Estate in provincia di Cosenza, 10 suggestivi itinerari sconosciuti (FOTO)
Dal Pollino al Savuto le perle cosentine tra cascate, natura selvaggia e borghi medioevali a pochi chilometri dalla città
COSENZA – Le bellezze calabresi stupiscono anche gli autoctoni. Diversi gli itinerari sconosciuti poco distanti dalla città di Cosenza. Centinaia le aziende cosentine che lavorano con il turismo, poco supportate dalla Regione Calabria che non ha permesso di sviluppare il settore come avrebbe meritato. La colpa, a detta da chi vi opera, «non è della politica, ma dell’inadeguatezza di funzionari e dirigenti inamovibili che bloccano pratiche che dovrebbero essere portate a termine in tempi celeri e invece sono trattate con insipienza». Inefficienza compensata dal basso da professionisti, giovani e meno giovani, preparati e appassionati che ogni giorno si spendono per promuovere con competenza il proprio territorio. L’idea è di contaminare l’entroterra dal turismo di massa che popola la costa proponendo percorsi tra i più disparati. Per vivere al meglio ed in totale sicurezza tali percorsi è sempre consigliabile fare riferimento ad una guida ambientale escursionistica (QUI L’ELENCO), esperti capaci di far cogliere a pieno la storia, la filosofia, l’antropologia e la geografia dei luoghi.
MORANO CALABRO
Tra i percorsi turistici meno battuti vi è il sentiero Italia. Percorrendolo, nel tratto di Coloreto, si incontra l’antico rudere di un monastero agostiniano fondato dall’eremita Fra Bernardo da Rogliano con delle sorgenti e una cascata molto caratteristica. Ubicato sulla strada che portava i pellegrini al santuario della Madonna del Pollino sino alla vetta del monte. Luoghi raccontati dallo scrittore scozzese Norman Douglas in Old Calabria. Sito facilmente raggiungibile, ma poco frequentato. Alcune delle opere d’arte che erano nel convento furono realizzate da Pietro Bernini e sono ora conservate nelle chiese di Morano.
LAINO CASTELLO
Paese fantasma in minima parte ristrutturato è raggiungibile anche da un sentiero lungo il fiume Lao noto per le diverse attività escursionistiche e sportive dalla canoa al rafting. Un percorso che dal Tirreno, quindi dalla vallata di Orsomarso e di Scalea, portava nell’entroterra. Attraversando il sentiero da Laino Castello a Laino Borgo si arriva ad un antico lavatoio a poca distanza dal Santuario delle Cappelle, un’oasi nel verde. Quest’ultimo rappresenta un monte sacro con dei dipinti raffiguranti i luoghi la Terra Santa di Palestina realizzati da un pellegrino di Laino al ritorno dalle Crociate. Si tratta di piccole e particolari cappelle, alcune visitabili solo strisciando a terra. Una tradizione dei circuiti dei monti sacri, molto diffusa in Piemonte, alla base della quale era l’idea che facendo il giro della montagna si arrivava a vedere i luoghi di Cristo: Betlemme, Gerusalemme, ecc.
SARACENA
Porta di accesso ad uno scrigno naturalistico che è la Valle dell’Argentino che parte dalle montagne dell’Orsomarso ed è riconosciuta a livello internazionale come un’area wilderness, ovvero di natura selvaggia dove l’uomo è scomparso da quasi un secolo. Ci sono tracce e presenza di lupi, caprioli, gatti selvatici, lontre, di tutta la fauna classica appenninica calabrese. Un ambiente ideale per gli amanti della natura, per chi vuole ammirare un tramonto mozzafiato sul Tirreno, chi vuole ascoltare il tambureggiare di un picchio o chi cerca le tracce di un lupo per sentirne l’ululato. Da non perdere anche la parte bassa di Saracena dove sorge l’antica città Vetere, di cui restano pochi ruderi, e da dove percorrendo il sentiero lastricato lungo il fiume si arriva al borgo abitato con architettura di influenza araba, passando per il convento dei Cappuccini dove di recente è stato trovato il famoso affresco L’Ultima Cena attualmente oggetto di studi. Consigliata una sosta al Piano del Novacco per visitare l’area che ospita due faggi monumentali che hanno un’età di circa 400 anni e i pini loricati simbolo del Parco Nazionale del Pollino il più vecchio dei quali vive ad alta quota ed ha 1.230 anni, una specie che in Europa cresce solo in questa zona e nei Balcani.
CAMPOTENESE
Meglio nota come la Provenza d’Italia ospita il colorato Parco della Lavanda. Si tratta di un luogo con 50 varietà di lavanda che in estate raggiunge la massima fioritura regalando uno spettacolo unico. All’interno del giardino botanico attraverso gli odori e i colori si può apprezzare e imparare quali siano e a cosa servano le piante officinali, apprendere la tecnica di riproduzione delle piante per talea, dell’essiccazione, della distillazione fino alla creazione di saponi, candele e gessetti profumati.
SAN GIOVANNI IN FIORE
Nell’altopiano silano il Monte Carlo Magno offre un incantevole scenario per gli amanti della montagna con scorci che ricordano i paesaggi alpini. Un luogo ideale per rinfrescarsi all’aria aperta lontano dalle più affollate località turistiche silane. In inverno, il Comune di San Giovanni in Fiore informa che rappresenta “il luogo scelto per le gare e gli allenamenti dai campioni di sci locali che si occupano anche di tracciare e battere gli anelli e che hanno fatto dello sci di fondo uno degli sport più praticati e amati del centro silano”.
SCIGLIANO
Ponte del Diavolo (detto anche di Annibale o Sant’Angelo), di costruzione romana, è tra i più antichi d’Italia. Risalente al II secolo avanti Cristo è alto 11 metri, fu edificato solo con l’uso di tufo calcareo rosso e faceva parte dell’antica via Popilia. Al suo fianco sorge una piccola Cappella dedicata a Sant’Angelo che si narra sconfisse il diavolo sul ponte il quale reagì colpendo con un calcio la struttura lesionandola. Poco distante vi sono le cascate del Cannavino corsi d’acqua balneabili dove è possibile trascorrere piacevoli giornate indisturbati.
ROGLIANO
Una sosta alla Tenuta Bocchineri di Rogliano permette di fare una simpatica esperienza all’interno della casa sull’albero immersa nel verde a diretto contatto con la natura. La particolare struttura ricettiva ospita anche il Piccolo Museo della Civiltà Contadina con gli utensili degli antichi mestieri. Nei giardini è possibile ammirare una fontana ricavata nel tronco di un castagno secolare con un abbeveratoio scolpito a mano. Presenti anche percorsi escursionistici lungo il fiume Lara che portano ad uno chalet considerato rifugio dei briganti.
PALUDI
Il Parco Archeologico Castiglione di Paludi è raggiungibile da Campana dove è possibile ammirare i famosi elefanti di pietra attraversando così la provincia dalla Sila verso il mare. Un centro abitato abbandonato da oltre due millenni, alla fine del III secolo avanti Cristo al termine della Seconda Guerra Punica con un’importante necropoli. Gli studiosi sono al lavoro per stabilire se fosse una roccaforte brettia o una città greca fondata dal re dell’Epiro Alessandro Il Molosso. Concordi i pareri sull’esistenza del teatro, dell’agorà, delle mura con le torri e della Porta che rappresentano uno dei più conservati esempi di architettura di età ellenistica dell’Italia Meridionale, immerso in un ambiente naturale ancora incontaminato che aumenta il fascino dei resti archeologici.
CASSANO ALLO JONIO
Grotte di Sant’Angelo tra le meno conosciute della Calabria, ma dal fascino indescrivibile. Una vera e propria meraviglia della natura nel centro storico di Cassano allo Ionio, fanno parte del complesso delle 28 grotte cassanesi. Il tracciato attualmente percorribile è un incantevole viaggio nel neolitico tra stalattiti e stalagmiti alla scoperta della storia delle rocce tra le più datate della Calabria. Oltre alla visita guidata è possibile anche addentrarsi negli anfratti grazie a tour speleologici organizzati. L’unico abitante delle grotte è un microscopico gambero cieco. La calcificazione dei minerali all’interno di quella che in passato fu anche adibita a miniera regala ai visitatori uno spettacolo unico dalle bizzarre forme.
PIETRAFITTA
Dalla periferia rurale della città di Cosenza, il quartiere Borgo Partenope, è possibile seguire il cammino di Gioacchino da Fiore
lungo circa 8 chilometri e raggiungere Pietrafitta. Si arriva così a San Martino di Canale, luogo simbolo della storia medievale calabrese, dove morì l’abate Gioacchino da Fiore. Il Santuario è da poco stato restaurato e restituito alla collettività, mentre le sue origini si perdono nella notte dei tempi prima ancora di essere abitato nel X secolo da un gruppo di eremiti che fuggirono all’arrivo dei saraceni.