Mortalità sulle strade, le associazioni dei familiari delle vittime «toppa di Salvini è peggio del buco»

«E' grave usare evidenze parziali per comodità politica». Per le associazioni "la riforma del Codice della Strada ha perso un'occasione per dare all'Italia politiche reali sulla sicurezza stradale"

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ROMA – Le Associazioni dei Familiari Vittime sulla strada e per la mobilità attiva, “che si battono per la sicurezza stradale replicano al Ministro dei Trasporti e chiedono meno parole al vento e più politiche incisive per la sicurezza sulle strade. Sosteniamo il fact checking di Asaps – Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale e Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus – dopo le dichiarazioni fuorvianti del Ministro su una presunta riduzione del 25% della mortalità stradale dopo sole due settimane dall’entrata in vigore della riforma del Codice della Strada”.

Così Movimento Diritti dei Pedoni APS, FIAB Onlus, Fondazione Michele Scarponi Ets, Legambiente, Rete Vivinstrada, Genitori ECOattivi, Modena30, Marco Pietrobono Onlus, Angeli Sconosciuti, no profit, AdQ Collina della Pace ODV, Odissea Quotidiana, Hub.MAT APS.

“Pur essendo presto per qualunque valutazione, sui dati di mortalità stradale non si gioca ed è grave usare evidenze parziali per comodità politica. La replica del Ministro è peggiore del buco, poiché dimostra di usare dati incompleti spacciandoli per generali, facendo quindi disinformazione, o, anche peggio, di non conoscere come vengono raccolti i dati sull’incidentalità stradale – aggiungono – appare fuori luogo l’accusa di svilire l’opera delle forze dell’ordine, quando da tempo si chiedono maggiori controlli e soprattutto maggiori risorse, negate dalle politiche di governo nonostante le note carenze di organico”.

“Non solo, il MIT ha usato verso chi ha svolto un necessario lavoro di verifica da fonti pubbliche, un approccio al limite dell’intimidatorio, lamentandone l’ufficiosità e richiamando ad approfondimenti legali non meglio definiti. I dati sono necessari per avere contezza di un fenomeno grave che conta 3.000 vittime e 200.000 feriti l’anno; e se si vogliono realmente misurare gli effetti delle politiche in essere. L’attuale situazione mostra invece l’incapacità di ben due Ministeri, Interni e Trasporti, di fornire dati attendibili, completi, pubblici e aggiornati su scontri stradali e vittime. Mostra inoltre assenza di responsabilità nelle comunicazioni da parte dei membri delle istituzioni che hanno il dovere di fornire informazioni accurate e non di trarre conclusioni affrettate, parziali e strumentali. Dal Ministero, le vittime sulla strada vengono non solo ignorate e strumentalizzate, ma anche nascoste sotto il tappeto”.

Nuovo Codice della Strada «occasione persa»

Per le associazioni “la riforma del Codice della Strada ha perso un’occasione per dare all’Italia politiche reali sulla sicurezza stradale e ha ignorato tutte le richieste delle Associazioni delle Vittime sulla strada ascoltate in audizione alla Camera e in Senato. Le stesse vittime che il Ministro usa strumentalmente nelle sue dichiarazioni. Le dichiarazioni politiche sono in contraddizione con la realtà dei fatti: dal Ministero sono arrivati tagli per centinaia di milioni di euro alla sicurezza stradale e alle infrastrutture di mobilità attiva e trasporto pubblico; e i decreti ministeriali contro Città30 e autovelox hanno reso ancora più difficile in Italia salvare vite, soprattutto in ambito urbano, dove muoiono i tre quarti delle vittime totali. Esortiamo il Ministero dei Trasporti a rivedere le posizioni obsolete dell’intera riforma del Codice della Strada, che affossano la prevenzione e la mobilità attiva. Si aggiorni e lavori per una riscrittura, ancora aperta dalla delega al Governo, e per rivedere i decreti, intervenendo sulla velocità, grande assente e maggiore responsabile dei morti. Saremo felici quando vedremo ridursi la mortalità anche in Italia, come avviene già in altri Paesi con ben altre politiche e approcci al problema”.

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