COSENZA – In più di un’occasione ho avuto modo di colloquiare con Franco e Matilde, i genitori di Roberta Lanzino, la ragazza che a 19 anni, trova la morte in una giornata che invece doveva essere di spensieratezza con una famiglia come tante, che si sposta dalla città al mare per trascorrere un periodo di vacanza. Siamo a luglio del 1988. Lei va avanti da sola, col suo motorino percorrendo la vecchia strada che conduce a Falconara. Roberta, ragazza solare, studentessa universitaria, troverà la morte su quella strada dell’Appennino paolano, dopo essere stata violentata. La storia giudiziaria di questo orrendo crimine è fatta di approssimazione, depistaggio, lupara bianca, testimonianze fasulle ed omicidi. La cronaca di questi 24 anni è infatti ricca di avvenimenti contrastanti. Oggi, emerge, forse quella che sarà la verità. Ad uccidere Roberta non sono stati i Frangella che inizialmente sono stati processati per il delitto e nemmeno rampolli di quella “Cosenza Bene”, che lo avrebbero fatto per mero diversivo. Gli atti processuali di questi giorni portano ad altri. Una verità che si affaccia, grazie sicuramente alla giustizia che, questa volta almeno non si è “macchiata” di una condanna ad innocenti. Soprattutto una verità che viene fuori dalla costanza di Franco e Matilde un papà ed una mamma che hanno speso la loro vita, 24 anni, tenendo sempre alta l’attenzione sull’omicidio e la violenza della figlia ma, facendolo con compostezza e, soprattutto aiutando gli altri, tutte quelle “Roberta”che non hanno famiglia, papà o mamma, quelle “Roberta” violentate quotidianamente nel corpo e nello spirito. Quelle “Roberta” che hanno il volto della povertà e della disperazione. Franco e Matilde non sono stati genitori disperati, anzi, come lui stesso dice, “abbiamo deciso di agire, con mia moglie, perché Roberta non morisse ancora nel silenzio, ma potesse aiutare gli altri come aveva sempre fatto.” Nasce la fondazione: “un segnale forte di come il dolore può trasformarsi in speranza”. Oggi, forse, arriva la giustizia degli uomini ma loro, quotidianamente ormai cercano giustizia non solo per Roberta ma per tutte quelle ragazze vittime di violenza, che ospitano nelle loro strutture. E’ Roberta è sempre lì, con papà Franco e mamma Matilde ad accogliere chi come lei è vittima ma, attenzione, l’insegnamento è quello di non restare vittima…….. perché Roberta, nonostante le coltellate e quella spallina in bocca, continua a gridare….
Caso Lanzino: giustizia è fatta?
