Centrale del Mercure, il territorio si prepara ad una grande mobilitazione

Sindaci, sindacati, rappresentanti di imprese della filiera delle biomasse e lavoratori dell'impianto: «Occhiuto scelga tra la follia ambientalista di Laghi e il destino di 1500 famiglie»

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LAINO BORGO (CS) – Al termine dell’assemblea di ieri, unanime la delusione, la rabbia e la frustrazione di sindaci, organizzazioni sindacali, rappresentanti di imprese della filiera delle biomasse e lavoratori dell’impianto. «Occhiuto scelga tra la follia ambientalista di Laghi e il destino di 1500 famiglie». E’ il messaggio forte e corale che arriva dall’assemblea convocata ieri a Laino Castello per discutere della vertenza che riguarda la centrale del Mercure alla presenza di tutti i sindaci del territorio, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti delle imprese che operano nel settore delle filiera delle biomasse calabresi, i lavoratori dipendenti dell’impianto.

Delusione, rabbia e frustrazione

Sono i sentimenti più diffusi tra tutti i partecipanti anche alla luce delle due audizioni avute in consiglio regionale per condividere – il 20 dicembre 2024 con il presidente Mancuso e poi il 7 gennaio nella corposa audizione nella sesta commissione agricoltura – tutti gli elementi che «potevano e dovevano portare all’approvazione delle proposte di legge di revoca dell’articolo 14 (la Legge Laghi)» scrive ancora il tavolo territoriale.

«Nonostante tutti i dati prodotti dall’osservatorio ambientale, i dati sull’occupazione illustrati dalle associazioni datoriali, nonostante i legali dei comuni e dei consorzi hanno rappresentato tutti i rilievi di incostituzionalità della legge, pur essendo fiduciosi che la commissione potesse licenziare i progetti di legge dei consiglieri De Nisi, Graziano e Gentile e di tutti i consiglieri del gruppo del Partito Democratico, c’è stata la fumata nera perchè è arrivato il diktat del presidente della regione il quale si ostina inopinatamente e incomprensibilmente a dire che la centrale del Mercure va chiusa».

«Nel corso dell’audizione in sesta commissione è venuto fuori poi un altro dato: il ministero dell’Ambiente ha fornito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri tutti gli elementi in cui viene rappresentata l’incostituzionalità di questa norma. Entro il 26 gennaio sicuramente sarà proprio il Consiglio dei Ministri a sollevare di fronte alla corte costituzionale i rilievi di incostituzionalità della norma. Sarebbe bastato questo al presidente Occhiuto per uscire da questa trappola in cui è incuneato e avrebbe potuto dare il via libera a che la norma venisse revocata».

Di fronte a questa ostinazione del governo regionale l’assemblea di ieri ha deciso di preparsi ad una grande mobilitazione per sottolineare che il «territorio si sente offeso da questa presa di posizione dopo che dieci anni fa – grazie ad un accordo tra Ministero dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, le Regioni Calabria e Basilicata, il parco nazionale del Pollino, i comuni dell’area, le organizzazioni sindacali, le imprese e le associazioni di categoria – si era pervenuti ad un accordo che sta rappresentando in tutto il Paese un modello di sviluppo sostenibile che ha dimostrato la grande capacità, in questi dieci anni di funzionamento dell’impianto, di compatibilità tra le esigenze di tutela ambientale e le esigenze di sviluppo economico che hanno dato vita ad una filiera straordinaria nel settore delle biomasse. Chiediamo a tutti i capigruppo consiliari e al presidente Mancuso che le proposte di legge di abrogazione dell’articolo 14 della legge 36 vengano iscritte all’ordine del giorno del prossimo consiglio regionale. Noi siamo fiduciosi che ancora ciò possa accadere».

Nuova convocazione il 15 gennaio a Cosenza

Intanto il territorio con tutte le parti coinvolte si è autoconvocato il 15 gennaio (all’indomani della conferenza dei capigruppo che deciderà l’ordine del giorno del prossimo consiglio regionale) a Cosenza presso la Provincia di Cosenza per una conferenza stampa in cui verranno esplicitati tutti i dettagli di questa intricata vicenda.

Si deve sottolineare, infine, che il documento governativo ha evidenziato che la norma costituisce un’ipotesi di «retroattività impropria, la cui applicazione è limitata alla sola Centrale del Mercure – così come osservato dai Comuni che non a caso hanno sin da subito parlato di norma ad impiantum – tanto da sfociare in un vero e proprio “arbitrio” e dalla quale potrebbero derivare serie richieste di risarcimenti danni milionari da parte dei soggetti che verrebbero lesi da questo provvedimento. Responsabilità e risarcimenti che graverebbero su tutti i cittadini calabresi, ma, in primo luogo, anche sui consiglieri regionali. Un elemento in più – scrive l’assemblea del Mercure – per discernere che scelta fare per salvare la centrale a biomasse del Pollino e i livelli occupazionali del territorio».

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