Calabria
ACCORDO SANITA'
Sanità, l’accordo anti-fuga tra Calabria ed Emilia Romagna: stop ai ‘viaggi della speranza’
Firmata un’intesa sulla sanità tra Occhiuto e l’Emilia Romagna per ridurre la mobilità dei pazienti calabresi e valorizzare le eccellenze pubbliche: ecco cosa prevede l’accordo
COSENZA – Ridurre la mobilità sanitaria dei cittadini calabresi e rafforzare la qualità delle prestazioni offerte dal sistema sanitario regionale. Sono questi gli obiettivi principali dell’accordo firmato dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, con la Regione Emilia Romagna, un’intesa che mira a governare meglio i flussi di pazienti e a valorizzare le attività di eccellenza delle strutture pubbliche. Secondo il documento, la Calabria – per anni penalizzata dal commissariamento e da una riduzione del 24% del personale sanitario – ha oggi una maggiore capacità di risposta grazie all’inversione del trend iniziata nel 2022. Da qui la necessità di costruire accordi più solidi con le regioni che tradizionalmente accolgono cittadini calabresi in cura.
Cosa prevede l’accordo Calabria–Emilia Romagna
L’intesa regola le prestazioni sanitarie erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale, sia ambulatoriali che ospedaliere, messe a disposizione dalle strutture pubbliche e private accreditate delle due regioni.
Al suo interno vengono fissati:
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tetti economici annuali per ogni livello assistenziale
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limiti specifici per particolari branche mediche
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impegni per ridurre il flusso di pazienti fuori regione
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obblighi organizzativi per professionisti e strutture private
Le due regioni si impegnano inoltre a non autorizzare attività libero-professionale intramoenia allargata o extramoenia dei professionisti nella regione partner, un provvedimento volto a impedire fughe di personale e a riequilibrare l’offerta sanitaria.
Le strutture private, inoltre, dovranno comunicare ogni attività svolta dai loro professionisti nell’altra regione.
Obiettivo: ridurre i “viaggi della speranza”
Uno dei punti centrali dell’accordo è la volontà condivisa di ridurre la mobilità sanitaria passiva, soprattutto dalla Calabria verso l’Emilia Romagna.
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La Calabria si impegna a potenziare la propria offerta sanitaria pubblica, approfittando della fase di uscita dal commissariamento.
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L’Emilia Romagna, invece, indirizzerà i pazienti calabresi che arrivano per una prima valutazione verso le strutture della loro regione, quando clinicamente possibile.
Si tratta di un cambio di paradigma pensato per limitare i cosiddetti “viaggi della speranza”, spesso causati da carenze strutturali e organizzative del passato.
I tetti di spesa fissati dall’accordo
1. Ricoveri ospedalieri
Calabria
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400.000 euro per ricoveri in strutture pubbliche
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350.000 euro per ricoveri in strutture private
Emilia Romagna
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11.500.000 euro per ricoveri in strutture pubbliche
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9.100.000 euro per ricoveri in strutture private
2. Specialistica ambulatoriale
Per alcune prestazioni non sono previsti tetti:
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chemioterapia
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radioterapia
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medicina nucleare
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dialisi
Per tutte le altre attività ambulatoriali, i limiti sono:
Calabria
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53.500 euro per strutture pubbliche
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26.300 euro per strutture private
Emilia Romagna
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2.601.200 euro per strutture pubbliche
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216.100 euro per strutture private
L’accordo permette inoltre di introdurre tetti specifici per singole branche, qualora si registrino flussi anomali o difficili da governare.
Perché l’accordo è considerato strategico
L’intesa arriva in un momento cruciale per la Calabria, impegnata in un forte percorso di riorganizzazione e rilancio del sistema sanitario regionale. Governare meglio i flussi, trattenere i pazienti sul territorio e valorizzare le eccellenze locali rappresentano passi fondamentali per:
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ridurre i costi della mobilità sanitaria passiva
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migliorare la qualità delle cure
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rafforzare la fiducia dei cittadini nelle strutture calabresi
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rendere più efficiente l’intero sistema sanitario
Il problema dell’emigrazione sanitaria: numeri e impatto
Un fenomeno strutturale
L’emigrazione sanitaria è una piaga per la sanità calabrese. Secondo il Rapporto Osservasalute 2023, ben il 25,75% dei residenti calabresi si sposta fuori regione per curarsi, uno degli indici di fuga (cioè la percentuale di pazienti che “scappa” per cure altrove) più alti tra le regioni italiane. Questo significa che circa un paziente su quattro in Calabria non trova in regione le prestazioni sanitarie di cui ha bisogno, un dato che evidenzia gravi criticità strutturali nel sistema sanitario locale.
Costi economici pesanti
La mobilità passiva (cioè i pazienti calabresi che vanno fuori regione) ha un forte impatto economico:
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Secondo la Fondazione Gimbe, nel 2022 la Calabria ha speso 304,8 milioni di euro per la mobilità sanitaria.
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Secondo dati più recenti, il saldo economico negativo previsto per la Calabria è di circa 191,9 milioni di euro nel 2023.
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Sempre secondo lo stesso studio di Banca d’Italia, il costo pro capite della mobilità sanitaria in Calabria è tra i più alti d’Italia: circa 104 euro a persona nel 2023.
Questi costi gravano in modo significativo sul bilancio regionale e sottraggono risorse che potrebbero essere investite per potenziare la sanità locale.
Flussi di pazienti e tipologie di cure
I dati dicono anche dove vanno i pazienti calabresi:
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Nel 2023, quasi il 85% dei ricoveri fuori regione dai pazienti calabresi è “diretto” verso tre regioni del Centro-Nord: Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.
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Circa la metà di questi ricoveri si svolge in strutture private al di fuori della Calabria.
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Il bilancio negativo economico della mobilità passiva rappresenta circa il 5% del finanziamento totale del Servizio Sanitario Regionale calabrese.
Inoltre, il fenomeno degli “spostamenti per cure” riguarda anche prestazioni specialistiche: ad esempio, nel 2021 quasi la metà (49,7%) dei pazienti oncologici calabresi che dovrebbero essere curati in regione ha preferito trasferirsi per le cure.
Altri dati critici
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La spesa per emigrazione sanitaria è così elevata che la Calabria figura tra le regioni con saldo passivo significativo, come evidenziato anche da altre fonti regionali.
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Secondo il Corriere della Calabria, nel 2019 la regione ha registrato 53.866 ricoveri fuori regione, con un costo per la Regione di oltre 221 milioni di euro.
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Molti di questi viaggi della speranza riguardano reparti ad alta specializzazione: chirurgia generale, ortopedia, ostetricia, oncologia



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