Un anno senza il Maresciallo Carbone, morto per difendere il nostro mare

"La gente mi diceva “perché non si è fatto gli affari suoi?". Ecco questo è quello che va combattuto con più ferocia: quali sono per un calabrese gli “affari suoi?"
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PAOLA (CS) – E’ il pomeriggio del 17 agosto 2021. Il Maresciallo maggiore dei carabinieri Antonio Carbone, di stanza a Ciriè nel torinese, è in vacanza nella città dove è nato. Si trova sulla spiaggia della sua infanzia insieme alla famiglia e ad alcuni amici quando si accorge che un bagnante ha appena gettato sul bagnasciuga la cicca di una sigaretta. Al suo rimprovero di non sporcare il mare segue la reazione del giovane vicino di ombrellone. Ne nasce una discussione che in pochi minuti degenera e che coinvolge anche la famiglia di un 28enne di Cosenza, che secondo le testimonianze di alcuni bagnanti, avrebbe rivolto, durante il diverbio, pesanti minacce al militare. Antonio si allontana per sedersi sulla sdraio, ma è visibilmente agitato. Di lì a poco il suo cuore cederà. Il militare muore infatti durante il trasporto in ambulanza al vicino ospedale cittadino.

“Morto per futili motivi”

“Quando uscì la notizia– dice oggi al Diario il fratello Vincenzo, ordinario di Fisica all’Unical – ricordo che molti giornali riportavano che la morte di mio fratello sarebbe avvenuta per futili motivi. Questa cosa mi ha fatto male, mi ha ferito profondamente: il motivo , al contrario, è quanto di più nobile ci possa essere ed ha a che fare con la difesa del mare”. Il docente poi confessa di aver combattuto a lungo contro un altro ignobile pregiudizio: “La gente mi diceva “perché non si è fatto gli affari suoi?”. Ecco questo è quello che va combattuto con più ferocia: quali sono per un calabrese gli “affari suoi?”. Mio fratello ha fatto solo il proprio dovere, quando ha chiesto al giovane di non sporcare il mare, stava facendosi esattamente gli affari suoi”.

Il prossimo 3 novembre è prevista l’udienza davanti al Gup che dovrà pronunciarsi riguardo l’accusa di minacce e lesioni come conseguenza di altro reato. Lo scorso gennaio l’amministrazione comunale ha dedicato al maresciallo maggiore una strada che conduce proprio al mare. Ma è davvero così facile diventare eroi in questa terra maledetta? Sul serio basta così poco per avere il proprio nome sulla targa? Antonio Carbone è molto più di ciò che significa essere eroe. E’ un carabiniere anche quando non veste la divisa. E’ un uomo anche quando rimane solo contro tutti a difendere ciò che ama. Con il coraggio di chi fa brillare al sole la proprio coscienza davanti all’inaccettabile superficialità . Sceglie di non voltarsi, anche quando tutti gli altri lo avrebbero fatto.

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