MILANO – La cocaina importata dal Sudamerica attraverso navi container per un valore superiore a 27 milioni di euro: è questo il fulcro dell’indagine che ha portato la Guardia di Finanza del Comando Provinciale Milano e il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata ad eseguire 28 misure cautelari, di cui 25 in carcere e 3 ai domiciliari, nei confronti di persone “appartenenti ad un’associazione criminale armata composta” da soggetti legati “alla ’ndrangheta della Locride, il clan dei Barbaro”, e che, come ricostruito dagli investigatori, “a vario titolo e con il supporto di soggetti inseriti in ambienti della criminalità albanese, hanno promosso, diretto, finanziato, organizzato e realizzato traffici internazionali” di droga.
Il ruolo del ‘cambista’ cinese e il sistema “fei eh ’ien”
Tra i destinatari dell’ordinanza figura anche un cittadino cinese, indagato per riciclaggio. Il procuratore di Milano Marcello Viola, ha spiegato che l’uomo, “nella sua qualità di cambista, ha permesso all’organizzazione criminale di effettuare il pagamento di partite di stupefacente tramite il sistema di compensazione/trasferimento informale di valore noto come ‘fei eh ’ien’”.
Criminalità calabrese, lombarda e campana
L’inchiesta della Dda di Milano, condotta dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria, ha consentito di “disvelare una triangolazione di accordi tra esponenti della criminalità organizzata calabrese, lombarda e campana volta a favorire l’importazione dal Sud America di grandi quantitativi di stupefacente”. È stata individuata una “rete criminale” con base in Lombardia e ramificazioni in Germania, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito, Colombia e Brasile, che – mediante “sofisticati apparati di messaggistica criptata” – aveva stabilito “diretti contatti con broker albanesi e con fornitori di cocaina dal Sud America”.
Il metodo “rip-off”: la cocaina nascosta nei container
La droga giungeva in Europa attraverso i porti di Livorno, Rotterdam, Gioia Tauro e Le Havre, sfruttando la tecnica del cosiddetto “rip-off (gacho eiego)”, con cui i narcos “inseriscono stupefacente all’interno dei container utilizzati per i trasporti commerciali leciti via mare”. Un sistema consolidato che permetteva di far arrivare in Italia enormi quantitativi di cocaina senza interferire con le tratte legali del traffico merci.
Il procuratore Viola sottolinea che “di significativa importanza per la riuscita dell’indagine è stata anche la collaborazione con Eurojust ed Europol per l’acquisizione, attraverso numerosi Ordini Europei di Indagine, di conversazioni di messaggistica crittografata”. Grazie a questa cooperazione internazionale è stato possibile “identificare compiutamente i componenti del sodalizio, il cui vertice, appartenente alla ‘famiglia Barbaro’ di Platì (Reggio Calabria), era in contatto con broker di caratura internazionale di origine albanese”.
Oltre 3,5 tonnellate di cocaina importate, 400 kg sequestrati
L’indagine ha consentito di ricostruire importazioni di oltre 3,5 tonnellate di cocaina, di cui oltre 400 kg sequestrati in Italia e all’estero dalle forze dell’ordine. Un flusso che conferma la capacità del gruppo criminale di operare su più rotte e mercati simultaneamente. Sono in corso perquisizioni nelle province di Milano, Pavia, Bergamo, Parma, Imperia, Como, Roma, Taranto e Reggio Calabria, “con l’ausilio di unità cinofile cash dog e antidroga della Guardia di Finanza”, per recuperare ulteriori prove e tracce logistiche dei traffici.
