TREBISACCE (CS) – Quando si parla di sanità in Calabria si pensa ad un comparto che non fornisce servizi adeguati alle esigenze dei cittadini. A dirlo sono anche i numeri, relativi a Lea e non solo, ma esistono, inoltre, storie che vanno probabilmente prese singolarmente.
Una vicenda certamente particolare, in cui si intreccia sanità e giustizia, è certamente quella dell’ospedale “Chidichimo” di Trebisacce. Tutto parte da una sentenza del Consiglio di Stato nel 2015, che ordinava la riapertura del presidio ospedaliero che era stato chiuso come tanti altri ospedali calabresi. Una storia in cui non sono mancate contestualmente lamentele, dichiarazioni improntate alla soddisfazione per un risultato raggiunto, polemiche e promesse talvolta non mantenute. In effetti l’ospedale non è stato immediatamente riaperto ed i servizi erogati, per tanto tempo, non sono stati quelli richiesti dai cittadini.
È arrivata poi un’altra sentenza di così o di Stato, che prevede la riapertura dell’ospedale come “sede di Pronto Soccorso”. Ovvero una struttura ben diversa dal punto di primo intervento di cui sono dotati, in un modo in un altro, alcuni presidi ospedalieri chiusi e mai riconvertiti del tutto.
Pronto soccorso, infatti, significa anche sale operatorie e personale adeguato ai servizi da offrire. La carenza di personale, va comunque precisato, è un qualcosa che riguarda tutta la sanità calabrese. Per quanto concerne, invece, l’ospedale di Trebisacce, l’ultima puntata della saga può essere divisa in due singoli paragrafi, ovvero la riunione svolta con i vertici dell’ASP di Cosenza nel corso del quale si è parlato della riapertura dello stesso pronto soccorso, delle sale operatorie ed anche del reparto di medicina nel prossimo mese di dicembre, e, dall’altra parte, la presa di posizione di alcuni consiglieri comunali di minoranza, che, in buona sostanza, chiedono garanzie dopo anni in cui si è assistito ad annunci, che poi, non hanno portato a nulla di concreto.