Cetraro, “Frontiera”: rideterminata la pena per Agostino Iacovo. Sarà chiesta la riparazione per la lunga detenzione

La Corte di Cassazione ha assolto il 39 dall'accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e lo ha condannato per un solo episodio di spaccio

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ROMA – La Corte di Cassazione, Sesta Sezione Penale, all’esito della pubblica udienza di mercoledì scorso, ha accolto il ricorso proposto dall’Avvocato Cesare Badolato del Foro di Cosenza, nell’interesse del cetrarese Agostino Iacovo, 39 anni, imputato nella Operazione AntimafiaFrontiera” istruita dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro contro il Clan Muto di Cetraro, annullando senza rinvio la sentenza impugnata emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro, Prima Sezione Penale, il 24 aprile 2024, a seguito del giudizio di rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, Seconda Sezione Penale del 15 settembre 2022, rideterminando la pena finale in anni 4 di reclusione ed euro 18 mila di multa, sostituendo la pena accessoria della interdizione perpetua dai pubblici uffici con quella della interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque, revocando la pena dell’interdizione legale.

Iacovo Agostino, inizialmente, era stato arrestato, imputato e condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nonché un episodio di spaccio di tali sostanze ad una pena di anni 10 e mesi 2 di reclusione ed una serie di pene accessorie. In seguito, la Corte di Cassazione, dichiarò inammissibili quasi tutti i ricorsi degli imputati, escluso quello presentato dallo Iacovo, che venne accolto ed annullata con rinvio la condanna per il grave delitto associativo ascrittogli e per la rideterminazione della pena in relazione all’unico episodio di spaccio contestato.

La Corte di Appello di Catanzaro, Prima Sezione Penale, il 24 aprile 2024, aveva assolto Iacovo dall’imputazione associativa non essendoci alcuna prova a suo carico oltre a quelle già ritenute insufficienti dalla Corte di Cassazione costituite dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia cosentino e rideterminava la pena inflitta in anni 5 di reclusione ed euro 20 mila di multa, così determinata tenuto conto dell’aumento per la continuazione, oltre alle pene accessorie. Ma, nel caso di specie, non vi era alcuna “continuazione” atteso che il fatto per cui si procedeva era un solo episodio di spaccio di stupefacenti. Pertanto, l’Avv. Badolato, il 18 giugno 2024, proponeva nuovamente ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza impugnata perché erronea in quanto la pena era stata determinata, tenuto conto di una pluralità di condotte penalmente rilevanti, in realtà insussistenti, per cui non poteva applicarsi alcun aumento per la continuazione.

La Corte di Cassazione, Sesta Sezione Penale, ha ritenuto fondato il ricorso e, per l’effetto, ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata emessa nei confronti del cetrarese Agostino Iacovo, provvedendo direttamente alla rideterminazione della pena e delle pene accessorie che erano state irrogate, revocando quella dell’interdizione legale. Chiuso definitivamente il processo penale, presso la Corte di Appello di Catanzaro, si aprirà quello contro il Ministero dell’Economia e delle Finanze per la riparazione per l’ingiusta detenzione subita. Infatti, il cetrarese Iacovo, ha espiato, in custodia cautelare, una pena di gran lunga superiore a quella irrogatagli in via definitiva, essendo stato ristretto in carcere per alcuni anni e poi sottoposto per altri anni agli arresti domiciliari.

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