Sulla pagina Facebook della Pro Loco di Sangineto, è apparsa una lettera di ‘replica’ al servizio andato in onda domenica sera nel corso della trasmissione di Italia 1, Le Iene, curato dalla giornalista Nina Palmieri. Una lettera che però, presenta secondo chi ha seguito il caso, alcune inesattezze.
SANGINETO (CS) – La lettera si rivolge alla “Gentile dott.ssa Palmieri” a replica di quanto contenuto nel servizio andato in onda lo scorso 23 ottobre: “Non ci stiamo a far passare un’immagine di noi sanginetesi che non fotografa l’intera realtà del paese ma solo una brutta istantanea. Non ci stiamo a passare per una comunità di violenti ed omertosi che difende i quattro ragazzi che hanno ucciso “Angelo” o che si è barricata in casa il giorno della manifestazione del 21 lugli. Vogliamo provare a ricostruire i fatti… Lei sa quante persone abitano il centro storico? Circa 300 composte in gran parte da anziani. Il fenomeno dello spopolamento dei borghi, l’emigrazione giovanile le possiamo assicurare che lo viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle. Le finestre chiuse riprese nei vari video non sono tali perché la gente ha paura di mostrarsi, di parlare… molte di quelle finestre sono chiuse perché non ci abita più nessuno”.
Eppure sono molti i manifestanti che quel giorno, arrivati da tutta la regione e non solo, hanno notato immediatamente e dichiarato di aver visto persone, a luglio e pertanto nel pieno della stagione estiva, chiudere le finestre al passaggio del corteo.
La lettera prosegue: “Affermare che il 21 luglio la comunità non fosse presente non corrisponde al vero. I manifestanti hanno trovato parte della popolazione, la casa comunale aperta con viveri e servizi igienici a disposizione visto che in quella data non era ancora aperto il bar della piazzetta. Le dico di più – prosegue la lettera di replica a firma della Pro Loco – all’ingresso del municipio così come all’ingresso del paese, due striscioni “condannavano ogni forma di violenza”. Ogni forma di violenza sia quella nei confronti degli esseri indifesi……sia quella mediatica che stava subendo un’intera collettività già da un mese“.
– In pratica nella replica si tenta di giustificare l’assenza dei cittadini ‘dentro’ il corteo con l’offerta dei servizi igienici e di acqua fresca e che la popolazione anzichè partecipare, sollevare il cosiddetto ‘urlo di Angelo’ ha affisso due striscioni. Eppure i giovani a Sangineto ci sono, e alcuni sono amici di quei 4 ragazzi e forse sono gli stessi che, nel servizio delle Iene, si sono trincerati in un tipico atteggiamento da bulli.
Questa la parte della lettera forse più importante e veritiera, e assolutamente da condannare per l’entità delle conseguenze: “Dalla pubblicazione del video dell’uccisione di Angelo, infatti, sono cominciati sui social network gli insulti ai sanginetesi: “siete tutti merde, incivili, meritate di fare le stessa fine del cane, le mamme del borgo sono solo capaci di partorire assassini” e molti altri. E ancora, i sanginetesi con il cognome Bonanata o Liparoto, il Sindaco, il parroco hanno cominciato a ricevere lettere anonime di minaccia o telefonate anonime cariche di insulti senza citare i commenti “benevoli” che hanno cominciato ad intasare i profili delle associazioni tra le quali la nostra. Basterebbe chiedere al sanginetese omonimo del padre di uno dei quattro ragazzi quante telefonate ha ricevuto nel cuore della notte, quante volte si è sentito chiamare assassino lasciando immaginare gli insulti riservati alla moglie“.
– Un atteggiamento da condannare aspramente e che non ha nulla a che vedere con la ‘sete’ di giustizia, quello delle minacce e delle parole offensive.
“Questo è stato il bigliettino da visita che ha preceduto la manifestazione del 21 luglio” è scritto ancora nella lettera della Pro Loco. Va ricordato però che il sindaco, l’avvocato Michele Guardia, nei momenti successivi al fatto ha definito “bravi ragazzi che hanno solo commesso un errore” i quattro assassini, e che ovviamente l’opinione pubblica si è rivoltata. E’ altrettanto ovvio però che non si possono e devono giustificare le minacce di ritorsioni e le offese.
E poi la pro loco nella lettera cita il video (che Quicosenza ha pubblicato – CLICCA QUI): “Da ultimo è stato girato dagli abitanti del borgo un video a difesa degli animali ma questo naturalmente la rete lo ha ignorato. E’ comprensibile quindi che per una Comunità di poche anime, in genere tranquilla e composta in cui tutti conoscono tutti, finire in un “tritacarne” del genere ha esasperato e continua ad esasperare il clima e gli animi“.
– Quicosenza quel video non l’ha ignorato, ma è evidente che la presa di posizione della popolazione sanginetese non è stata credibile a partire dall’inizio. La partecipazione alla condanna unanime a quel vile gesto non è stata molto incisiva e questo va riconosciuto. E’ altrettanto certo che non tutta la comunità di Sangineto abbia difeso quei quattro mostri, ma ci sono persone che lo hanno fatto e continuano a farlo.
Infine la lettera termina con l’auspicio che la giustizia faccia il suo corso: “Ribadiamo che non siamo né giudici né carnefici. Abbiamo chiesto e continueremo a chiedere con forza che le Istituzioni facciano il loro dovere e che chi ha sbagliato paghi. Non ci sembra che questo sia un atteggiamento né omertoso nè mafioso che di certo non ci appartiene. Anche noi chiediamo Giustizia ossia che la realtà sia valutata in ogni suo aspetto e che emerga per quella che giustamente è poiché le possiamo assicurare che quella descritta nel servizio, per vari motivi e per beffarda combinazione, non ci identifica in alcun modo“.
