«Sono stato io», rapinatore confessa colpo in farmacia, condannato a 2 anni e 8 mesi

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Armato di pistola, portò via un bottino da 4800 euro ai danni della farmacia Aiello. Poi si presentò con l’avvocato in polizia e confessò la rapina «Dovevo pagare le bollette»

 

COSENZA – Due anni e otto mesi è la condanna inflitta a Francesco Scarcello, all’epoca dei fatti 38 anni, resosi responsabile della rapina perpetrata ai danni della farmacia Aiello, su viale Mancini il 22 maggio 2017. L’imputato accusato di rapina aggravata, punibile dai sei ai 20 anni di carcere, aveva chiesto insieme ai legali di fiducia, Antonio Quintieri e Matteo Cristiani, di essere giudicato con il rito abbreviato. Ieri mattina il giudice Branda si è pronunciato all’esito della discussione del pubblico ministero Giuseppe Cozzolino che ha chiesto una condanna a tre anni di carcere e 1800 euro di multa, e a quella della difesa, che hanno sottolineato la collaborazione dell’imputato il quale, dopo essersi presentato spontaneamente davanti alla polizia, aiutò i detective a ricostruire tutta la vicenda. Ritiratosi in camera di consiglio, il giudice si è pronunciato con una sentenza di condanna a due anni e otto mesi e mille euro di multa tenendo presente il comportamento collaborativo dell’imputato.

 

I FATTI

Il 22 maggio 2017 intorno all’ora di chiusura un uomo con il volto travisato da una calza e armato di pistola fece irruzione all’interno della farmacia, dove in quel momento erano presenti due dipendenti e un cliente. Il rapinatore puntò la pistola contro l’avventore intimandogli di inginocchiarsi. Mentre continuava a tenere l’arma puntata contro l’uomo intimò alle farmaciste di consegnare il denaro. Un bottino di 4800 euro che, una volta in tasca gli fecero guadagnare la via di fuga. Dato l’allarme, la squadra mobile della questura insieme alle volanti arrivarono sul posto. Il rapinatore fece un errore: all’uscita della farmacia si liberò della calza scoprendo il volto.

L’uomo fu riconosciuto come l’autore di una rapina in banca nel 2005. Mentre i detective della squadra mobile aprirono un fascicolo d’indagine per raccogliere prove inconfutabili, il rapinatore accompagnato dal legale, l’avvocato Antonio Quintieri si presentò negli uffici della Questura, dichiarandosi autore del colpo e dicendosi pentito. Il 38enne rese piena confessione, con dettagli che solo l’autore del colpo avrebbe potuto conoscere tra cui, in particolare l’arma utilizzata, una pistola con matricola abrasa di cui si era liberato gettandola verso la zona di Quattromiglia. Dichiarò alla polizia che doveva mangiare e pagare le bollette e non sapeva più come fare. Per questo la decisione della rapina. Aiutò i detective nella ricerca dell’arma, indicando il posto in cui la gettò via; una ricerca che ebbe esito negativo: l’arma non fu mai ritrovata.

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