MILANO – E’ stata confermata in appello a Milano la condanna a 10 anni e 10 mesi per Gaetano Bandiera, 76 anni, uno degli storici boss della ‘ndrangheta in Lombardia e già condannato nel maxi processo ‘Infinito’. Il procedimento, con rito abbreviato e a carico di oltre 40 imputati, vedeva al centro un tentativo di ricostituzione di una ‘locale’ a Rho, nel Milanese. Per il figlio, Cristian Bandiera, difeso dall’avvocato Amadeo Rizza, la pena è stata ridotta in secondo grado da 16 anni e 8 mesi a 14 anni con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Mentre un imputato che era accusato di detenzione di un’arma è stato assolto.
‘Ndrangheta in Lombardia: teste di maiale e pizzo
Il tentativo di ricostituzione del clan sarebbe avvenuto, secondo le indagini della Squadra mobile milanese e del pm della Dda Alessandra Cerreti, sia con arcaici metodi intimidatori, come “teste di maiale” lasciate fuori dalle porte, il “controllo del territorio” col “pizzo”, traffici di cocaina e armi, ma anche con la più moderna “vocazione imprenditoriale”. Il gup di Milano Anna Magelli in primo grado aveva riconosciuto l’imputazione di associazione mafiosa contestata dal pm e confermata in appello e aveva assolto gli imputati dall’accusa di associazione finalizzata al narcotraffico, condannando per singoli episodi di spaccio. Caterina Giancotti, 46 anni, ritenuta “braccio destro” di Cristian Bandiera nella “direzione” della cosca, è stata condannata a 9 anni e 5 mesi, ma in continuazione con una precedente condanna a 2 anni e 10 mesi.