Allerta meteo e strage del Raganello, i geologi: “Ignoriamo la tecnologia”

Migliorano le condizioni di salute della piccola investita dalla piena del torrente, mentre i sindaci sottolineano di essere stati abbandonati senza soldi, personale e infrastrutture

 

 

ROMA – E’ fuori dalla prognosi riservata ed è stata trasferita in pediatria la bambina di 9 anni, investita dall’onda di piena del torrente Raganello in Calabria, e ricoverata al Policlinico Gemelli di Roma. “Le condizioni cliniche della bimba ricoverata presso la Terapia Intensiva Pediatrica e Trauma Center Pediatrico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS si sono ulteriormente stabilizzate, permettendo ieri lo scioglimento della prognosi riservata ed il trasferimento presso il reparto di Pediatria“, scrive in un comunicato la struttura ospedaliera che già nei giorni scorsi aveva reso noto il miglioramento delle condizioni della bimba.

 

GEOLOGI

“La recente tragedia del Raganello, al di là di eventuali responsabilità, stimola alcune riflessioni sulle attività di mitigazione del rischio geo-idrologico e sulle procedure di allertamento previste dalla direttiva di Protezione civile, intitolata ‘Sistema di Allertamento regionale per il rischio meteo idrogeologico ed idraulico in Calabria’, approvata e adottata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 535 del 15 novembre 2017″. E’ quanto si afferma in una nota congiunta del presidente dell’Ordine regionale dei Geologi, Alfonso Aliperta, del vicepresidente, Giulio Iovine, ricercatore Cnr-Irpi e di Francesco Arcangelo Violo, segretario del Consiglio Nazionale dei Geologi nella quale si indica, in base alle conoscenze specialistiche, la possibilità di ridefinire le zone di allertamento.

 

COME VIENE STABILITO L’ALLERTA METEO

“In estrema sintesi – è detto nella nota – il sistema di allertamento prevede una fase di tipo previsionale, basata sui risultati di elaborazioni di modelli meteorologici e altri precursori d’evento. In tal modo, vengono stabiliti i livelli d’allertamento (verde, giallo, arancione, rosso) per ciascuna delle 8 ‘zone di allertamento’ in cui è stata suddivisa la Calabria, e di conseguenza le ‘fasi operative minime’ (base, attenzione, pre-allarme, allarme) che devono essere attivate a livello comunale. Tali informazioni vengono comunicate quotidianamente dalla Protezione Civile regionale ai Comuni attraverso il cosiddetto Messaggio di Allertamento Unificato. In caso di evento in corso, sulla base dei dati di pioggia rilevati dalla rete del Centro Funzionale Arpa-Calabria e dei risultati di modellazioni idrologico-idrauliche, vengono inoltre individuati i Comuni per i quali le piogge in corso risultano maggiori di pre-fissati valori di soglia. Per ciascun comune sono state, infatti, stabilite 3 diverse soglie (livello 1, 2, 3).

 

In funzione della soglia superata, viene attivata una specifica Fase Operativa minima (attenzione, pre-allarme o allarme). Tali informazioni vengono comunicate ai singoli comuni interessati nell’ambito della fase di monitoraggio e sorveglianza, attraverso la cosiddetta Comunicazione di superamento soglie”. “In base alle informazioni ricevute – sostengono Aliperta,. Iovine e Violo – i sindaci hanno dunque il compito di attivare la fase operativa più adeguata per affrontare le criticità geo-idrologiche previste o in corso. Ma si può considerare sufficiente l’invio, da parte della Protezione Civile regionale, di messaggi di allertamento unificato o di superamento soglie per zone così vaste? Le conoscenze specialistiche disponibili sulle caratteristiche del territorio regionale consentirebbero un’attenta ridefinizione delle zone di allertamento, tenendo nella dovuta considerazione le peculiarità geo-idrologiche in termini di fenomeni attesi e di possibili effetti al suolo.

 

In tal modo si potrebbero ottenere una delimitazione di zone maggiormente omogenee e di minore estensione. Non disponiamo (ancora) di strumenti adeguati per prevedere simili eventi ma l’opzione del divieto assoluto è chiaramente una soluzione inadeguata per un problema complesso. In conclusione, sono disponibili strumenti di vario tipo, alcuni tecnologicamente avanzati, e sarebbe irresponsabile ignorarli: occorre piuttosto compiere al più presto tutti gli sforzi necessari per implementarli in un moderno sistema di mitigazione, e cercare di percorrere finalmente quell’ultimo miglio che ci separa da un traguardo di civiltà. Di questi argomenti si discuterà a breve, in occasione di un Convegno organizzato dall’Ordine dei Geologi della Calabria, con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Geologi, con il coinvolgimento di Amministratori, Ordini delle professioni tecniche, Università, Centri di ricerca e Protezione Civile”.

 

SINDACO SENZA MEZZI E STRUMENTI: “SARO’ INDAGATO”

“Troppo spesso con il sindaco si fa il tiro al piccione: è facile scaricare le responsabilità sui sindaci. Ci assumiamo le nostre responsabilità che la legge prevede, comprese quelle legate all’essere autorità locale di Protezione Civile, però chiediamo e pretendiamo anche strumenti e mezzi sufficienti per per esercitare appieno queste responsabilità”. A dirlo è stato il presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, sintetizzano il senso dell’incontro convocato stamani a Lamezia Terme insieme al presidente di Upi Calabria Enzo Bruno, per un confronto con i sindaci sulle tematiche in materia di allerta meteo dopo la tragedia che si è consumata nelle gole del Raganello. “Evidenziamo – ha aggiunto Callipo – che il sistema delle allerte così com’é concepito non funziona non è pienamente efficace. Se ogni giorno un sindaco riceve un’allerta gialla, deve avvisare i propri concittadini di evitare tutta una serie di azioni e di bloccare tutta una serie di cose che possono essere a rischio. Probabilmente, se facessimo questo tutti i giorni, alla lunga i cittadini non ci seguirebbero più.

 

L’allerta gialla e arancione, attualmente, prevedono lo stesso tipo di iniziative. Non lo riteniamo corretto perché l’allerta gialla arriva quasi ogni giorno, mentre l’arancione, arriva in occasioni più limitate. E’ una distinzione che deve essere fatta e richiede una modifica normativa che proporremo anche a livello nazionale. Una cosa sono i principi e le leggi che sono pienamente corretti e che possono prevedere il meglio, però, poi, bisogna applicarli”. “Non c’e’ da difendersi ma da mettere in chiaro cosa significhi allerta gialla in un comune dove dal primo agosto al 26 agosto ne abbiamo avuti venti. Io mi auguro si riesca a capire se a monte sia successo qualcosa, ma senza minimamente dare colpe: adesso è il momento di capire lo stato dell’arte e se tutto quello che è successo si poteva o meno prevedere”. A dirlo è stato il sindaco di Civita Alessandro Tocci che stamani ha partecipato alla riunione indetta da Anci ed Upi dopo la tragedia delle gole del Raganello.

 

“Ormai – ha aggiunto – le conseguenze giudiziarie sono già state ben segnate. Mi auguro che ci sia la certezza che le colpe vengano ben identificate. Credo che verrò iscritto nel registro degli indagati. Mi auguro che quelle che sono in questo momento le segnalazioni portino anche la magistratura a fare il proprio dovere, ma a capire che, per quanto riguarda l’allerta meteo, minimamente si poteva prevedere questa calamità naturale. Abbiamo fatto richiesta ufficiale di avere i dati pluviometrici di quel giorno, ma penso che il dato sia che non pioveva. Se pioveva succedeva a sette, otto chilometri, in montagna. La tragedia che ha colpito la mia comunità ed il territorio ha bisogno non di capri espiatori ma di verità ed e’ questo quello che io chiedo”.

 

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI COSENZA

“Oggi – ha sostenuto il presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci – dobbiamo capire il vissuto giornaliero e cercare di capire cosa fare. Deve esserci una solidarietà tra tutte le istituzioni in campo, altrimenti non se ne esce. Ci sono dei deficit, sicuramente in riferimento all’allerta meteo, ma io voglio mettere l’accento su criticità che riguardano sia la viabilità sia l’edilizia scolastica. Noi abbiamo la richiesta di notizie per quanto riguarda gli istituti scolastici. Vi posso assicurare che in base alle nuove normative dello Stato che giustamente ha alzato il livello della sicurezza, quasi tutti gli istituti scolastici italiani, non sono in linea con i nuovi parametri di sicurezza. Allora che facciamo? Scarichiamo sui sindaci e sui presidenti di Provincia le responsabilità? Oppure ci sediamo e capiamo tutti insieme cosa fare e come andare avanti? Sono rispettoso dell’indagine che sta facendo la Procura della Repubblica di Castrovillari ma noi abbiamo il dovere politico di andare a capire come analizziamo i problemi, quali sono i deficit che abbiamo e poi affrontarli tutti insieme”.

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