“Frontiera”, ‘ndrangheta nell’alto tirreno cosentino: 11 condanne per il clan Muto
CATANZARO – La prima sezione penale della Suprema Corte ha reso definitive le condanne per 11 esponenti del clan Muto riguardanti alcuni dei principali capi d’accusa tra cui il narcotraffico. Il processo nasce dall’inchiesta “Frontiera” della Dda di Catanzaro. La procura guidata da Nicola Gratteri era riuscita a ricostruire l’esistenza di una potente cosca di ‘ndrangheta ramificata per tutto il Tirreno, specie nel territorio della provincia di Cosenza.
Annullate con rinvio le condanne pronunciate in Appello per Mara Muto e Andrea Orsino, figlia e genero del boss Franco Muto conosciuto come il “Re del pesce”, che in primo grado (con rito ordinario) era stato condannato a 15 anni e 4 mesi. L’annullamento e quindi il rinvio al giudice di secondo grado per la rideterminazione della pena è legato all’esclusione, da parte della Cassazione, del carattere “armato” dell’associazione. A tenere le redini dell’associazione sarebbe stato Luigi Muto, la cui condanna dovrà essere tra quelle oggetto di rideterminazione in Appello.
Le condanne
Valentino Palermo, 7 anni
Vittorio Reale, 7 anni e 8 mesi
Luigi Sarmiento, 2 anni e 8 mesi
Salvatore Sinicropi, 14 anni e 8 mesi
Carmelo Valente, 14 anni
Giulio Caccamo, 1 anno, sei mesi e 10 giorni
Pietro Calabria, 5 anni e 10 mesi
Sandra Muto, 1 anno e 4 mesi
Gianfranco Di Santo, 7 anni e 6 mesi
Giuseppe Esposito, 5 anni e 8 mesi
Antonietta Galliano, 1 anno e 4 mesi
Dovranno invece essere rideterminate con un nuovo processo di appello le condanne parzialmente annullate con rinvio dalla Cassazione, nei confronti di: Fedele Cipolla, Franco Cipolla, Angelina Corsanto (moglie del boss Franco Muto) , Guido Maccari, Giuseppe Montemurro, Luigi Muto (figlio del capibastone Franco) , Mara Muto (figlia del boss) , Carmine Occhiuzzi, Andrea Orsino, Alfredo Palermo, Alessandro De Pasquale, Antonio Pietramonica.
Il capocosca storico Franco Muto detto “il re del pesce”, condannato a 20 anni di carcere con rito ordinario, comparirà davanti ai giudici di legittimità per il giudizio definitivo nei prossimi mesi con altre decine di imputati.