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Il 2 novembre al cimitero visitiamo anche i morti di questa società malata

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Chi erano Paolo 28 e Simone 21 anni? Uno si è suicidato a Cosenza lanciandosi dal quinto e l’altro a Roma dall’undicesimo piano.

Chi sono invece Francesca e Maria (i nomi sono di fantasia ma il fatto vero) 14 e 15 anni “prostitute” a Roma”? Chi sono ancora Titti e Lucia (anche qui i nomi sono fantasia ma i fatti reali), violentati in tenerissima età, chi sono i loro “orchi”? Chi sono quelle maestre ed educatrici che picchiano i bambini agli asilo nido, quei medici che “uccidono”, quegli infermieri che maltrattano, quei genitori che vendono i figli e quei figli che massacrano i loro genitori… chi sono? L’elenco potrebbe essere lungo ma, una domanda sorge spontanea prima di proseguire questo orribile elenco: “ma chi sono i punti di riferimento reali di queste persone, i loro idoli, chi emulano, a chi fanno riferimento? Chi sono le loro famiglie, chi appaga i loro bisogni, chi parla con loro dei problemi che hanno, con chi condividono questo estremo disagio? Ed ancora chi è il loro parroco, la loro chiesa di riferimento…. C’è qualcuno che ad un certo punto guarda in faccia queste persone e le ascolta? Come fa una mamma a non accorgersi che la figlia è violentata da quattro anni dal patrigno o che si prostituisce a soli 14 anni? Bhe forse è meglio fermarsi e riflettere, guardare in faccia le persone che incontriamo invece di dare da mangiare ai tamagotchi (sorta di animaletto virtuale) ed inviare messaggi ad “amici” anch’essi virtuali, magari solo per sentirci adulati od anche, probabilmente per una “scappatella” giudicata “innocente”. Così facendo però quello che ci scappa di mano è la nostra realtà di fronte alla quale piangeremo, dopodomani al cimitero, davanti alla lapide del figlio o, attraverso le sbarre di una cella con le lacrime del “pentimento”…E’ solo l’espressione di questa nostra società malata, distratta dal virtuale per scappare ai disagi quotidiani? Per fortuna c’è chi ancora crede che i problemi devono essere affrontati guardandosi negli occhi, ascoltare i figli al rientro da scuola per valorizzare i loro traguardi e incoraggiarli di fronte al problema. Mi viene in mente un mio amico che, per richiamare anche questa attenzione al reale, nel periodo di quaresima siede a tavola con i figli a “televisione spenta” e, naturalmente senza altre “macchinette” o qualcun altro che proibisce i telefonini mentre si pranza o si cena…. E’ assurdo ma è così: per poter parlare in famiglia bisogna saper trovare un “metodo” .

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