I fratellini di Paola maltrattati. Marziale: «un quadro orrorifico. Vissuti nella giungla dell’indifferenza»
il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale «viene da pensare ad atteggiamenti figli della paura o dell’indifferenza che pervade la triste epoca dataci da vivere»
COSENZA – «Mentre la magistratura e le autorità inquirenti svolgono le proprie indagini, la società è tenuta ad interrogarsi e nessuno può dirsi escluso da un’introspezione responsabile». È quanto dichiara il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, a proposito dei fratellini maltrattati nel cosentino. «Il quadro che sta verosimilmente emergendo è aberrante con un patrigno che maschera le proprie frustrazioni dietro il paravento di una “educazione rigida, ma necessaria”, ed una nonna naturale che approva e diviene complice. Fratture, lesioni, bruciature di sigaretta, morsi, costituiscono nell’insieme un quadro orrorifico, che ci consegna la crudeltà abbattutasi su due inermi piccolini«.
Per il Garante: «Botte, strattoni e percosse lasciano segni, che a quanto pare nessuno, prima dei medici è riuscito a vedere. Oltre la nonna complice, emerge la figura della madre silente. Bruttissima società quella dove una madre tace sul dolore dei propri figli, della carne della sua carne. Una madre dovrebbe essere disposta a tutto pur di salvaguardare i propri cuccioli da abusi. E, sembrerebbe che i bambini abbiano vissuto nella giungla, giacché nessuno, ma proprio nessun occhio adulto abbia mai anche solo intuito qualcosa».
«Viene da pensare ad atteggiamenti figli della paura o dell’indifferenza – specifica, senza perifrasi, Marziale – che pervade la triste epoca dataci da vivere. Ed è su questo che siamo tenuti a riflettere. Ed è questo che spiega perché le istituzioni sentano la necessità di dotarsi della figura del Garante dei minorenni, quando tutti gli adulti, nessuno escluso, saremmo tenuti ad esserlo. Una siffatta società non ha molto da dire, se non chiudersi nel perimetro della propria coscienza e battersi il petto fino a farsi male. A tutti è riconosciuto il diritto a dimostrare la propria innocenza fino a prova contraria – conclude il Garante – ed anche ai protagonisti di questa deprecabile vicenda, ma davanti all’accertamento di responsabilità, chi è tenuto ad applicare le leggi, valuti prima le sofferenze dei bambini e solo dopo le attenuanti ai colpevoli».
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