Davanti a fatti come quelli avvenuti di recente a Lavagna e a Milano, che vedono le vite di due adolescenti concludersi tragicamente, non si può che restare sgomenti.
Nasce in ognuno di noi, oltre al dolore, un senso di turbamento e di smarrimento profondo, che va ad alimentare ancor più quelle paure e quei dubbi che abbiamo tutti noi genitori, soprattutto quelli i cui figli sono nella fase adolescenziale. Il frantumarsi dei sogni giovanili di questi loro coetanei evoca in noi un’ insonnia piena di incubi. Affiorano alla nostra coscienza i sensi di colpa che ci portano, nel tentativo di rimuoverli, ad immedesimarci in quelle stesse tragiche situazioni. Allora può capitare che, per allontanare i nostri demoni, per respingerli oltre la soglia della nostra percezione, proviamo, stoltamente, a voler individuare responsabilità nei comportamenti di quella madre o di quel padre, che possano aver portato l’adolescente a compiere quel gesto estremo.
Ma, il tentativo non riesce, non può riuscire, perché sono le crepe e le fenditure della condizione umana, ancora più evidenti nell’età della adolescenza, che fanno sì che fatti come questi possano verificarsi.
La fragilità presente in questo particolare stadio della vita mi ha sempre portato a ritenere che il decorso dell’adolescenza abbia qualcosa in comune con quello della gravidanza e che sia essa stessa una forma di gestazione, al termine della quale si nasce una seconda volta. Si passa da un periodo turbolento, caratterizzato da inquietudini, insicurezze, incomprensioni e ribellioni, a quello più radioso che contraddistingue la gioventù, cioè la fase più bella della nostra vita. Ed è in questo passaggio, dal buio alla luce, dall’imperscrutabile al manifesto, che l’adolescenza mette in evidenza molti punti in comune con la gravidanza.
Il suo decorso nella maggior parte dei casi avviene in maniera del tutto fisiologica, sebbene sia pieno di insidie. A volte, come accade per la gravidanza, essa può diventare “a rischio”, per fattori anamnestici o per fattori e situazioni contingenti, ed andare incontro a complicanze. Un’attenta, quanto discreta sorveglianza, può evitare che evolva in esiti sfavorevoli, sebbene l’imprevedibile possa essere sempre in agguato.
Ma, se quando siamo nel grembo materno il nostro contributo all’evoluzione della gestazione è nullo, durante l’adolescenza esso risulta fondamentale. Siamo chiamati, infatti, a dare un senso del tutto personale alla nostra vita e, sebbene possiamo, a volte, avere l’impressione che la storia ce la vogliano scrivere gli altri, costringendoci ad essere comparse, o semplici spettatori, dobbiamo ricordarci che il nostro ruolo è quello di protagonisti. Protagonisti non nel senso di primeggiare sugli altri, ma nel senso di essere gli artefici del nostro destino. Persone che hanno coraggio, o meglio che si fanno coraggio, soprattutto nelle scelte. Quel coraggio che non vuol dire non avere paura o mostrare i muscoli, ma che significa imparare già da ora ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni, a pagare il prezzo per esse, affrontandone le conseguenze. Il coraggio di saper dire di no, di sapere opporsi a ciò che si ritiene inaccettabile, senza nascondersi dietro fanatismi, falsi miti ed emulazioni prive di senso critico.
Il coraggio di essere onesti, anche nel sapere ammettere le proprie paure ed i propri limiti. Può capitare purtroppo che, a volte, facciamo scegliere gli altri al posto nostro oppure non facciamo alcuna scelta e lasciamo trascorrere il tempo passivamente o, ancora peggio, scegliamo di rinunciare a vivere, perché incapaci di accettare le difficoltà quotidiane e di sopportare i distacchi che la vita inevitabilmente ci pone davanti. Così finisce che, lasciandoci andare, precipitiamo nel baratro della distruzione e dell’annientamento.
Forse è proprio qui che potrebbe inserirsi l’intervento di un genitore: nell’intercettare la presenza di una di queste situazioni. Facile a dire, ma non altrettanto facile a fare. Purtroppo!