L’ex centrale Enel di Rossano verso la dismissione. Uiltec: “E il lavoro?”

Il sindacato contro la Regione Calabria: "lo smantellamento avviene nel silenzio dopo che sono stati dati ad Enel 15 milioni dal PNRR. Che fine hanno fatto quei soldi?"

CORIGLIANO ROSSANO (CS) – “Ancora pochi mesi, poco più di un anno, e uno dei simboli di Rossano, ancora prima che della neonata Corigliano-Rossano, sparirà. E con esso tutto quello che ha rappresentato. Le ciminiere dell’ex Centrale Enel di Rossano, dopo oltre 50 anni di imponente presenza, diventeranno solo un ricordo“. Lo dichiarano in una nota Vincenzo Celi, segretario generale Uiltec Calabria e Marco Pacenza, segretario regionale Uiltec con delega al territorio.

Le ciminiere hanno rappresentato, innanzitutto, la presenza di quello Stato Italiano che nei primi anni ’70 aveva deciso di dare risposte ad un territorio, quello Meridionale, ed ancora di più quello Calabrese che gridava il bisogno di attenzione. In soli pochi anni, quelle vistosissime, riconoscibili anche a chilometri di distanza, torri sono diventate simbolo di riscatto: sociale, economico, occupazionale, infrastrutturale. Grazie alle due torri, Rossano e tutta la Sibaritide hanno vissuto un periodo florido. La storia legata alle ciminiere, e ad esse quella della Centrale di Produzione, non è stata tutta rosa e fiori. Sono state anche il simbolo di battaglie sociali, scontri. Quelle di un territorio che aveva una ragione per lottare per il proprio presente ma, soprattutto, per il proprio futuro.
Rispetto a quello che rappresenterà l’abbattimento delle torri, non possiamo rimanere in silenzio. Quel silenzio che ha trovato terreno fertile nell’incapacità della politica di Governo, espressione del territorio, di chiedere risposte ad Enel. Nel silenzio assordante della Regione Calabria che all’Enel aveva garantito circa 15 milioni di Euro di fondi PNRR per il progetto di produzione di Idrogeno Verde attraverso un bando pubblico. Soldi pubblici che non sappiamo che fine faranno o abbiano fatto.

“Quale progetto per l’area? Pretendiamo lavoro e ambiente”

“Non possiamo tacere – conclude il sindacato – e richiamiamo alla responsabilità, dunque, chi consente ad Enel di scappare. Quale progetto sarà sviluppato in contrada Cutura? Quanta occupazione diretta svilupperà? Quanta occupazione indiretta? Quali nuove professionalità richiederà per il territorio? Quali nuove opportunità di sviluppo sarà capace di generare? Come riuscirà ad identificarsi ancora come simbolo di riscatto e crescita nel futuro energetico che attraversa la nostra terra? Quale ruolo giocherà Enel in Calabria nel nuovo assetto produttivo, dopo la rilevante presenza storica? A tutte queste domande, gradiremmo delle  risposte. Da Enel ma non solo. Vorremmo sapere come rigenerare quel tessuto occupazionale che ha contribuito a far grande un intero territorio. E vorremmo anche che si uscisse dalla logica secondo cui il nostro futuro sia condizionato dalla perenne scelta tra ambiente e lavoro. Noi pretendiamo lavoro e ambiente, insieme, nel pieno rispetto della ecosostenibilità e della ecocompatibilità che le leggi e le politiche Europee ci dettano. Temiamo che, insieme alle ciminiere, si voglia cancellare il futuro e la possibilità per le nuove generazioni e il territorio di creare massa critica e mobilitazione sociale”.

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