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Maxi sequestro da 2 milioni a un nucleo familiare. Anche una villa con piscina e campo da padel

Maxi sequestro DIA

ASTI – Maxi sequestro da circa 2 milioni di euro ad Asti nei confronti della famiglia di Emanuele Lo Porto, 65enne pregiudicato ritenuto vicino a esponenti della ’ndrangheta attivi in Piemonte.  La Direzione investigativa antimafia, insieme ai carabinieri del comando provinciale di Asti, ha eseguito un decreto di confisca di prevenzione emesso dal tribunale di Torino nei confronti del nucleo familiare. Il provvedimento colpisce il patrimonio riconducibile al nucleo familiare del 65enne Emanuele Lo Porto (attualmente detenuto nel carcere di Vercelli) e altre persone riconducibili alla sua famiglia.

Maxi sequestro da 2 milioni: anche 15 immobili

Il provvedimento, disposto su proposta del direttore della Dia, riguarda 15 immobili, due compendi aziendali, quote societarie e diversi rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, ritenuto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. L’uomo, già coinvolto e condannato in inchieste per usura, estorsione e tentato omicidio, è stato anche sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di permanenza nel Comune di Asti per cinque anni, misura che sarà applicata al termine della pena attualmente in esecuzione. L’operazione rientra nell’attività di coordinamento tra la Direzione distrettuale antimafia, la Dia di Torino e i carabinieri di Asti, mirata a contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata attraverso il sequestro e la confisca dei patrimoni di origine illecita.

‘ndrangheta  in Piemonte: la misura di prevenzione

Sequestrati un immobile intestato alla moglie, una villa con piscina e campo da padel sempre intestata alla moglie, un secondo immobile di proprietà della figlia, un immobile intestato ad altri due figli, sette terreni agricoli intestati alla moglie. Ed ancora quote azionarie e intero compendio aziendale di un’impresa di demolizione di via Guerra ad Asti (inclusi due capannoni industriali, terreno e tre autoveicoli), di proprietà della figlia, ventisei rapporti finanziari (conti correnti, titoli e fondi d’investimento) intestati ai figli e ai conviventi delle figlie.  L’azione si inserisce nell’ambito delle attività di contrasto al crimine organizzato di tipo mafioso, in particolare alle infiltrazioni della ’ndrangheta sul territorio piemontese.

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