Calabria
Ex suora calabrese racconta in un libro gli abusi di un sacerdote di Polistena. La condanna della Diocesi
PALMI – “Mi svelo” è il libro di esordio di Siria Scarfò, ex suora calabrese che, dopo anni di silenzio, ha deciso di raccontare la sua storia di sofferenza e rinascita. Nato da un profondo bisogno di dare voce al proprio vissuto, il libro affronta temi dolorosi come gli abusi sessuali e psicologici subiti durante l’infanzia e la giovinezza, la solitudine della depressione e la scoperta della propria identità sessuale in un contesto religioso che ha spesso ostacolato l’autenticità e l’amore. Una narrazione di riscatto, il racconto di un cammino intriso di dolore, ma anche di forza e speranza, un invito a non arrendersi e a credere nella possibilità di un futuro migliore. Oggi, Siria è una fotografa e videomaker a Lamezia Terme e ha scelto di donare i proventi del libro in beneficenza, come segno di speranza e solidarietà verso chi vive situazioni simili alla sua. “Mi svelo” non è solo una testimonianza personale, ma anche un messaggio di coraggio e resilienza, un invito a non restare nel silenzio e nel buio ma a cercare la luce.
Gli abusi e la condanna della Diocesi di Oppido – Palmi
Dalle pagine del libro di Siria Scarfò, emerge che lei, ed un altra persona, sono stati oggetto, anni fa, durante la loro adolescenza, di violenze da parte di un sacerdote diocesano in una parrocchia di Polistena.
In merito la Diocesi di Oppido – Palmi, nella persona del vescovo mons. Giuseppe Alberti, precisa “il sacerdote adesso ha 80 anni e non è più parroco”. Poi esprime dura condanna: “in queste settimane sono emerse notizie riguardanti presunti abusi compiuti in passato da un sacerdote operante nella nostra Diocesi. Si tratterebbe di fatti risalenti a molti anni fa, che, se confermati, suscitano in tutti noi profondo turbamento e rinnovata responsabilità”.
“Fatti – prosegue il vescovo – che, se verranno accertati come veri, ci sconvolgono e che condanniamo senza timore alcuno. Con spirito di giustizia e verità, la Diocesi auspica che gli eventuali responsabili vengano chiamati a rispondere attraverso i percorsi previsti dalla legge e che, anche a distanza di tempo, sia possibile far emergere ogni elemento utile a ricostruire quanto accaduto. E, mentre ci auguriamo che su quei fatti venga fatta denuncia alle forze dell’ordine perché accertino la verità, nonostante il tempo trascorso, il nostro pensiero non può non andare a coloro che quelle violenze avrebbero subito e che hanno cambiato la loro esistenza”.
“La Chiesa Diocesana – afferma mons. Alberti – vive queste situazioni come una profonda ferita, che interpella la coscienza e la responsabilità di tutti, e che ci richiama a un rinnovato impegno per la trasparenza e la tutela dei più fragili. Fatti che, come Chiesa Diocesana, ci addolorano e ci inducono alla preghiera profonda e misericordiosa nella vicinanza alle vittime con la speranza che fatti del genere non accadano mai più. Come Chiesa viviamo queste denunce come una ferita aperta che ci inducono ad andare fino in fondo anche attraverso verifiche interne, che verranno effettuate con la massima severità perché vogliamo che la Chiesa sia un luogo sicuro, soprattutto per i bambini, i giovani e le persone vulnerabili”.
“La nostra Diocesi – prosegue il presule – ha già cominciato a investire sulla tutela dei minori e le persone vulnerabili, avviando con convinzione un’attività formativa, di prevenzione e di vigilanza, nella consapevolezza che l’efficacia delle linee guida avviate dalla Cei passa inevitabilmente attraverso un lavoro capillare di accompagnamento di chi ha responsabilità educative all’interno dei nostri gruppi e comunità cristiane. L’auspicio è che cresca sempre di più nei nostri ambienti ecclesiali una cultura del rispetto e della salvaguardia dell’infanzia e del variegato mondo della vulnerabilità”. La Diocesi, infine, conferma la propria disponibilità alla collaborazione.



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