Tornano le Giornate Nazionali dei Castelli, rocche e fortezze aperte: il castello di Rocca Imperiale
Tornano le Giornate Nazionali dei Castelli con visite guidate gratuite e appuntamenti in 20 regioni. Il grande tesoro di storia e architettura composto da castelli, rocche, torri, fortezze e borghi
COSENZA – Sabato 10 e domenica 11 maggio tornano le Giornate Nazionali dei Castelli con visite guidate gratuite e appuntamenti in 20 regioni ma anche visite, conferenze, presentazioni di libri, convegni e trekking culturali. L’evento è organizzato dai volontari dell’Istituto Italiano Castelli in collaborazione con associazioni, comuni e altri enti pubblici per far conoscere e valorizzare questo grande patrimonio culturale.
“Per l’occasione – afferma Michaela Marullo Stagno d’Alcontres, presidente dell’Istituto – sono stati svelati i primi 27 siti che ciascuna sede regionale ha selezionato dopo attente analisi e dopo la consultazione del nostro archivio scientifico che racchiude oltre 20mila architetture”. Le Giornate si affiancano ad altre attività , dai premi di laurea ai seminari fotografici e ai corsi di ricerca scientifica.
I siti, regione per regione
In Abruzzo l’Istituto invita a scoprire il castello Cantelmo, sul colle della Guardiola; il castello aragonese di Bernalda e l’antico Torre a Mare a Metaponto sono aperti alle visite guidate in Basilicata. Rocca Imperiale è protagonista delle attività previste in Calabria: arroccata su una collina con le case scenograficamente disposte a cerchi concentrici, è ben conservata ed è dominata dal suo castello. Costruito in età federiciana, il maniero fu ampliato prima in età angioina, poi, in maniera considerevole, in età Aragonese, nell’ultimo ventennio del XV secolo; nel corso del Cinquecento furono realizzate altre strutture difensive oggi ben visibili. È da poco stato restaurato.
La Campania partecipa alle Giornate con un itinerario sui castelli della valle del Sabato. In Emilia Romagna si visita la Rocca di Meldola e in Friuli i castelli di Gorizia e di Kromberk, a pochi km da Nova Gorica. Il castello di Fumone è aperto alle visite guidate nel Lazio; in Liguria, invece, si scoprono a piedi i borghi di Finale e Noli. In Lombardia protagonista è il castello di Breno e nelle Marche, le mura della città di Ancona. In Molise è aperto alle visite il castello di san Martino in Pensilis, sede della Corsa dei carri; in Piemonte le Giornate celebrano il castello di Mombasiglio, sede del museo Generale Bonaparte. In Puglia porte aperte del palazzo dei Bianchi Dottula di Adelfia e in Sardegna della Fortezza vecchia e della Torre di Serpentara a Villasimius. Il castello normanno svevo di Salemi e quello medievale di Grifeo sono protagonisti in Sicilia mentre in Toscana è previsto un tour a piedi alle torri della Firenze medievale. In Trentino Alto Adige si visita il Castel Sajori ad Ala di Trento; in Umbria si riscopre Castiglione del Lago e in Veneto il forte Rivoli-Wohlgemuth.
Il Castello Svevo di Rocca Imperiale
E’ posto sulla sommità del colle sul quale si estende il centro abitato di Rocca Imperiale, a circa 200 metri sul livello del mare. La fortezza fu fatta costruire da Federico II di Svevia nel 1225 in un luogo di grande importanza militare e strategica: a controllo dell’antica via Appia-Traiana che partendo da Reggio Calabria e costeggiando il mare andava a congiungersi a Brindisi con l’Appia. Inoltre, al principale fine difensivo, Federico unì il compito di dare asilo alla Corte negli spostamenti e nelle partite venatorie alle quali il territorio era adattissimo.
Alla costruzione del castello seguì lo sviluppo del centro abitato. Dopo la morte di Federico II Rocca fu affidata ai Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano da Carlo I d’Angiò, che nel 1271 soggiornò nel castello, accolto dai rocchesi come liberatore. Terminato il dominio angioino, nel 1487, Alfonso II d’Aragona duca di Calabria non si limitò solo a rafforzare la rocca con l’aggiunta di mura di cinta e torri merlate, ma la ampliò in modo da coprire in molte parti il vecchio monumento svevo. Nei due secoli successivi molti furono i feudatari che si avvicendarono nel governo del territorio, costantemente martoriato da incursioni barbaresche. Nel 1664 il castello resse all’attaco dei pirati saraceni che devastarono Rocca, distruggendo l’antica chiesa duecentesca di cui rimane oggi solo il bel campanile romanico con bifore e cornici.
Nel 1717 il feudo passa ai duchi Crivelli ai quali si devono le ultime notevoli alterazioni del maniero, con l’aggiunta delle grandi fabbriche sovrastanti, che resero la fortezza una piccola reggia. Ma, abolito il feudalesimo, l’ultimo signore della famiglia Crivelli, che risiedeva a Napoli, si sbarazzò dei mobili e degli arredi ed attorno al 1835 vendette persino le coperture dei tetti e gli infissi, iniziando così quel periodo di devastazione che negli anni di abbandono ridusse l’enorme mole del castello a cava di materiale edile, soggetta ad ogni sorta di vandalismo. Tale periodo di abbandono è oggi finalmente concluso grazie ai lavori di restauro, che sono ancora in corso, fortemente voluti da parte dell’Amministrazione Comunale.