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Giovane di Amantea morì schiacciato da un trattore, a giudizio il datore di lavoro

Tribunale-Lamezia-Terme

NOCERA TERINESE (CZ) – Gianluca Falsetti morì ad ottobre 2020 dopo essere rimasto schiacciato da un trattore. L’incidente a Nocera Terinese ed ora, il suo datore di lavoro, è stato rinviato a giudizio. Nei giorni successivi alla tragedia, era emerso che la vittima, dipendente di un’azienda agricola rimase uccisa dalle ganasce dello “scuotitore”, l’attrezzo agricolo attaccato al trattore che il figlio minorenne del titolare dell’azienda stava manovrando.

Per questi motivi e a seguito delle risultanze emerse in fase di indagine, è stato rinviato a giudizio R.R., il 48enne titolare dell’azienda agricola e datore di lavoro di Gianluca Falsetti, con l’accusa di omicidio colposo legata alla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro.

Il dibattimento si è aperto oggi con l’audizione dei primi 3 testi del pubblico ministero. Nei confronti del figlio del titolare, all’epoca dei fatti minorenne, sta procedendo la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Catanzaro. La mamma e il fratello di Gianluca Falsetti, invece, si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di infortuni sul lavoro, costituendosi parte civile con l’avvocato fiduciario di Giesse.

Quel giorno si parlò di un malore

“La famiglia è ancora molto scossa per quanto accaduto – spiega Giuseppe Vacca, per conto della famiglia – Oltre all’immenso dolore per la perdita di un figlio e di un fratello di soli 29 anni, che viveva ad Amantea insieme alla sua famiglia, quel giorno si aggiunse anche una ricostruzione errata dell’incidente. Si parlò di un malore, di un investimento con il trattore, di lavori su terreni di proprietà della vittima”.

“Qualcuno raccontò che Falsetti era stato trovato a terra, accanto al trattore e da solo, quasi a volergli addossare l’intera colpa di quanto accaduto – precisa Vacca, – Sappiamo, invece, che i fatti andarono diversamente, che il corpo della vittima e il mezzo stesso furono spostati dal luogo dell’infortunio, e che alla guida di quel trattore c’era un ragazzo di nemmeno 18 anni”.

L’incidente avvenne il 14 ottobre 2020. Il trattore- secondo il capo di imputazione – si trovava in un locale tettoia dell’azienda inidoneo “in quanto adibito a deposito di legna da ardere e di attrezzi in disuso” “particolarmente stretto e inadatto per il montaggio di dispositivi meccanici” come spiega Giesse.

Dopo aver agganciato lo “scuotitore” al trattore, il figlio del titolare accese il mezzo agricolo. “Ma – si legge nell’imputazione – privo di esperienza e di specifico titolo abilitativo, azionava la chiusura delle due ganasce della pinza” che si chiusero intorno al bacino del 29enne causandogli ferite gravissime che lo portarono alla morte. Non fu facile, tuttavia, capire cosa fosse successo: “L’analisi di tale dinamica – ha scritto il consulente tecnico della Procura, l’ingegner Roberto Arcadia ricorda Giesse Risarcimenti – è da ricercare nelle modalità con cui si stava procedendo al montaggio dell’attrezzatura sul trattore agricolo, atteso che il trattore e l’attrezzatura sono stati spostati e rimossi dalle posizioni in cui è avvenuto l’infortunio”.

La consulenza medico legale, affidata al professor Giulio Di Mizio, ricorda Giesse risarcimenti chiarì “che le lesioni riportate da Falsetti sono compatibili “con adeguata attendibilità scientifica, alla posizione dello stesso tra le due braccia gommose dello scuotitore, e con la coscia sinistra posta, in una determinata fase, a contatto con il binario inferiore delle guide in metallo” e non ascrivibili, quindi, a sormontamento di pneumatico

Tra le violazioni che la Procura ha contestato al datore di lavoro R.R. emergono: “l’aver consentito al figlio, minorenne e dunque non legato da alcun rapporto lavorativo all’azienda agricola paterna di accedere alle aree aziendali e di partecipare alle operazioni di montaggio di pezzi e attrezzature; non aver preso misure adeguate affinché soltanto i lavoratori che avevano ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedessero alle zona ce li esponevano ad un rischio grave e specifico”.

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