COSENZA – «Blocchiamo la malasanità». Oggi a Cosenza, in piazza 11 Settembre, circa 70 persone hanno protestato contro i disservizi che minacciano l’incolumità dei pazienti bisognosi di cure. Nel corso del presidio si sono alternate al megafono le voci di chi ha subito in prima persona gravi disagi e ha rischiato la vita a causa delle pessime condizioni nella quali versa la sanità calabrese. «Una della piaghe più grandi della Calabria – denuncia Jessica Cosenza del collettivo La Base – è l’assenza di ospedali e di presidi sanitari sul territorio. Il governatore della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha festeggiato per il potenziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, che però rimangono sempre sotto la soglia minima prevista per garantire la salute della cittadinanza. Lo dimostrano le 13 ambulanze ferme davanti al Pronto Soccorso di Cosenza, perché all’interno non c’erano medici per prendere in carico le persone arrivate in emergenza. L’inerzia della politica funzionale a ingrassare le casse della sanità privata per noi cittadini si trasforma in morte certa perché non si può andare al Nord per un infarto o attendere mesi per sapere se si ha un tumore».
L’incubo del parto all’Ospedale di Cosenza
«Ho 28 anni e ho partorito all’Annunziata 3 mesi fa. Sulla mia pelle – ha dichiarato la giovane mamma – ho vissuto l’incubo della malasanità che offre l’Ospedale di Cosenza a causa della carenza di personale. Mi si sono rotte le acque alle 3 di notte, ma non c’era nessuno che potesse prendersi carico di me quindi il parto è avvenuto dopo oltre 24 ore. Sia io sia mia figlia abbiamo sofferto e rischiato parecchio perché l’induzione è stata ritardata. Credo di avere avuto tanta fortuna. Sono qui perché vorrei che nessuna madre in futuro si trovasse a vivere gli stessi attimi di terrore. Non mi interessa se il nuovo ospedale lo costruiscono a Rende o a Cosenza, chiedo che medici e infermieri siano messi nelle condizioni di assistere i pazienti. Chi non ha la possibilità economica di partire come fa a curarsi? Non è giusto. Non siamo cittadini di serie B, come le pagano al Nord anche qui a Cosenza paghiamo le tasse. E pretendiamo servizi, non pericolosi disservizi».
«Sono vivo per miracolo»
«Avevo 14 anni – spiega un 34enne di San Mango d’Aquino – quando mi è caduto addosso un cancello della scuola e sono stato trasportato in elisoccorso a Lamezia, con un doppio trauma cranico, ma la Tac era rotta. Mi sono risvegliato in Terapia Intensiva a Catanzaro. Sono vivo per miracolo. Ognuno di noi credo abbia vissuto momenti tragici nei nostri ospedali. La mia famiglia ha denunciato, però il procedimento è andato in prescrizione, a distanza di 20 anni non ho ottenuto giustizia. E fa rabbia». «Sono finita in ospedale a febbraio con delle fitte lancinanti, – ha raccontato una ragazza – piangevo e per diverse ore sono stata a terra rannicchiata in attesa di una visita. Quando mi hanno dimessa hanno dato una diagnosi sbagliata. Per fortuna poi, pagando, mi sono rivolta ad un medico privato che ha scoperto che non avevo nulla di quanto mi era stato diagnosticato il giorno prima all’Ospedale di Cosenza».
«Blocchiamo la malasanità»
«Chi opera onestamente all’interno delle nostre strutture sanitarie – ha ricordato l’attivista Stefano Catanzariti – è costretto all’omertà. Non parlano, non denunciano perché temono di perdere il posto di lavoro. La corruzione drena milioni di euro alla sanità calabrese. Eppure si continuano ad affidare servizi essenziali ai privati, mentre i pazienti emigrano per salvarsi la vita. Dobbiamo stare con il fiato sul collo della politica per bloccare la malasanità e farci restituire una sanità pubblica d’eccellenza. Non possiamo aspettare, le famiglie che hanno in casa congiunti con problemi di salute sono abbandonate a se stesse e subiscono umiliazioni inimmaginabili. Pretendiamo normalità, quello che spetta di diritto a tutti i cittadini: assistenza sanitaria». Al termine della manifestazione i cittadini e i collettivi presenti si sono impegnati a proseguire un percorso di mobilitazione che porti a garantire cure adeguate ai pazienti.
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