sufficienti a garantire un accesso tempestivo e equilibrato ai trattamenti per tutte le coppie che ne hanno bisogno. Le liste d’attesa sono spesso lunghe, con tempi che possono arrivare a diversi mesi e, in alcuni casi, addirittura anni. Questo significa che molte coppie, che spesso si trovano in una condizione di urgenza emotiva e fisica, sono costrette a dover aspettare troppo a lungo per accedere a trattamenti che potrebbero risultare determinanti per la loro possibilità di diventare genitori. Tenendo presente che esiste anche un limite di età”.
“Inoltre, la disparità geografica nell’accesso ai trattamenti PMA è un altro problema. Le regioni del nord Italia, ad esempio, tendono ad avere più risorse e strutture sanitarie specializzate, mentre il sud faticano a garantire una rete adeguata di centri per la fecondazione assistita, con il rischio di esclusione sociale per chi vive in queste aree”.
La Carenza di Fondi e Risorse
Secondo il dott. Uva “il problema principale che affligge il sistema della procreazione medicalmente assistita in Italia è la scarsa allocazione di fondi pubblici. Sebbene la PMA sia stata inclusa nei LEA, i soldi messi a disposizione dallo Stato non sono sufficienti per coprire le esigenze di tutte le coppie che necessitano di questi trattamenti. Secondo le stime, il costo medio di un ciclo di fecondazione in vitro si aggira intorno ai 5.000-7.000 euro. Sebbene il SSN copra una parte dei trattamenti, la copertura totale è limitata e, in molti casi, le coppie sono costrette a sostenere una parte consistente delle spese di tasca propria”.
“Il finanziamento statale per la PMA è, dunque, insufficiente per garantire un servizio efficace e tempestivo. La situazione è ulteriormente complicata dalla scarsità di personale sanitario specializzato in fecondazione assistita, come gli embriologi, che rivestono un ruolo fondamentale nell’analisi e selezione degli embrioni, nonché nella gestione e conservazione degli stessi”.
La Crisi degli Embriologi e la Formazione
“Un altro nodo cruciale riguarda la formazione e l’accesso al concorso pubblico per gli specialisti nel settore della procreazione assistita, in particolare gli embriologi. Gli embriologi sono professionisti altamente specializzati che si occupano del trattamento degli ovociti e degli spermatozoi, degli embrioni e del loro monitoraggio. La loro competenza è decisiva per il successo dei trattamenti di fecondazione in vitro. Tuttavia, la professione di embriologo non ha ancora una regolamentazione uniforme in Italia, e gli embriologi non possono accedere ai concorsi pubblici per lavorare nel sistema sanitario nazionale”.
“La questione della fecondazione assistita e dei LEA in Italia è tutt’altro che risolta. Se da un lato l’inclusione della PMA nei LEA rappresenta un passo importante, dall’altro la mancanza di fondi adeguati, i tempi di attesa lunghi e la carenza di specialisti rischiano di compromettere l’efficacia del sistema. È necessario un intervento urgente da parte delle istituzioni, con l’allocazione di risorse sufficienti e una riforma della formazione degli specialisti, in particolare degli embriologi, per garantire che tutte le coppie abbiano accesso tempestivo e di qualità ai trattamenti di fecondazione assistita.
Inoltre, la regolamentazione degli embriologi dovrebbe essere affrontata con urgenza, affinché questi professionisti possano accedere al concorso pubblico e lavorare in strutture pubbliche, contribuendo così a una maggiore efficacia dei trattamenti.
In conclusione, la procreazione medicalmente assistita è un diritto che va garantito a tutte le coppie che ne hanno bisogno, ma affinché ciò accada, è necessario che il Sistema Sanitario Nazionale prenda sul serio le sfide finanziarie e professionali che la PMA comporta. Solo con investimenti mirati e un rafforzamento della formazione specialistica – conclude – sarà possibile rispondere in maniera adeguata alla crescente domanda dei trattamenti riducendo le attese e garantendo pari opportunità per tutte le coppie”.