Italia
Femminicidi, 60 vittime nei primi 8 mesi del 2025. Roccella «ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo»
A Roma, durante l’incontro dedicato alla lotta ai femminicidi, la ministra Roccella esclude una correlazione tra educazione sessuale scolastica e calo delle violenze. Nordio ha richiamato invece il “retaggio millenario” del dominio maschile: “Nel codice genetico del maschio c’è ancora resistenza alla parità”
ROMA – In Italia ogni 3,8 giorni viene commesso un femminicidio, e nei primi 8 mesi del 2025 si contano già oltre 60 vittime. E c’è il Calendario Rosso a ricordare, nero su “rosso”, i numeri spaventosi che vedono una donna ogni tre giorni, uccisa, spesso in casa. E’ chiaro dunque che la lotta al femminicidio non può essere affrontata come emergenza episodica, ma come questione strutturale che chiama in causa l’intera società. E oggi, 25 novembre, nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale contro la violenza di genere, torniamo anche sul messaggio emerso nei giorni scorsi a Roma, durante l’incontro dedicato alla lotta contro gli omicidi di donne.
La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella ha escluso una correlazione tra educazione sessuale e calo delle violenze, ed il ministro Nordio ha parlato invece, del “retaggio millenario” della superiorità maschile. Nel corso della conferenza internazionale, la ministra ha messo in discussione l’idea che l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole possa rappresentare, di per sé, uno strumento determinante nel contrasto alla violenza di genere. E lo ha fatto citando il caso della Svezia: “Paese con una lunga tradizione in materia ma con tassi di violenza e femminicidi non inferiori rispetto ad altre realtà europee”.
“Dobbiamo capire quali strumenti funzionano davvero” ha dichiarato la ministra ricordando che in Italia si registra “una piccola diminuzione” dei casi, segnale che, secondo lei, confermerebbe la direzione intrapresa dal governo: “Ogni donna che viene uccisa è troppo, ma bisogna anche fare l’inverso. Ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo. Questa diminuzione indica che la strada è quella giusta”.
Una lettura storico-antropologica delle radici della violenza maschile è arrivata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha richiamato la lunga storia di dominio maschile come fattore culturale ancora profondamente radicato. Secondo Nordio, la maggiore forza fisica dell’uomo nei primordi avrebbe generato una sedimentazione culturale difficilmente eliminabile: “Questo criterio di superiorità ha fondato il maschilismo. Nel codice genetico del maschio rimane una resistenza alla parità”. Per il ministro, l’azione deve essere multilivello: norme, repressione, prevenzione ed educazione. “Dobbiamo rimuovere questa sedimentazione millenaria di superiorità che continua a tradursi in atti di violenza”.



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