Sanità: livelli essenziali di assistenza, 7 regioni bocciate. Calabria “maglia nera”

Sette regioni inadempienti su 21: è questo in sintesi il bilancio del Monitoraggio dei Lea attraverso il Nuovo Sistema di garanzia pubblicato dal ministero della Salute. Le aree critiche sono prevenzione e assistenza sul territorio

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ROMA – Nel 2023, 13 Regioni e Province Autonome sono state in grado di raggiungere la sufficienza in tutte le aree dell’assistenza sanitaria (prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera). È quanto emerge dal Monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza realizzato dal ministero della Salute e anticipato dal Sole 24 Ore, che mostra come nel complesso, il servizio sanitario nazionale migliora sul fronte dell’assistenza ospedaliera, ma arranca sulla prevenzione e le cure territoriali

Secondo il Monitoraggio, le Regioni completamente adempienti sono Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna. Quattro le Regioni che non hanno raggiunto la sufficienza in due aree dell’assistenza: Valle D’Aosta (distrettuale e ospedaliera), Abruzzo, Calabria, Sicilia (prevenzione e distrettuale). Altrettante quelle sotto la soglia limite in una sola area: P.A. di Bolzano, Liguria e Molise (prevenzione), Basilicata (distrettuale).

Tra le Regioni completamente adempienti, i punteggi medi più alti sono stati registrati da Veneto, Toscana, P.A. di Trento, Emilia Romagna e Piemonte. In coda alla classifica, la Calabria, preceduta da Valle d’Aosta, Sicilia Abruzzo e Basilicata. In generale il documento mostra che in tutto il Paese migliora l’area ospedaliera, con una sola Regione (la Valle d’Aosta) che non raggiunge il punteggio minimo. La prevenzione, dopo il crollo subito nel 2020 a causa della pandemia, fatica a risollevare la testa. Rispetto all’area delle cure territoriali ci si aspettavano i primi effetti benefici della riforma dell’assistenza territoriale, che però non sono ancora emersi dalla rilevazione.

Rispetto all’erogazione dei LEA dunque, 7 regioni su 21 sono ‘bocciate‘. Quelle ‘promosse’, rispetto al complesso degli 88 indicatori di cui 22 “core” e 66 “no core”, sono Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia e Basilicata. Che registrano un punteggio superiore a 60 – la soglia di sufficienza in una scala da zero a 100 – in tutte e tre le macroaree considerate: Servizi di prevenzione e sanità pubblica, distrettuali e ospedalieri.

Per due regioni, la situazione è buia: Valle d’Aosta (new entry tra le maglie nere) e Calabria (che si conferma sotto la sufficienza anche quest’anno) restano inadeguate su tutta la linea mentre le altre Regioni e Pa presentano “falle” almeno in una delle aree prese in considerazione.

Il Report del Ministero della Salute

La situazione emergenziale creata dalla pandemia – si legge nel Report che il ministero della Salute invierà al Parlamento – ha sicuramente inciso e del fattore Covid anche quest’anno come per il monitoraggio 2020 si tiene conto pure sotto l’aspetto finanziario: le performance sui Lea valutate secondo i parametri del Nuovo Sistema di garanzia avviato nel 2019 sono calcolate “a scopo informativo” e quindi non impatteranno sull’accesso delle Regioni alla quota integrativa del Fondo sanitario nazionale. Ma la fotografia restituita ai cittadini è quella di un Ssn ancora a tante, troppe velocità, come del resto aveva anticipato nei giorni scorsi la Corte dei conti nel coordinamento della Finanza pubblica: se il quadro generale migliora con 14 Regioni promosse a fronte delle 11 del 2020, siamo ancora sotto di una rispetto al 2019 quando a centrare gli obiettivi erano state 15 Regioni. Sette sono almeno per un indicatore insufficienti: Bolzano (area Prevenzione ma in miglioramento rispetto al 2020 quando anche il distretto era carente), Molise, sotto-soglia sull’ospedale, Campania (al limite sul distretto dove incassa un 57,5), Sicilia con l’area prevenzione che arriva a 45.5 scontando le pessime performance sugli screening tumorali, Sardegna, insufficiente sia su distretto che sull’ospedale e le due “bocciate” Valle d’Aosta e Calabria.

Promosse le cure in ospedale ma è ancora buio in Italia per le due aree più critiche della prevenzione e dell’assistenza sul territorio. I pazienti ricoverati ricevono interventi sempre più appropriati e tempestivi dall’ictus ai tumori ma non su temi cruciali per la salute come vaccinazioni, screening oncologici, stili di vita così come sull’uso di antibiotici, assistenza a domicilio, cure palliative, assistenza ai non autosufficienti o i tempi di arrivo di un’ambulanza. Evidente lo sbilanciamento a Sud.

L’esame dei 24 indicatori “core”, cioè determinanti ai fini del punteggio assegnato a ogni Regione per ciascuna area – appunto ospedale, prevenzione e distretto – fotografa tra 2019 e 2023 un trend di miglioramento soltanto per gli ospedali la cui performance – va detto – pesa per il 50% sull’intera assistenza. Dall’altra parte, si registra il peggioramento continuo per l’area della Sanità territoriale (distretto) e per le attività di prevenzione. Con diverse “insufficienze”: sono infatti otto le Regioni che ne incassano almeno una se non due in uno dei tre indicatori. Insufficienze che tra l’altro sono considerate “inadempienze” e quindi precludono l’accesso ai fondi premiali previsti dal Fondo sanitario.

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