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“L’Europa lo vuole, l’Italia è in ritardo di 40 anni”: Salvini attacca sui ritardi del Ponte

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ROMA – Il No al Ponte sullo Stretto da parte della Corte dei Conti a causa di tre violazioni non demoralizza Matteo Salvini. «La gara c’è stata, è stata fatta. È ovviamente collegata ai costi del 2025. Ma i costi dei materiali, dell’acciaio, del cemento, dell’energia non sono i costi di 10 anni fa. Questo non perché è cambiato il progetto, ma perché è cambiato il mondo. Non è cambiato strutturalmente il progetto, che anzi migliora e migliorerà ulteriormente. Sono cambiati i costi dei materiali, dell’energia, delle materie prime. Rifare un’altra gara significa dire di no al ponte. L’obiettivo è aprire il cantieri nel 2026», dichiara il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.

L’intervento al convegno “Connessioni Mediterranee”

Il ministro, in videocollegamento con il convegno “Connessioni Mediterranee – Nuovo bilancio europeo porti, ponte e politiche per il Sud”, organizzato nell’ambito del Festival Euromediterraneo dell’Economia e dal quotidiano L’Altravoce, in corso a Reggio Calabria, ha poi evidenziato:

«Abbiamo 230 miliardi di euro di opere pubbliche finanziate e cantierate in Italia, 22 miliardi in Calabria, 22 miliardi in Sicilia. Il ponte, come manufatto, è meno della metà dell’investimento totale dei 13 miliardi e mezzo. Stiamo parlando di 5 o 6 miliardi a fronte di più di 200 miliardi di opere pubbliche aperte in Italia, e Calabria e Sicilia da sole fanno 45 miliardi».

Eurolink e partner internazionali: “Non è una lotteria”

«Ricordo ai no di professione che nella cordata Eurolink, che ha vinto una gara e non è stata estratta al Lotto, ci sono partner giapponesi, spagnoli, danesi, c’è il project management americano, c’è il monitore ambientale francese. Ci sono le migliori teste, le migliori aziende, le migliori energie che costruiscono ponti in tutto il mondo».

Lo ha ribadito Salvini nel suo intervento, spiegando che la squadra tecnica è impegnata a rispondere alle obiezioni della Corte dei Conti, sempre nel rispetto delle normative italiane ed europee.

“Collaboriamo con Commissione Europea e Corte dei Conti”

«Sul ponte stiamo facendo quello che abbiamo fatto per 3 anni. Stiamo lavorando, studiando, ragionando. Sia ieri che l’altro ieri ho fatto due riunioni prolungate con i tecnici del ministero e coi giuristi. Ho incontrato il dottor Salini. Stiamo lavorando per rispondere alle obiezioni della Corte dei Conti. Ovviamente, nel merito tecnico, non vogliamo pensare che ci sia un pregiudizio ideologico, perché la Corte dei Conti valuta la legittimità degli atti».

Salvini ha aggiunto che il confronto con la Commissione Europea è costante e proseguirà nelle prossime settimane per sistemare gli atti richiesti.

«Sono convinto che riusciremo, dopo decenni — addirittura dopo 160 anni dal primo progetto — ad aprire questi benedetti cantieri».

“Il ponte serve”: tempi, costi, lavoro

«Sul fatto che il ponte serva, mi sembra che anche chi ha più in antipatia Salvini non possa negarlo.
Se oggi un treno merci ci mette 180 minuti e con il ponte ce ne metterà 15; se invece di un passaggio auto da 42 euro ne spenderà meno di 10; se invece di aspettare 4 ore d’estate con il motore acceso, inquinando, ci si metterà 12 minuti… è chiaro che serve. E se si creeranno 120.000 unità di lavoro durante la costruzione e durante la gestione, 120.000 posti di lavoro sono meglio di un pugno in un occhio».

Atti, norme e dialogo con l’Europa

«Furbate non ne facciamo. Abbiamo seguito tutte le norme e convinceremo tutti coloro che stanno eccependo, del fatto che si sta rispettando la legge italiana, la legge europea. Parleremo direttamente con tutte le istituzioni europee e conto che al prossimo convegno parleremo di come sono avviati i lavori».

Il ruolo dell’Europa e il corridoio Berlino–Palermo

«Che il ponte sia opera strategica è stato riconosciuto da tutti. E la stessa Europa, dagli anni ’80, inserisce il ponte nei corridoi strategici che l’Europa ci chiede. A quelli che dicono che l’Europa non vuole il ponte, dico che l’Europa è irritata con l’Italia perché dopo 40 anni non abbiamo ancora fatto il Ponte sullo Stretto, infrastruttura che rappresenta la chiusura del corridoio europeo Berlino–Palermo».

Nuovi incontri tecnici e tavoli istituzionali

«Lunedì ci sarà una riunione tecnica con tutti i ministeri a Palazzo Chigi. Io sto incontrando anche docenti universitari e giuristi di primo livello che, per passione e gratuitamente, stanno dando il loro contributo per proseguire questo cammino.
Entro una settimana saprò essere più preciso su quali saranno i passaggi tecnici. La settimana prossima sarò a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo dei trasporti, dove incontrerò il commissario dei trasporti Apostolos Tzitzikostas, che è un amico del gruppo delle infrastrutture del ponte e a me.
Non è il ponte di Salvini, chiariamo questo».

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