Legambiente, Italia bocciata sul target rinnovabili al 2030. Calabria tra le peggiori per ritardi

Italia bocciata rispetto all'obiettivo al 2030 sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto Aree idonee. Calabria tra le peggiori in classifica. Ritardi che oscillano dai 45 ai 20 anni

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ROMA – Sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto Aree idonee per il 2030 il nostro Paese è in ritardo: rischia di raggiungere i necessari 80.001 Mw di nuova potenza con 8 anni di ritardo, ossia nel 2038. Lo afferma il nuovo report ‘Scacco matto alle rinnovabili 2025‘ presentato da Legambiente a Rimini.

Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria sono le peggiori in classifica, con ritardi che oscillano dai 45 ai 20 anni. Il Lazio è l’unica regione che, ad oggi, centrerebbe l’obiettivo al 2030. Dal 2021 al 2024 sono stati installati 17.717 Mw di rinnovabili con una media annuale di 4.429 Mw appena il 22% dell’obiettivo 2030.

Mancano all’appello 62.284 Mw da realizzare nei prossimi sei anni, pari a 10.380,6 Mw all’anno, ma la strada da percorrere, spiega il rapporto, “è tutta in salita, sia a livello nazionale sia a livello regionale e comunale, anche a causa di decreti e leggi sbagliate, come quelli su agricoltura e aree idonee, ritardi anche per l’ostracismo del ministero della Cultura e l’inazione delle Regioni, ostacoli burocratici e opposizioni locali”. Ritardi inaccettabili, se si considera l’accelerazione della crisi climatica nella Penisola (2.098 eventi meteo estremi dal 2015 a oggi) e le mancate occasioni di sviluppo, anche in termini occupazionali, per i territori.

“Servono interventi strutturali” che Legambiente riassume in 10 proposte a partire da tre capisaldi: snellimento degli iter autorizzativi; rafforzamento del personale tecnico negli uffici regionali e comunali e completamento dell’organico della Commissione Pnrr/Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. “La crisi climatica ed energetica e il rincaro delle bollette si affrontano puntando sulle rinnovabili, non su gas e nucleare” osserva l’associazione ambientalista.

La Calabria impiegherà 23 anni 

Legambiente, Italia bocciata sul target rinnovabili al 2030 (2)
(ANSA) – ROMA, 06 MAR – Legambiente ritiene necessaria “una rivoluzione culturale che consideri questa transizione un’occasione di investimento e sviluppo occupazionale per i territori”. Guardado alle regioni, la Valle d’Aosta impiegherà 45 anni per raggiungere l’obiettivo 2030 pari a 328 Mw (ad oggi ha raggiunto solo il 7%), il Molise viaggerà sui 29 anni di ritardo, la Calabria impiegherà 23anni, la Sardegna 21 anni, l’Umbria 20 anni.

Tra le altre regioni, la Sicilia, ottava in classifica, raggiungerà i 10.485 Mw al 2030 con oltre 13 anni di ritardo, ad oggi ne ha realizzati appena il 17%. Unica regione che, stando alla media di quanto realizzato negli ultimi 4 anni, centrerebbe l’obiettivo al 2030, pari a 4.757 Mw, è il Lazio, che nel 2024 ha raggiunto il 39,9% del suo obiettivo 2030. Quelle che impiegheranno quasi due anni di ritardo sono Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.

Blocchi alle rinnovabili: salgono a 92 le storie mappate e censite da Legambiente, dal 2022 ad oggi nella Penisola

Sono 31 quelle censite nel 2024 e che hanno al centro impianti eolici, fotovoltaici e agrivoltaici, segnati da ostacoli che arrivano da presidenza del Consiglio dei ministri, Sovrintendenze, Regioni, Comuni, comitati di cittadini e associazioni datoriali. Altro alert in Italia arriva dal numero di progetti, a livello nazionale, in stallo. Dal 2015 al 15 gennaio 2025 sono 2.109 i progetti avviati a valutazione di cui 1.367, pari al 79% del totale, quelli in fase di istruttoria tecnica da parte del Comitato Pnrr-Pniec. Ad oggi, sottolinea Legambiente, sono 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle Aree Idonee. Analizzando gli iter normativi, sono 4 le regioni – Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo – bocciate dalla ong, promossa solo la Lombardia (seppure il suo iter non si sia ancora concluso). Altre 11 regioni non hanno ancora avviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee.

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