COSENZA – “Siamo decisamente allarmati dalla lettura del testo di decreto legislativo sugli appalti licenziato il 31 marzo dal Consiglio dei Ministri, che scarica sui Sindaci il potere – dovere di bandire gare di appalto per le opere pubbliche solo oltre i 5,3 milioni di euro e di procedere ad affidamenti diretti fino a 150 mila euro per le gare limitate a imprese di fiducia dell’ente”. A riferirlo in una nota i consiglieri comunali Bianca Rende e Francesco Luberto.
Se consideriamo che la gran parte dei 150 Comuni di cui Cosenza è capoluogo (al nono posto in Italia per numero di Comuni) sono al di sotto dei 3 mila e 5 mila abitanti e non godono di personale tecnico adeguato e che in Calabria già si ritorcono contro i Sindaci minacce e attentati tra i più alti d’Italia e che sempre la Calabria già riveste il triste primato di scioglimento per mafia dei Consigli comunali, capiamo il rischio insito nella nuovo articolato per i sindaci del Mezzogiorno ed in particolare per quelli della nostra provincia.
Ciò tanto più prevedendo che questo sistema, in nome di un fasullo decisionismo nordista, non schivo dalla corruzione denunciata in proposito dall’Autorità anticorruzione, costringerebbe anche e soprattutto gli imprenditori edili a un rapporto di sudditanza coi Comuni in cui operano e violerebbe comunque il principio di concorrenza leale.
Ecco perché sarebbe opportuno e fortemente auspicabile, per come già fatto per altre ragioni da alcuni sindacati, che l’Anci nazionale e regionale manifestassero al Ministro dell’Interno e alla Commissione interparlamentare antimafia il proprio parere contrario al nuovo testo sugli appalti che esporrebbe i 150 benemeriti Sindaci della provincia a rischiose e gravose responsabilità per l’attuale carenza di personale organico afferente.
