Cosenza è la provincia calabrese che ha “divorato” più suolo nell’ultimo anno
Il consumo di suolo non si ferma on Italia: 20 ettari ogni 24 ore. In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2023 supera il 5%
COSENZA – Frane, allagamenti, alluvioni: sono tra gli effetti del consumo di suolo che nel nostro Paese, anche se rallentato, continua ad avanzare a ritmi importanti: 20 ettari ogni 24 ore. Un danno naturale immenso ma anche un enorme danno economico che continua nel tempo. È quanto emerge dal “Raapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, pubblicato da SNPA-ISPRA che ha messo in luce un fenomeno che non riguarda solo l’ambiente, ma anche l’economia del Paese:
Anche se la Calabria ha registrato un consumo di suolo inferiore alla media nazionale, l’analisi evidenzia differenze tra le province. In particolare, Cosenza è la provincia calabrese con il maggiore consumo di suolo nell’ultimo anno, mentre Reggio Calabria si colloca tra le aree con il minore incremento. A Cosenza sono quasi 30mila gli ettari di suolo consumato nel 2023 con una percentuale di del 4,40%. Nel 2023 il suolo consumato a Catanzaro è stato di 15.669 ettari, a Crotone di 6.555, a Vibo Valentia di 6.673 e a Reggio Calabria di 18.494 ettari. In totale in Calabria nel 2023 sono stati 76.680 gli ettari di suolo consumato pari al 5,08%.
Consumo del suolo: i comuni calabresi più “voraci”
I comuni dove si è consumato più suolo sono stati Reggio Calabria con 3.401 ettari, Corigliano-Rossano con 2.726, Lamezia Terme (2.386), Catanzaro (2.114 ettari), Crotone (1.530), Rende (1.107), Castrovillari (1.033), Cassano allo Ionio (972), Cosenza (916) e Vibo Valentia con 860 ettari.
La perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, ha avuto un impatto economico stimato tra 7 e 9 miliardi di euro all’anno. E basti pensare che lo scorso anno soltanto la riduzione dell’ “effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, è costata all’Italia 400 milioni di euro. Questa poco confortante fotografia mette in evidenza come complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, e solo in piccola parte compensato dal ripristino di aree naturali. Cambia anche la classifica dei comuni “Risparmia suolo”, quelli in cui le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (Mi) e Massa Fermana (Fm).
Complessivamente nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km quadrati dei quali l’88% su suolo utile; aumenta anche la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km quadrati in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law).
Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi. Ed un allarme arriva anche dall’Ismea: tra abbandoni, cementificazioni e cambi di destinazione sono stati persi, nel 2023, altri 4mila ettari di suolo agricolo, di cui quasi il 10% per impianti fotovoltaici a terra che ha coinvolto poco meno di 400 ettari.
In generale tra le regioni la Valle d’Aosta e la Liguria sono le uniche regioni sotto i 50 ettari di consumo: la Valle d’Aosta, con +17 ettari, è la regione che consuma meno suolo, seguita dalla Liguria (+28) che si contiene al di sotto di 50 ettari. Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521).