ROMA – Il fratello di Simona Riso, Nicola, ha escluso categoricamente la possibilità di un abuso o una violenza nel passato di sua sorella.
Resta ancora avvolta nel mistero dunque, la morte della 28enne calabrese, trovata agonizzante nel cortile della sua abitazione romana in via Urbisaglia 9, lo scorso 30 ottobre, poi morta all’ospedale San Giovanni dopo aver detto di essere stata violentata. Nicola Riso, 35enne, che vive e lavora nella Capitale, ha parlato di “sciacallaggio” ed affermato che la notizia è priva di verità aggiungendo che “chi l’ha messa in giro ha sbagliato, perché si parla di un contesto familiare senza conoscere i fatti”.
Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Attilio Pisani stanno cercando di ricostruire il passato psichiatrico-terapeutico di Simona, per caprire se quella frase pronunciata ai medici del 118 e la sua morte possano essere collegati ad un abuso subito in passato. Gli inquirenti, comunque, sono intenzionati ad ascoltare familiari in Calabria.
Nel corso delle indagini sarebbe spuntato un superstestimone che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere al corrente di una presunta violenza sessuale subita da Simona quando era ancora piccola, alla quale nessuno però, pare abbia voluto credere. Chi conosceva le abitudini di Simona, dall’aspetto esile e con una fragilità emotiva tanto evidente ha dichiarato che quel terrazzo all’ultimo piano del condominio era il suo rifugio dove lei trascorreva molte ore da sola. Al momento il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani, resta aperto per omicidio ma non è escluso che nell’ambito dello stesso procedimento si possano avviare approfondimenti sulla presunta violenza sessuale.
