Giornata contro la violenza agli operatori sanitari «un crescendo di brutali aggressioni»

Dal 2022, il 12 marzo si celebra la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. L'allarme del presidente nazionale SIS 118, Mario Balzanelli

ROMA – Aggressioni a medici, infermieri e operatori sanitari, anche quelli impegnati nel Sistema di Emergenza Territoriale 118. A denunciarlo è il presidente nazionale SIS 118, Mario Balzanelli, che rileva come purtroppo manchi una statistica precisa ed annuncia che sul sito della Società sarà creata una apposita sezione dove le violenze subite potranno essere denunciate da tutta Italia “al fine di avere una rendicontazione efficace”. A pesare è anche il fatto che “non sempre si procede alle querele d’ufficio per gli aggressori, nonostante ciò sia previsto per legge”, e la stessa legge anti-aggressioni del 2020 “non ha migliorato la situazione”.

Balzanelli, annunciando anche una grande campagna di sensibilizzazione, sottolinea come proprio gli operatori del 118 rappresentino la categoria di sanitari “maggiormente vittime di violenza, ma nonostante questo non siamo coinvolti nei tavoli di confronto su tale emergenza”.

Tra gli ultimi casi di cronaca violenta, quello di domenica 3 marzo a Foggia: “aggrediti – spiega – due operatori 118, un autista-soccorritore e un infermiere, costretti a chiudersi nell’ambulanza, a chiamare i Carabinieri e a fuggire, con un’auto che tenta di speronare in corsa il mezzo di soccorso”. Nello stesso giorno, nel casertano, in una postazione SET 118 di Maddaloni una infermiera “viene presa per la gola, scagliata contro la saracinesca e pesantemente insultata. Infermiera ed autista-soccorritore sono costretti a chiudersi nell’ambulanza e a chiamare i Carabinieri”. Ed ancora: venerdì 8 marzo, a Tissi, in Sardegna, un paziente dà un morso al polpaccio dell’autista-soccorritore, dà uno schiaffo ad una soccorritrice ed un forte calcio al petto all’altra soccorritrice. Sabato 9 marzo a Pescara: un infermiere e un autista-soccorritore SET 118 vengono presi a calci, pugni e schiaffi dal paziente, dal figlio e da un amico di quest’ultimo.

“Denunciamo questo assurdo con forza e puntualmente, da anni – dichiara Balzanelli – siamo costretti a prendere atto che le nostre indignazioni e lamentazioni, da sole, non producono alcun risultato.

Per quanto nel 2020 il legislatore abbia varato la legge 113 del 14 agosto ‘Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni‘, in cui è normato che le lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria costituiscono una circostanza aggravante speciale che inasprisce le pene, a quasi 4 anni dalla sua approvazione questa legge, in concreto, non ha sortito alcun effetto positivo sulla riduzione delle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari, e le aggressioni al personale del Sistema si Emergenza Territoriale 118 sono, addirittura, in netto aumento”. E’ necessaria, rileva Balzanelli, “una riforma legislativa nazionale che potenzi significativamente il Sistema 118, ma riteniamo adesso urgentissimo attivare a breve, come Società Italiana Sistema 118 – conclude – una campagna di sensibilizzazione dai chiari e forti contenuti informativi finalizzata a contrastare, attraverso l’obiettivo di favorire una più adeguata consapevolezza di tutta la cittadinanza nazionale, le aggressioni ai nostri operatori”.

medici ospedali

La violenza contro medici, infermieri ed operatori del 118 non si ferma

Nelle ultime settiman, si sta assistendo ad una escalation delle aggressioni nonostante la legge varata nel 2020 preveda pene severe e la querela d’ufficio. Ma proprio quest’ultimo strumento, che potrebbe rappresentare un efficace deterrente, spesso non è applicato, denunciano i sanitari. Il quadro è allarmante e ben l’81% del personale denuncia di aver subito violenze. L’ultimo episodio ieri a Genova, dove tre infermieri del Pronto soccorso dell’ospedale Galliera sono stati aggrediti da una paziente che pretendeva di saltare la fila. Proprio da Genova, in visita all’Ospedale San Martino, interviene il ministro della Salute Orazio Schillaci, annunciando un ulteriore inasprimento delle pene anche se, afferma, “non basta”. Le aggressioni al personale sanitario, ha rilevato, “sono un problema gravissimo. È un problema non solo di pene; le abbiamo aumentate ma credo che serva un cambio culturale”.

Ed ancora: “Su questo c’è l’impegno non solo ad aumentare le pene come abbiamo fatto lo scorso anno, ma soprattutto a cambiare il paradigma, per far capire quanto sia importante il lavoro di chi tutti i giorni si sacrifica per gli altri”. Anche per il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, “è ora di affrontare il problema con maggiore determinazione” e con “pene certe e proporzionate a un simile livello di inciviltà”. Scende in campo pure la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) con una campagna social e due corsi di formazione a distanza, annunciati oggi alla vigilia della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari.

“I dati sono drammatici – afferma il presidente Filippo Anelli – ed il sindacato Cimo-Fesmed stima in 2500 le aggressioni, denunciate, che si verificano ogni anno in sanità. Bisogna intervenire – avverte – e bisogna farlo subito. Occorre dare piena applicazione alla Legge 113/2020 sulla sicurezza degli operatori e le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare appunto la procedibilità d’ufficio”.

L’81% dei sanitari ha subito aggressioni 

Secondo un recente sondaggio del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, dell’81% dei sanitari che ha subito aggressioni, il 23% riferisce violenze di tipo fisico ed il 77% verbale. Inoltre, sebbene il 75% abbia assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi, il 69% non denuncia. Pronto Soccorso e Psichiatria sono in particolare i reparti dove si registra il maggior numero di episodi. Ma per oltre la metà dei sanitari che hanno risposto al sondaggio, la causa della violenza non è attribuibile direttamente all’aggressore. Infatti, il 31,4% individua il definanziamento del Ssn come causa principale. Unica soluzione, afferma il segretario Anaao, Pierino Di Silverio, sta nel finanziare il Ssn: “I tre miliardi in più sul Fondo sanitario dell’ultima legge di bilancio – commenta – non bastano assolutamente a potenziare i servizi”.

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