Tragedia a Trebisacce, colto da infarto muore. Tavernise: “Soccorso dopo due ore”
La denuncia del consigliere regionale che ha interrogato Occhiuto: "L'uomo di 62 anni è andato in arresto cardiaco durante il tragitto in ambulanza verso l'eliporto"
CORIGLIANO-ROSSANO – Ho presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta regionale e Commissario ad acta della sanità in Calabria, Roberto Occhiuto, per chiedere chiarimenti e azioni concrete sul grave episodio verificatosi a Trebisacce il 27 gennaio 2025, che ha portato alla tragica morte di un uomo di 62 anni colpito da infarto”. Lo scrive in una nota il consigliere regionale del M5S Davide Tavernise.
“L’uomo, dopo aver accusato un malore sul posto di lavoro, è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale “Guido Chidichimo”. Nonostante il personale sanitario abbia immediatamente allertato la Centrale Operativa del 118 e predisposto il trasferimento d’urgenza all’ospedale di Castrovillari, l’elisoccorso è arrivato con circa due ore di ritardo, essendo già impegnato in un altro intervento nell’alto Jonio cosentino. Purtroppo, durante il tragitto in ambulanza verso l’eliporto, il paziente è andato in arresto cardiaco e, nonostante i disperati tentativi di rianimazione, è deceduto prima di poter essere trasferito. Questa tragedia evidenzia ancora una volta le gravi carenze del sistema di emergenza-urgenza nel nostro territorio e la necessità di un intervento immediato per garantire soccorsi tempestivi ed efficienti.
Non possiamo permettere che ritardi di questo tipo diventino la norma, – chiosa Tavernise – mettendo a rischio la vita di chi si trova in situazioni di emergenza. Il concetto di “golden hour” in ambito cardiologico è ben noto: il trattamento entro i primi 60 minuti è cruciale per la sopravvivenza del paziente. Tuttavia, la mancanza di un’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC) presso l’ospedale di Trebisacce ha reso necessario il trasferimento, ritardando un intervento che avrebbe potuto salvargli la vita.
Non si tratta di un caso isolato. Il 4 gennaio scorso, a San Giovanni in Fiore, un altro uomo, S.C., 48 anni, sposato e con due figli, è deceduto a causa di gravi ritardi nei soccorsi. Episodi come questi pongono interrogativi ineludibili sulla capacità del sistema sanitario calabrese di garantire il diritto alla salute dei cittadini, soprattutto nelle aree più disagiate.
“Potenziare emergenza-urgenza nell’alto Jonio Cosentino”
Per questo motivo, ho interrogato il Presidente della Regione per sapere se intende assumere tutte le iniziative necessarie e urgenti per potenziare la rete di emergenza-urgenza nell’alto Jonio cosentino, con particolare riferimento all’ospedale “Chidichimo” di Trebisacce. È bene ricordare che la sentenza n. 87 del 2020 ribadì l’obbligo di riaprire l’ospedale “Chidichimo” come ospedale di base, con l’obiettivo di ripristinare i servizi sanitari essenziali per la popolazione dell’alto Jonio cosentino, e sottolineò che il Commissario ad acta disponeva di tutti i poteri necessari per reperire le risorse finanziarie e adottare i provvedimenti necessari per l’esecuzione del giudicato. Solo recentemente, però, sono stati compiuti passi significativi verso la riapertura dell’ospedale di Trebisacce, riconoscendone l’importanza come presidio “di frontiera” che serve un’area vasta e con collegamenti difficili e che può fermare l’emorragia di risorse economiche causata dalla mobilità passiva.
L’attivazione di un’UTIC presso l’ospedale “Chidichimo” e l’istituzione di una U.O. di Cardiologia, annessa al Reparto di Medicina Generale recentemente riattivato, dopo 14 anni, consentirebbe una gestione più rapida e qualificata delle emergenze cardiologiche, riducendo la necessità di trasferimenti rischiosi. La salute dei cittadini deve essere una priorità assoluta, e la Regione ha il dovere di garantire servizi sanitari efficienti e accessibili a tutti. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi e tragedie evitabili. Chiedo alla Giunta regionale di assumersi la responsabilità di intervenire concretamente, affinché episodi come quelli di Trebisacce e San Giovanni in Fiore non si ripetano mai più.