Tragedia nel carcere di Rossano: detenuto si impicca con un lenzuolo
A riferire dell'accaduto Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Ciccone, segretario regionale
CORIGLIANO ROSSANO (CS) – Un detenuto si è suicidato nel carcere di Rossano. L’uomo, un 35enne, di origine egiziana, avrebbe finito di scontare la pena l’anno prossimo. A riferirlo il sindacato della Polizia penitenziaria Sappe, si è impiccato all’interno della stanza utilizzando un rudimentale cappio, ricavato probabilmente dalle lenzuola.
“Ricordiamo che ogni anno – affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Ciccone, segretario regionale – la polizia penitenziaria salva la vita a circa 1700 detenuti che tentano di suicidarsi. Questa volta, purtroppo, nonostante l’immediato intervento e ogni utile iniziativa per rianimare l’uomo non è stato possibile strapparlo alla morte”.
Morti nelle carceri, Antigone: “una ecatombe”
“Nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti nelle carceri italiane di cui ben 11 per suicidio. Le ultime due morti per suicidio risalgono a ieri. Ciò significa che se questo ritmo tragico e mortale dovesse mai proseguire alla fine dell’anno avremmo un numero impressionante di morti e suicidi. Si tratta di numeri che proiettati nella società libera farebbero accapponare la pelle e urlare all’allarme. E come se in una cittadina di 60 mila abitanti si togliessero la vita 11 persone, una dopo l’altra, in sequenza. Probabilmente sarebbe istituita una commissione parlamentare di inchiesta”.
A richiamare l’attenzione sulle morti in carcere è l’associazione Antigone. “Una ecatombe drammatica rispetto alla quale – afferma il presidente Patrizio Gonnella,– deve esservi l’obbligo morale e politico di intervenire, dare una scossa umanitaria al sistema penitenziario italiano. Chiediamo ai giornali, ai media, a tutta la stampa di occuparsi del carcere, dei suoi problemi, della vita dentro. Di favorire una narrazione che metta al centro i diritti umani. Nella solitudine e nel silenzio è più probabile che si consumino tragedie. Ogni suicidio è certamente un atto individuale che non va generalizzato. Quando però i numeri sono così impressionanti allora bisogna andare alla ricerca di cause di sistema”.
Oggi nelle carceri , segnala ancora Gonnella, “si respira un’aria di chiusura. E’ capitato, ad esempio nel Lazio, che durante le vacanze di Natale si siano frapposti ostacoli al tradizionale pranzo di Natale per i detenuti più bisognosi. Vanno creati ponti con l’esterno, non erti altri muri. Il carcere va riempito di vita. Vanno moltiplicate le telefonate, le videochiamate, oggi invece concesse in modo minimo. Una telefonata a una persona cara, in un momento di disperazione, può salvare la vita. Va gratificato lo staff, avamposto democratico e di umanità. Vanno decuplicate le attività culturali, di scuola, sportive, teatrali che invece oggi si stanno ridimensionando. Chiediamo anche al Parlamento di dedicare ai morti suicidi in carcere uno spazio pubblico di riflessione pacata e critica, a partire da quanto è accaduto in questi primi tragici 25 giorni del 2024″