A Cosenza un film per conoscere ‘Il sentiero per la felicità’

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Unica data domani per un viaggio nell’anima lontano dal mondo materiale. 

 

COSENZA – Domani, Martedì 12 Aprile, alle 20.30 tra le sale del cinema Citrigno verrà proiettato per la prima volta in città “Awake: la vita di Yogananda”. Unico spettacolo per un atteso capolavoro epico senza tempo, una biografia non convenzionale sullo yogi e guru che ha introdotto molti degli insegnamenti di meditazione del Kriya Yoga soprattutto attraverso il suo libro “Autobiorafia di uno yogi”. Utilizzando un mix continuo di filmati d’epoca e di finzione, questo documentario prende il pubblico per mano portandolo a conoscere la vita di un santo che ha cambiato il mondo occidentale. Ogni sguardo, ogni fermo immagine, ogni musica, ogni parola è qualcosa che tocca in profondità lo spettatore per portarlo alla ricerca della verità tanto accarezzata, sognata e approfondita da Yogananda. Evocando il viaggio dell’anima, il film crea un’immersione nei regni invisibili lontani dal mondo materiale e dall’ego umano che noi tutti conosciamo.

 

LA STORIA DI YOGANANDA

Mukunda Lal Ghosh, meglio noto come Paramhansa Yogananda, nasce a Gorakhpur, in India, il 5 gennaio del 1893. Grande Maestro dell’India, guru, filosofo, mistico, è passato alla storia per aver diffuso i propri insegnamenti negli Stati Uniti d’America e, soprattutto, per aver unito la spiritualità occidentale e quella orientale attraverso la disciplina comunemente nota come yoga. La famiglia a cui appartiene il piccolo Mukunda è di origine bengalese, ed è molto devota, oltre che agiata da un punto di vista economico. Stando ai racconti, i suoi genitori, discepoli del maestro Lahiri Mahasaya, avrebbero ricevuto proprio dal guru una benedizione, il quale avrebbe detto loro che il piccolo Mukunda, all’epoca ancora in fasce, sarebbe diventato un gran maestro del Kriya Yoga, la sua disciplina spirituale.

 

Nel 1910 il diciassettenne Mukunda diventa un discepolo di Swami Sri Yukteswar Giri, il quale è discepolo di Lahiri. L’incontro con il maestro arriva al termine di una ricerca che avrebbe portato il giovane Mukunda a seguire alcuni guru in giro per l’India. Il venerato guru che lo prende sotto di sé gli insegna tutta la disciplina che conosce e lo tiene nel proprio eremo per circa dieci anni. Sarebbe stato proprio lui, stando ad alcune fonti, ad aver indirizzato il futuro Yogananda verso gli Stati Uniti, in qualità di predicatore e dispensatore dello yoga e di tutti gli insegnamenti filosofici ad esso connessi. Nel 1915 Mukunda Lal Ghosh si laurea all’Università di Calcutta. Subito dopo entra a far parte del venerato ordine di monaci degli Swami. Qui prende il nome per cui è diventato famoso, Swami Yogananda. Andando all’etimo del termine, il significato è dato dalla fusione di “ananda”, che significa “beatitudine” o “estasi”, e “yoga”, che vuol dire “attraverso la divina unione”.

 

Nel 1917 il Maharajah di Kasimbazar affida la propria dimora estiva al monaco Yogananda, per fare in modo che egli cominci la propria attività di insegnamento e predicazione. L’istituto, poi visitato e apprezzato anche da Gandhi, sorge a 250 chilometri da Calcutta, nella località di Ranchi. Il metodo di insegnamento, sin da queste prime esperienze, rivela la naturale predisposizione da parte del futuro maestro a fondere antico e moderno, dettami orientali e spiritualità occidentali, per venire incontro alla spiritualità dei giovani. Proprio nella scuola di Ranchi il giovane Swami avrebbe avuto la visione mistica che gli avrebbe suggerito di partire alla volta dell’Occidente per diffondere il verbo. Nel 1920 pertanto, durante una meditazione, lo swami comprende che è arrivato il momento di salpare. L’indomani è a Calcutta, pronto per andare negli Usa.

 

Nelle sue performance i precetti dell’antica filosofia Vedica e dell’Induismo sono ottimamente integrati con il Cristianesimo. Gesù Cristo e San Francesco d’Assisi sono punti di riferimento costanti, per lui. È in questi fervidi anni pertanto che il grande maestro inizia allo yoga migliaia e migliaia di persone. Si calcola che nei suoi circa 32 anni di attività in Usa, Yogananda avrebbe iniziato oltre 100.000 adepti. Proprio il 1935 è importante perché segna l’inizio di un nuovo viaggio per lo swami: 18 mesi tra l’Europa e l’India. Durante questa esperienza, Yogananda incontra molte personalità carismatiche, come la mistica tedesca, poi santa, Teresa Neumann. Ma, soprattutto, stringe contatti con il Mahatma Gandhi, condividendone gli ideali non violenti e le lotte politiche di affrancamento dalla corona inglese.

 

Inoltre, proprio in questi anni, per mano del suo guru Sri Yukteswar, Yogananda avrebbe ricevuto il più elevato titolo monastico indiano, quello appunto di Paramhansa, che significa “Cigno Supremo”. Alla fine del 1936 Yogananda torna in America dove vi resta fino alla fine della sua vita. Paramhansa Yogananda entra nell’ultimo stadio del percorso di uno yogi, il mahasamadhi, (“cosciente uscita finale”) il 7 marzo del 1952. Muore a Los Angeles, in California, al termine del discorso in onore dell’Ambasciatore dell’India Binay R. Sen. “Autobiografia di uno yogi” è una delle opere sulla filosofia indiana più famose e apprezzate in Occidente, ed è divenuto un vero e proprio best-seller spirituale. Il libro e il suo autore ebbero una grande risonanza in occidente soprattutto negli anni sessanta e anni settanta, per via delle connessioni fra la filosofia indiana e il pensiero hippie; tra l’altro, Yogananda è uno dei personaggi che appaiono nella copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, il capolavoro dei Beatles.

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