Calabria
Naufragio a Cutro e soccorsi, polemiche sui ritardi nel soccorso
CROTONE – Perchè non è partita l’operazione di soccorso? A questa domanda si tenta di rispondere nelle ultime ore, quando sono arrivate a 67 le vittime, e al centro ci sono Frontex e Guardia Costiera e il nodo riguarda le decisioni prese dalle autorità italiane fra la serata di sabato 25 febbraio e le prime ore di domenica 26. Secondo quanto emerso un piccolo aereo di Frontez, l’agenzia di frontiera dell’Unione Europea, segnala alle 22.30 di sabato la presenza del peschereccio a circa 70 chilometri dalle coste calabresi. Essendo un’agenzia che si occupa principalmente di sicurezza, Frontex è in contatto con le forze dell’ordine italiane (Carabinieri e Guardia di Finanza). L’avviso arriva dunque alle forze dell’ordine italiane, e solo per conoscenza anche alla Guardia Costiera italiana.
Frontex avrebbe segnalato un barcone «con una persona sul ponte e possibili altre persone sottocoperta, nessun giubbotto di salvataggio visibile, buona navigabilità a 6 nodi, nessuna persona in acqua […]. Il sistema di monitoraggio satellitare di Eagle 1 rileva una telefonata partita dalla barca verso la Turchia, i portelloni di bordo aperti e una significativa risposta termica», cioè una ingente presenza di persone osservate con le telecamere a rilevazione termica. Il problema è stabilire quando una barca è in difficoltà anche se un’imbarcazione piena verosimilmente di migranti, in mare aperto, senza tracce di giubbotti di salvataggio, dovrebbe essere considerata in difficoltà e quindi bisognosa di essere soccorsa.
Dopo la segnalazione sabato sera di Frontex, si decide di avviare un’operazione di sicurezza, e non di soccorso di eventuali persone in difficoltà (SAR, Search And Rescue). Vengono quindi inviate incontro al peschereccio due imbarcazioni della Guardia di Finanza, e non la Guardia Costiera. La stessa Guardia di Finanza ha spiegato che la loro operazione deve essere di intercettazione ovvero rivolta a fermare l’imbarcazione e bloccare eventuali scafisti e trafficanti, più che a soccorrere le persone che si trovavano a bordo. “Le operazioni le conduce la Gdf finchè non diventano Sar” ha spiegato il Comandante della capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi.
Per la Guardia costiera dunque, che è dotata di motovedette che possono intervenire anche con mare forza 8, “domenica il mare era forza 4, e a loro non è giunto nessun allarme. C’è un’inchiesta della Procura ma non riguarda noi, riguarda in generale l’andamento dei fatti. Se e quando saremo chiamati a dare la nostra versione, atti alla mano, brogliacci di telefonate, comunicazioni che ci sono state, noi riferiremo. Per ora non ci è stato chiesto materiale né siamo stati convocati”.
“C’è tutta un’altro genere di attività in questo caso in corso da parte dell’autorità giudiziaria e di polizia e quindi questa cosa ormai verrà fatta sicuramente ma prossimamente. Una segnalazione nostra di distress 24 ore prima? Non mi risulta si trattasse di distress”.
Il comandante Aloi spiega ancora: “Crediamo di avere operato anche in questo caso secondo le nostre regole d’ingaggio. Ci dispiace soltanto leggere sui giornali che non abbiamo fatto il soccorso. Comprendiamo che ne puoi salvare 100 mila ma poi è quell’unico ragazzino o bambino o famiglia che non riesci a salvare che fa sembrare inutile il tuo lavoro. Non si tratta di burocrazia e di qualunque esperienza si può fare tesoro. Vedremo alla fine delle indagini che non sono solo penali ma anche interne e amministrative. Sono provato umanamente ma professionalmente sono a posto”.
Alle 4.10 al 112 arriva una telefonata da un numero internazionale, in inglese, nel quale si chiede aiuto. La chiamata arriva dall’imbarcazione che si trova a meno di centro metri dalla costa di Steccato di Cutro ma quando arrivano i carabinieri sul posto la situazione è gravissima. Militari che si gettano in acqua in divisa e riescono a salvare cinque migranti. Ma davanti ai loro occhi ci sono corpi ovunque.
La mail di Frontex
La mail parte dal quartier generale dell’Agenzia a Varsavia sabato 25 febbraio alle 23.03 ed ha come destinatario ‘Icc Rome‘, vale a dire l’International coordination center’ di Frontex in Italia che si trova a Pratica di Mare ed è un organismo interforze. Per conoscenza, la mail viene inviata anche ad altri 26 indirizzi, tra i quali quello dell’ Italian maritime rescue coordination centre (Imrcc) e alla centrale operativa della Guardia di Finanza.
La mail dice che alle 21.26 di sabato l’aereo Eagle1 individua una imbarcazione con motore entrobordo di colore “irriconoscibile” che navigava alle coordinate ’38°23’02” N’ di latitudine e ‘017°34’07” E’ di longitudine ad una velocità di 6 nodi. Quanto al numero di persone a bordo, il documento indica “uno nel ponte superiore” e “possibili altre persone sotto coperta”. Nella mail ci sono poi una serie di informazioni addizionali: la “gallegiabilità” dell’imbarcazione è “buona“, non ci sono persone in mare e “non è visibile” la presenza di giubbotti di salvataggio. Infine, i piloti dell’aereo segnalano che grazie al sistema di monitoraggio satellitare è stata rilevata “una chiamata satellitare dall’imbarcazione alla Turchia“. L’ultima indicazione che viene data da Frontex è che è stata rilevata dai “portelli aperti a prua una significativa risposta termica“. Poi l’Agenzia allega tre immagini, una con la posizione e due dell’imbarcazione.
Salvini: «da giornali insulti contro Guardia costiera e fango su di me. Ci tuteleremo»
“Non una parola contro i veri responsabili della strage (cioè i trafficanti di esseri umani), ma insulti e fango contro la Guardia Costiera e il sottoscritto. Trovo vergognoso che i giornali di sinistra scarichino le colpe sulle donne e gli uomini in divisa, oltretutto in un momento delicato di minacce anarchiche alle istituzioni. Sono abituato alle menzogne contro di me, ma non accetto infamie su chi da sempre, tra enormi sforzi e sacrifici, salva vite umane”. Così il vicepremier e ministro Matteo Salvini. “Aiutare chi è in difficoltà non è una scelta ma un dovere: è folle e gravemente offensivo immaginare che qualcuno abbia voluto far morire delle persone. Solidarietà ai 10.200 donne e uomini della Guardia Costiera. Ci tuteleremo nelle sedi opportune”.



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