A rischio ‘estinzione’ i medici di famiglia, nel 2027 in pensione 7.300: per la Calabria -20,9%
I numeri emergono dal rapporto della Fondazione Gimbe. I giovani medici che scelgono questa professione continuano a diminuire. Il 51,7% dei medici di famiglia ha più di 1.500 assistiti. In Calabria ne mancano 66
ROMA – Mancano oltre 5.500 medici di medicina generale e sempre più cittadini faticano a trovare un medico di famiglia, soprattutto nelle grandi regioni. A fronte di migliaia di pensionamenti – 7.300 entro il 2027 – il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. E’ quanto emerge dai dati del rapporto della Fondazione Gimbe. Dall’analisi emerge inoltre che nel 2024, in particolare, non sono state assegnate il 15% delle borse di studio per medici di famiglia, con punte di oltre il 40% in 6 regioni.
Il tutto mentre l’invecchiamento della popolazione aumenta i bisogni di assistenza: gli over 80 sono triplicati in 40 anni e più della metà sono affetti da due o più malattie croniche. Mentre “la politica – rileva la Fondazione Gimbe – propone la dipendenza dei medici di famiglia come soluzione senza alcuna valutazione d’impatto economico, contributivo, organizzativo e professionale”.
Il rapporto fotografa inoltre il calo dei medici di famiglia registrato dal 2019 al 2023: -39% per la Sardegna, -25,8% per la Puglia, -20,9% per la Calabria e -16,7% per l’Abruzzo. Solo la Provincia Autonoma di Bolzano registra un aumento, seppur contenuto (+1%). Lieve la diminuzione nelle Marche (-1,7%) e nella Provincia Autonoma di Trento (-3,3%) .
Allarme in tutte le regioni
“L’allarme sulla carenza dei medici di famiglia riguarda ormai tutte le Regioni – osserva il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – e affonda le radici in una programmazione inadeguata che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un medico di medicina generale vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili”.
Per Cartabellotta “il timore è che dalla mancata programmazione il problema si sia spostato sulla scarsa attrattività della professione. Il rischio concreto è lasciare milioni di persone senza medico di famiglia, peggiorare la qualità dell’assistenza territoriale e compromettere la salute delle persone, soprattutto dei più anziani e fragili. Oltre, ovviamente, a legittimare il flop della riforma prevista dal Pnrr, per la quale abbiamo indebitato le generazioni future”.
Dati regionali
Il 51,7% dei medici di medicina generale è sovraccarico di assistiti, con oltre 1.500 pazienti a testa. In totale, secondo i dati Sisac (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati) al primo gennaio 2023, i 37.260 medici di medicina generale avevano in carico quasi 51,2 milioni di assistiti con una media di 1.374 assistiti ciascuno e variazioni significative tra le regioni. Lo indica il rapporto della Fondazione Gimbe sui medici di medicina generale. L’analisi osserva che si passa dai 1.100 pazienti per medico del Molise ai 1.548 della Provincia autonoma di Bolzano. Quest’ultima precede Veneto (1.546 pazienti in media per ogni medico di famiglia), Lombardia (1.529) e Friuli-Venezia-Giulia (1.460). Davanti a Molise si piazzano la Basilicata, penultima con 1.119 assistiti, e la Sicilia, terzultima con 1.161 unità.
“Il quadro reale – precisa il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – è ancora più critico di quanto mostrano i numeri. Infatti, con un livello di saturazione così elevato, non solo viene compromesso il principio della libera scelta ma diventa difficile, se non impossibile, trovare un medico di medicina generale vicino casa. Un problema che non riguarda solo le aree desertificate (bassa densità abitativa, aree montane e rurali), dove i bandi vanno spesso deserti, ma anche le grandi città metropolitane”. Gimbe ha stimato poi il fabbisogno regionale dei medici di famiglia: un calcolo possibile, precisa Cartabellotta, “solo in base al numero di assistiti poiché la carenza in ciascun ambito territoriale viene identificata dalle Asl secondo variabili locali”.
Per garantire la distribuzione omogenea e capillare rispetto alla densità abitativa, la prossimità degli ambulatori e l’esercizio della libera scelta, la Fondazione Gimbe ha tenuto in considerazione il rapporto ottimale pari a 1 medico ogni 1.200 assistiti. Sulla base dei dati Sisac al primo gennaio 2024, la carenza complessiva è stimata in 5.575 medici di famiglia distribuiti in 17 Regioni e Province autonome. Le situazioni più critiche si registrano in quasi tutte le grandi Regioni: Lombardia (-1.525), Veneto (-785), Campania (-652), Emilia Romagna (-536), Piemonte (-431) e Toscana (-345). Non si rilevano, invece, carenze in Basilicata, Molise, Umbria e Sicilia. “Ovviamente – commenta Cartabellotta – trattandosi di stime sulla carenza media regionale non si può escludere che anche in queste Regioni vi siano aree prive di medici di medicina generale”.
In Calabria mancano 66 medici di medicina generale
Secondo la stima elaborata dalla Fondazione Gimbe e contenuta nel rapporto realizzato in base alla situazione dell’assistenza sanitaria di base in tutto il Paese, in Calabria mancano 66 medici di famiglia. Il massimale di 1.500 assistiti nella regione viene superato dal 37,2% del totale dei medici di base attivi nella regione, dato inferiore alle media nazionale che è pari al 51,7%. Il numero medio di assistiti per ogni professionista al primo di gennaio del 2024 era pari a 1.265 (media nazionale 1.374). Da qui la stima della fondazione sul livello di deficit di medici di baseattuato tenendo in considerazione il rapporto ottimale che è pari a un medico ogni 1.200 assistiti.
Secondo quanto rilevato dalla Fondazione Gimbe, inoltre, tra il 2019 e il 2023 i Medici in regione si sono ridotti del 20,9%. La media nazionale della riduzione è pari all’12,7%. Nel 2024 i partecipanti al concorso nazionale per il corso di formazione specifica in medicina generale sono stati inferiori ai posti disponibili: -1 candidati (-2%) rispetto alle borse finanziate (media Italia -15%).