Il prete che inneggia alla violenza e incita all’aggressione fomentando cinque uomini contro due ragazze. E 20 persone che restano a guardare senza difendere le due povere vittime.
COSENZA – Valeria Castellano, 34 anni, nata a Cosenza, diventata da qualche tempo una delle inviate della trasmissione “Le Iene” di Italia 1, racconta sul suo profilo Facebook l’aggressione subita durante le riprese per un servizio, proprio in un paesino della sua Calabria. L’aggressione sarebbe avvenuta in un piccolo centro della provincia di Cosenza: “Eravamo in un paese per intervistare un prete – scrive la giovane Iena – e dopo l’intervista, che abbiamo realizzato nel privato di una stanza, lontano da sguardi indiscreti, per tutelare la reputazione della persona coinvolta, della quale non avremmo mandato in onda nè il nome nè altri riferimenti personali, all’uscita dalla chiesa, si sono presentati i familiari del parroco e alcuni parrocchiani che si sono scagliati contro di noi”.
Valeria racconta come cinque persone, tutti uomini si siano scagliati contro di loro, due ragazze prendendole a calci, pugni, schiaffi; il tutto sotto minaccia e allo scopo di sottrarre loro la telecamera; il tutto mentre il prete inneggia alla violenza: “Veniamo buttate a terra, in quel momento qualcuno mi strappa la borsa e la porta via. Io non so con quale forza, ma io e la mia collega, Giulia Mascaro, siamo riuscite a proteggere l’attrezzatura. Non senza contusioni. Giulia si ritrova un labbro rotto, a seguito di un pugno in faccia da un omone tanto grosso quanto cafone, e la mano sanguinante. Io mi ritrovo le mani nere e livide, oltre a diverse contusioni alla testa e alla schiena”.
Tra i particolari più vergognosi della vicenda c’è anche quello degli ‘spettatori‘; una ventina di persone “completamente passive – spiega la giornalista – di fronte alle nostre suppliche quando da terra chiedevamo di smetterla. Il prete anziché fermare le bestie, inveiva contro di noi aiutandoli a strappare la cinepresa. Soltanto, l’intervento dei carabinieri ha evitato il peggio ed il suono della sirena ha allontanato il branco. Dopo ore di caserma, due denunce, il deposito delle riprese come prova dell’agguato, la nostra giornata è finita. Non era l’immagine che avrei voluto dare della mia terra, ma se questa è… allora non posso fare altro che testimoniare l’inciviltà e sperare di cambiare qualcosa”. Il servizio sarà trasmesso alla ripresa della trasmissione televisiva prevista a febbraio.