Manifesto contro la violenza di genere, Cosenza denuncia: «Poco impegno dalle istituzioni»
«Sulla prevenzione della violenza maschile verso le donne credo ci sia poco impegno da parte di tutte le istituzioni di ogni ordine e grado»
«Sulla prevenzione della violenza maschile verso le donne credo ci sia poco impegno da parte di tutte le istituzioni di ogni ordine e grado»
COSENZA – Donne unite per una società più giusta ed equa. Il Manifesto femminista e transfemminista contro la violenza di genere si propone di essere un’alleanza contro ogni forma di oppressione. Per prevenire il fenomeno, sostenendo l’uguaglianza. Il Centro Antiviolenza Roberta Lanzino con la presidente Roberta Attanasio, oggi pomeriggio alle 16:30 ha incontrato la città di Cosenza nella sede de La Base in via Macallè per discutere del documento presentato stamattina da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, Action Aid, Non Una di Meno, BeFree, Conferenza Nazionale Donne Democratiche, UDI Bologna, Educare alle Differenze. All’incontro erano presenti l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Cosenza Veronica Buffone e la consigliera comunale di maggioranza Alessandra Bresciani.
Cosenza ha realtà che sostengono le donne aiutandole a essere economicamente autonome, con ospitalità e progetti dedicati. Antonella Veltri, presidente della rete nazionale dei Centri Antiviolenza D.i.Re e socia fondatrice del Centro Antiviolenza Roberta Lanzino da Cosenza ha oggi ribadito la necessità di maggiori interventi da parte delle istituzioni. «Il Manifesto Femminista e Transfemminista – spiega Veltri – si compone di 10 punti che abbiamo intenzione di analizzare singolarmente nella nostra città con incontri pubblici. I centri antiviolenza hanno il dovere di sollecitare una lettura corretta del fenomeno che non è un’emergenza, ma ha radici ben profonde e radicate. Sulla prevenzione della violenza maschile verso le donne credo ci sia poco impegno da parte di tutte le istituzioni di ogni ordine e grado. Allo stato attuale sui femminicidi non c’è un’organicità nella raccolta dei dati. Conoscerli è importante perché dietro ogni numero c’è una donna che ha perso la vita. Serve per capire chi e quando ha sbagliato perché spesso la vittima non solo ha chiesto aiuto, ma era seguita dai servizi sociali, si era già rivolta ai carabinieri, alla Procura, aveva dato misura della pericolosità del maltrattante, ma non è seguito un intervento adeguato da parte di chi aveva il dovere di intervenire».
Roberta Attanasio, presidente Centro Antiviolenza Roberta Lanzino, ha precisato che «il cambiamento va costruito. A partire dalle scuole fino ai luoghi di lavoro e ai Tribunali. C è ancora tanto da fare, ma da quando 37 anni fa il CAV Lanzino ha iniziato ad operare il cambiamento è percepibile. Esiste oggi un’apertura diversa anche da parte delle forze dell’ordine e della stessa collettività. Basti pensare che all’epoca non si parlava di stalking, era semplicemente un innamorato che non si rassegnava e veniva a picchiare alla porta perché voleva parlare. Notiamo che nelle scuole i ragazzi hanno voglia di parlare, serve ascoltarli e confrontarsi per un’azione di prevenzione lungimirante».
Nessuna politica è efficace se non riconosce la complessità delle violenze di genere. E che la violenza maschile sulle donne, non è responsabilità delle donne. «La violenza – si legge sul Manifesto – non è un fatto privato, ma un problema strutturale, radicato nel patriarcato e nelle disuguaglianze di potere tra uomini e donne». Un documento nel quale sono riconosciute «le differenze territoriali, economiche e sociali, garantendo l’esigibilità dei diritti soprattutto alle donne migranti, alle razzializzate, e alle donne con disabilità, che assumono molteplici livelli di violenza e discriminazioni». Auspicando «un ribaltamento strutturale delle relazioni economiche, sociali e culturali su cui si fonda la società» sono chiamate a raccolta «le donne e le soggettività che riconoscono la natura e l’origine della violenza nella disparità di potere tra uomini e donne. Una rivoluzione delle relazioni, per trasformare il mondo e costruire libertà per tutte le donne e tutte le soggettività». L’obiettivo è aprire un dialogo e tessere un’alleanza tra donne, tra tutte le persone e le realtà che riconoscono la violenza di genere come violazione dei diritti umani, per costruire insieme una società libera, giusta e fondata sull’uguaglianza.
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