Turismo, in Calabria il solo balneare non regge. Anzi causa cementificazione e perdita di storia
Un modello turistico fallimentare che da decenni imperversa nei territori di una regione che stenta a risalire classifiche negative
CARIATI (CS) – In Calabria il 64% dei flussi turistici si concentra tra luglio ed agosto. Tra il 2019 ed il 2020 hanno cessato l’attività ben 719 aziende turistiche. I contratti sono prevalentemente part-time e le retribuzioni sono sotto la media nazionale. Sono, questi, solo alcuni dei numeri documentati nelle pagine del volume PERCHÉ LA CALABRIA NON DOVREBBE CAMPARE SOLO DI TURISMO di Franco Capalbo, al centro del dibattito che si è tenuto venerdì 27 dicembre al Museo Civico del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni (MuMAM), nella cittadella fortificata bizantina di Cariati.
Ma quale vocazione turistica?
Si parla tanto di vocazione, ma non si sfrutta efficacemente
. Il solo turismo balneare non basta. Anzi. Causa la cementificazione dei litorali, perdita di identità storica e culturale, overtourism con gravi danni ambientali e sociali, stagionalità nel settore. È su questa analisi e sulle prospettive di superamento del modello turistico fallimentare che da decenni imperversa nei territori di una regione che stenta a risalire classifiche negative impietose che si confronteranno professionisti, studiosi e istituzioni.
Promosso dall’Associazione regionale B&B e Affittacamere Calabria guidata da Leonardo Trento, coordinati da Lenin Montesanto, Program Manager della cabina di regia sui MID della Regione Calabria, dialogheranno con l’Autore, oltre al presidente dell’ARBBAC Trento, anche il Sindaco Cataldo Minò, Giovanni Filareti, patron dell’esperienza imprenditoriale A’ Cantina di Cariati, Franco Laratta, giornalista di LaC TV, Saverio Madera, dirigente scolastico dell’Istituto d’Istruzione Superiore Majorana di Corigliano-Rossano, Tullio Romita, docente Unical e Pierluigi Caputo, Vice Presidente Consiglio Regionale Calabria.