Vittime due fratelli, all’epoca dei fatti di 15 e 13 anni. imputati una madre ed una figlia condannati a cinque anni e “il fruitore” condannato a sette anni
BISIGNANO (CS) – Intorno alle 11 di questa mattina, la sentenza emessa dal collegio giudicante presieduto dal giudice De Vuono chiude il processo di primo grado che vede la condanna di Francesco Pugliese, difeso dall’avvocato Piergiuseppe Cutrì, accusato di prostituzione minorile a sette anni di carcere e 16 mila euro di multa (l’accusa aveva chiesto una condanna a 5 anni di carcere); le due donne, madre e figlia, M.M. e D.C. accusate di sfruttamento della prostituzione sono state condannate a 5 anni di carcere e 12 mila euro di multa mentre l’accusa ne aveva chiesto 7. Per i tre imputati è stata applicata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale per la durata dell’intera pena e l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, curatela e prestazione di sostegno. Sempre madre e figlia sono state assolte dalla condotta di reclutamento, favoreggiamento organizzazione della prostituzione contestata perchè il fatto non sussiste. I tre imputati sono stati poi condannati al risarcimento del danno parti civili rappresentate dall’avvocato Romano, in sede separata ed una provvisionale per i due minori di diecimila euro ciascuno.
Le prime misure cautelari scattarono il 16 marzo del 2016 con la misura cautelare emessa dal Gip di Catanzaro nei confronti di tre persone, un 51enne, un 28enne e un 36enne, tutti di Bisignano. I fatti risalgono al 2016. I tre indagati avrebbero approfittato di due minorenni, all’epoca di 13 e 15 anni che “vendevano” il loro corpo in quanto non godevano di una buona condizione economica familiare. In particolare, il 15enne, oltre a prostituirsi in prima persona, indirizzava talvolta i suoi clienti dal fratello in cambio di piccole somme di denaro o utilità di scarso valore (ricariche telefoniche, sigarette…). L’inchiesta da Cosenza passò per competenza alla Distrettuale antimafia di Catanzaro per la gravità dei vari reati emersi.
Il 6 maggio dello stesso anno, quindi due mesi dopo l’applicazione delle prime misure cautelari, Il Gip distrettuale firma una nuova ordinanza. Il provvedimento si rese necessario nei confronti di un 80enne di Bisignano, una 45enne ed una 19enne di Cosenza, rispettivamente madre e figlia. L’uomo fu sottoposto ai domiciliari mentre le donne furono sottoposte al divieto di dimora nella regione Calabria. Le accuse andavano dalla “Prostituzione Minorile” all’organizzazione e “Sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di minorenne”. qualche giorno dopo, precisamente il 10 maggio, con provvedimento firmato dal Gip Barbara Saccà, le due donne furono sottoposte a custodia cautelare in carcere perchè la misura di divieto di dimora cambiò in arresto con l’accusa di organizzazione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di minorenne. I provvedimenti scaturirono da una richiesta, avanzata dalla Procura di Catanzaro; l’indagine fu coordinata dal pm Debora Rizza, della Procura di Catanzaro e dall’aggiunto Vincenzo Luberto con la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri. Gli altri imputati patteggiarono la pena. Un processo relativamente breve che oggi ha concluso il primo grado con pesanti condanne
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