Arcidiocesi Cosenza, protesta per le nuove nomine anche da Campora: “Non trasferite Don Andrea”

Dopo Rose anche la parrocchia di S.Pietro in Campora San Giovanni si rivolge alla nostra redazione per lanciare un appello contro le nomine dei nuovi parroci da parte di mons. Checchinato

AMANTEA (CS) – In questi giorni le nomine dei nuovi parroci per ordine del Vescovo di dell’Arcidiocesi Cosenza-Bisignano, Monsignor Checchinato, sta suscitando diverse polemiche tra i parrocchiani del comprensorio. Dopo l’appello dei giovani fedeli di Rose per Don Claudio Albanito, anche i parrocchiani della parrocchia di S. Pietro in Campora S. Giovanni si rivolgono alla nostra redazione per esprimere tutta la “preoccupazione” e il “disorientamento” per il trasferimento del loro Don Andrea.

“Siamo famiglie e parrocchiani della parrocchia S. Pietro in Campora S. Giovanni. Ci rivolgiamo a voi con grande preoccupazione e disorientamento riguardo alla decisione del vescovo Mons. Checchinato di trasferire Don Andrea dalla nostra parrocchia a quella di S. Giuseppe a Cosenza. Dopo solo tre anni di servizio instancabile e profondamente significativo, la notizia del suo trasferimento ci ha colpiti come un fulmine a ciel sereno.

Don Andrea non è stato solo un parroco per noi. E’ stato una presenza costante e rassicurante in ogni aspetto della nostra vita comunitaria. Con lui siamo ripartiti dopo il Covid. Immediatamente lo abbiamo visto ogni giorno all’ingresso delle scuole a salutare e conoscere le famiglie, i nostri bambini e ragazzi. Ogni giorno per 1 anno intero, e a chi chiedeva il perchè la risposta era chiara: “se per paura del Covid non entrano in chiesa vado io incontro a loro”. La sua dedizione si è manifestata in innumerevoli modi, dimostrando un impegno che va ben oltre le aspettative di un sacerdote. La sua visita nelle scuole, anche l’anno scorso e quest’anno, è stato continuo. Il rapporto di fiducia con studenti, professori e preside, ha fatto una differenza reale per molti ragazzi che lottavano con varie difficoltà, come ad es. bullismo e isolamento.

Se ciò non bastasse ogni domenica, li invitava alla colazione al bar vicino la chiesa prima della messa delle 11.00. Quel momento non era solo un pasto, ma un’opportunità per costruire legami e ascoltare le necessità di chiunque volesse partecipare. Sempre presente per le strade e in piazza, pronto a rispondere ai bisogni non solo dei fedeli, ma anche dei cittadini. Si, diciamo cittadini, perchè durante il periodo dell’ipotesi scissione con il comune di Amantea lui, vedendo come all’interno di Campora intere famiglie si mettevano l’una contro l’altra, ha ribadito il concetto che deve stare al centro di una comunità e che è la comunione, l’unione, lo stare l’uno al fianco dell’altro anche se con idee diverse.

Anche le associazioni locali in lui hanno trovato dialogo, riferimento e coinvolgimento. Non è mai mancato alle iniziative del paese dimostrando un impegno autentico verso ogni angolo della nostra comunità. Sembrerebbe scontato scrivere che in parrocchia la sua presenza all’Azione Cattolica e all’Oratorio era continua, ma poco scontato esserci dopo le liturgie, nei momenti di svago, per questo ha creato spazi vitali per i giovani come l’oratorio, offrendo loro un ambiente sicuro e accogliente. Come dimenticare il rilancio della festa patronale, arricchendola di eventi quotidiani, rispetto ai soli 3 giorni fatti da sempre (1-2-3 settembre), e riprendendo la processione a mare di San Francesco del 25 agosto da S. Lucido al nostro porto, un evento che rischiava di cadere nel dimenticatoio.

Forse in Curia non lo sanno, e noi vogliamo rendere noto questo con una menzione speciale. Il suo coraggio nel combattere contro spacciatori e mala vita, proteggendo i nostri figli, affrontando rischi personali e minacce. Come dimenticare quella testa di Gesù bambino staccata e messa davanti la porta di casa sua, e altre tristi vicende. Bisogna dirla tutta, don Andrea ha saputo costruire ponti e aprire dialoghi anche nei momenti più difficili, diventando un punto di riferimento imprescindibile per molti. Il suo lavoro ha reso la nostra parrocchia un rifugio sicuro e una guida costante, specialmente per i più deboli e i giovani. Questa sua missione molto franca, caritatevole e rivoluzionaria, non è stata compresa da tutti creando in alcuni del malcontento. Ma il detto dice “sbaglia chi non fa nulla, chi fa può sbagliare”. Ci sarebbe tanto da dire sull’operato di questo sacerdote che in quasi 3 anni ha fatto tanto per noi e per i nostri giovani.

Questa lettera non è per intimorire Don Francesco che con rispetto accoglieremo a braccia aperte, ma dopo tutte le lettere che leggiamo sui social da parte di tante comunità di questa nostra diocesi, ci chiediamo se nelle stanze che contano le scelte siano state fatte con criterio e per bene, chiedendo di riflettere su quanto sia stato fondamentale Don Andrea per noi. La sua partenza rappresenta una perdita al momento incolmabile e speriamo sinceramente che il vescovo possa rivedere questa decisione, mantenendo il nostro PICCOLODON (così come si fa chiamare sui social) con noi per un po’ più di tempo”.

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