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Tre giorni e due notti all’ingresso dell’A3, ma non si arrendono

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COSENZA – Stanchi, ma determinati. Non intendono cessare la protesta i lavoratori in mobilità in presidio permanente sulla rotonda d’accesso alla Salerno-Reggio Calabria.

Da due notti dormono all’aperto, da tre giorni trascorrono le ore all’ingresso dell’A3 urlando la propria rabbia. La rabbia di chi sopravvivve con moglie, figli e una mobilità da 300 euro al mese che non arriva. Avanzano cinque mesi di sussidi. L’Inps dice di non aver l’autorizzazione per il pagamento, la Regione li ignora, mentre i sindacati hanno scelto di trattare con Scopelliti. L’unica strada possibile per far valere i diritti dei circa 7mila lavoratori in mobilità per i manifestanti è continuare il presidio. Ad oltranza. Finchè non arriveranno risposte certe. Oppure bloccheranno tutto. Non scherzano, non intendono mollare la presa. Ripetono di ‘non aver nulla da perdere’. Oliverio ha ricevuto una delegazione di manifestanti ieri offrendo la propria solidarietà ai padri di famiglia e alle donne che subiscono quotidianamente sulla propria pelle gli effetti dei ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Dalla Regione intanto pare che non sia pervenuta alcun tipo di risposta. E’ evidente che per la giunta Scopelliti il tavolo sull’emergenza lavoro in Calabria può attendere. Vi sono altre priorità. Sul lavoro la politica di PD con o senza ‘L’, appare attenta solo in campagna elettorale. Ma i calabresi, purtroppo, hanno la memoria corta.

 

“La notte appena passata – scrive in una nota uno dei lavoratori in presidio permanente – ha visto i lavoratori cosentini in mobilità, svegli a protestare, a presidiare il posto per fare pressioni su questa classe politica di… , questo Stato che ha perso di vista i più deboli. Lavoratori che aspettano da mesi e mesi i vari sussidi che gli spettano, che attendono da mesi i vari assegni per mobilità che, puntualmente, non arrivano mai. E intanto sono là, non tutti a dire il vero, perché qualcuno è convinto ancora che protestare complichi la situazione, e allora costoro stanno a casa facendo morire prima loro stessi e poi questa Terra. Lavoratori in mobilità senza un soldo in questo 2013; i più fortunati, infatti, sono riusciti ad avere i primi tre mesi di mobilità pagata, i primi tre mesi e poi nulla più. E questi oggi noi li definiamo fortunati, pensate come siamo messi. Siamo al collasso e intanto a Cosenza gli eroi lavoratori lottano ancora, non dormono a casa, prendono il freddo, anche se a volte sembrano dei combattenti solitari, abbandonati da tutto e tutti. Vanno avanti con la forza della disperazione, la forza oltre ogni cosa. Lo Stato italiano li obbliga a vivere ai margini, perché senza lavoro, soldi, vivi cosi: ai margini del domani. Uomini con famiglia, uomini con sogni giusti e “reali”: come mandare avanti una famiglia, magari l’Università per i propri figli. Nessuno dà risposte a questi lavoratori, nessuno parla, anche i politici si nascondono, dicono: “Possiamo fare poco noi”. Ma nessuno di loro che protesta insieme ai lavoratori, che li aiuta a fare pressioni ai “poteri forti”, che li aiuta a tenere svegli i media, le testate giornalistiche, le radio; nessuno, e dico nessuno! che alzi la voce e dica basta a questo schifo. Poi fra due anni le elezioni regionali e li vedrai tutti quanti strisciare per un voto di miseria, e con le loro promesse, fregheranno ancora una volta il popolo calabrese! Continueremo a raccontare di questa battaglia dei lavoratori cosentini in mobilità, continueremo a diffondere la protesta, le loro ragioni. Ancora quante notti dovranno fare queste persone fuori per vedere affermati i loro diritti?”.

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