Inchiesta sugli ultrà, perquisito anche il rapper Emis Killa. Beretta «mai minacce al club»

Per il Gip "emerse anche relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale" per il capo della Curva Sud che gli hanno consentito "di aumentare in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di artisti, sul territorio nazionale ed in particolare in Calabria"

MILANO – “Con la società c’era un rapporto trasparente. Era a conoscenza delle problematiche e ci siamo sempre interfacciati con i responsabili della sicurezza e dei rapporti con le tifoseria per risolvere tutte le questioni. Nessuno ha mai fatto pressioni e minacce. Quando c’era bisogno di più biglietti li chiedevamo, quando c’era da organizzare trasferte ci rivolgevamo a loro”. Così Andrea Beretta, ex leader della curva Nord, tra i destinatari dell’ordinanza di ieri che ha decapitato i vertici ultrà di Inter e Milan, parlando oggi con il suo difensore, l’avvocato Mirko Perlino, durante un colloquio in carcere.

Beretta, in cella anche per l’omicidio di Antonio Bellocco, è tra coloro che rispondono, tra l’altro, di associazione per delinquere con l’aggravante di aver agevolato la ‘ndrangheta e dovrebbe essere il primo dell’elenco degli arrestati che a partire da domani saranno interrogati dal gip Domenico Santoro. Questa mattina parlando con il legale, ha spiegato anche la sua versione sui biglietti per la finale di Champions a Istanbul: “Avevamo fatto una richiesta iniziale ma ce ne sono stati proposti meno della metà. Allora per evitare di lasciare la metà dei tifosi a casa abbiamo detto ‘non va nessuno’. Poi invece la società in accordo anche con la Questura è riuscita ad ottenere i 1500 biglietti”.

Inoltre, come ha spiegato l’avvocato Perlino, “anche dall’attività di indagine è emerso che il mio assistito non aveva alcun rapporto con esponenti delle famiglie calabresi. Lui si interfacciava soltanto con Marco Ferdico, chiamato il ‘front man‘”, e che lo ha sostituito per via della notifica di un daspo per 10 anni.

Perquisita l’abitazione del rapper Emis Killa

Intanto dalle indagini, si legge negli atti, “sono emerse le ambizioni imprenditoriali di Luca Lucci: il suo ruolo di capo della Curva Sud gli ha consentito di tessere, soprattutto con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Guè Pequeno),relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale”. E ciò gli ha consentito “di aumentare – scrive il gip – in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (ed in particolare in Calabria), sia internazionale, facendo leva sull’intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese“.

Nell’ordinanza si legge anche della presenza di Emis Killa a San Siro per il match Milan-Torino dello scorso 17 agosto assieme a Lucci, che avrebbero “preso posto negli Skybox”. Lucci era là “in virtù di un’autorizzazione rilasciata dal Tribunale di Sorveglianza, perché ‘affidato in prova’”. Ieri, nell’inchiesta dei pm Storari e Ombra, condotta da Polizia e Gdf, sono state effettuate oltre 50 perquisizioni, a carico degli arrestati, di non indagati e di indagati, come Nino Ciccarelli, uno degli storici esponenti della curva nerazzurra. Tra i perquisiti anche Loris Grancini, capo ultrà della Juve, già con condanne alle spalle e da sempre vicino agli ambienti delle curve milanesi.

Obiettivo delle perquisizioni anche Giancarlo Lombardi, detto Sandokan ed ex capo ultrà rossonero. Perquisita anche la casa a Pioltello, nel Milanese, di Antonio Bellocco, l’erede dell’omonima cosca della ‘ndrangheta.

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